Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Referendum separatista Favaro, tutti i presidenti in campo per il «No»
Convegno autonomista al Candiani
MESTRE Separazione, quattro presidenti ed ex presidenti della Municipalità di Favaro dicono No. Ivano Berto, Gabriele Scaramuzza, Ezio Ordigoni e e Marco Bellato hanno visioni totalmente divergenti sulla politica, la destra e la sinistra, la giunta Brugnaro, ma sono d’accordo su un punto: «Alla divisione siamo assolutamente contrari». E con loro sono i presidenti Marghera Gianfranco Bettin e di Chirignago-Zelarino Gianluca Trabucco. Per gli autonomisti, le Municipalità vanno azzerate per risparmiare 56mila euro l’anno.
I presidenti favorevoli sono Vincenzo Conte di Mestre e Danny Carella del Lido. Manca l’outing di Giovanni Andrea Martini, di Venezia. «Io dico andate a votare», taglia corto. Aveva organizzato una conferenza informativa della Municipalità in sala San Leonardo per il 29 ottobre ma il Comune non concederà la sala.
Erano invitati relatori come Salvatore Settis, insigne architetto favorevole alla divisione e altri studiosi. Effetto della legge della Par Condicio, in pieno vigore da tre giorni. «Ma se il sindaco continua a invitare la cittadinanza all’astensione? - chiede Martini – Volevamo la sala non per schierarci ma per informare i cittadini che è bene andare votare». La norma prevede che Comune e Municipalità non possano usare le sedi istituzionali per temi elettorali. I singoli consiglieri possono, pagando di tasca propria e senza le insegne istituzionali, organizzare iniziative per informare, spiegano da Ca’ Farsetti.
Come ha fatto l’intergruppo di Scarpa e Serena, che domani terrà l’incontro al Candiani e il 30 a San Leonardo. «La divisione non porta ad un miglioramento della capacità di governo del territorio – obiettano
La polemica
Sala San Leonardo negata a Martini per lo stop alle iniziative istituzionali
i presidenti di Favaro – La richiesta di indire l’ennesimo referendum è un atto di ostinazione operato dai fautori del Sì». «Inoltre è incredibile che un Comune di soli 260.000 abitanti o poco più, sia costretto a dividersi per poter essere meglio governato». Alcuni di loro spingono per l’astensione, altri dicono di votare No. «Ma tutti siamo per mantenere unite le città di Venezia, da Favaro al Lido, da Pellestrina a Chirignago, da Malcontenta a Dese. E non compiere scelte irreversibili che pagheranno i nostri figli».