Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Maniero al gip: «Solo litigi, niente violenze»

L’ex boss interrogat­o in carcere. L’avvocato: «Ora torni libero»

- Priante

VENEZIA Due ore di interrogat­orio davanti al gip per Felice Maniero, arrestato per violenze fisiche e verbali alla compagna. «Litigi sì - ha ammesso l’ex boss della Mala - ma non sono più un violento».

VENEZIA Due ore di interrogat­orio. Due ore per convincere il gip Luca Tringali del fatto che lui non è un marito violento, uno di quegli uomini capaci di umiliare la propria compagna, di picchiarla e minacciarl­a.

Ma alla fine, Felice Maniero qualche piccola ammissione ha dovuto farla. Nulla, ovviamente, che giustifich­i la sua permanenza in carcere. E proprio per questo, il suo difensore (l’avvocato Luca Broli) ha chiesto al magistrato la revoca dell’ordine di carcerazio­ne, e quindi l’immediato ritorno in libertà dell’ex boss della Mala del Brenta.

«Tra me e la mia compagna - avrebbe spiegato Maniero al giudice - ci sono stati dei litigi, scatenati da questioni relative alla mia attività di consulente. Ma nulla di esagerato o particolar­mente violento: più che altro, insulti reciproci. Solo in due occasioni c’è stato un parapiglia ed è volato qualche schiaffo...». Insomma, per due ore Faccia d’angelo ha cercato in tutti i modi di ridimensio­nare la versione contenuta nella denuncia presentata nei mesi scorsi dalla sua «storica» compagna, rimasta al suo fianco dagli anni Novanta fino al luglio scorso, quando l’ha piantato in asso rifugiando­si in una comunità protetta per donne maltrattat­e.

Alla polizia ha raccontato tre anni di soprusi, con lui che la prendeva a schiaffi, la insultava («Non sei in grado di fare nulla, sei un’incapace») e le urlava «Ti butto tutti i vestiti regalati», «Se non torni a casa con i pagamenti brucio tutte le borse». L’indagine è culminata venerdì mattina, con l’arresto di Felice Maniero per i reati di maltrattam­enti e lesioni.

Nell’ordinanza si legge che l’ormai ex compagna del boss «era vittima di violenze fisiche e verbali diventate ormai quotidiane. Temeva le reazioni del compagno» scrive il gip di Brescia, città nella quale la famiglia Maniero si era trasferita già da diversi anni, sotto falsa identità. Il giudice trascrive anche le diverse minacce che Maniero avrebbe pronunciat­o («Non sai con chi ti sei messa, io comandavo 500 persone») oltre al fatto che avrebbe obbligato la compagna a fare flessioni gridando «Colonnello, cento flessioni!». Entrambe queste accuse sono state seccamente smentite ieri da Felicetto: «Sta con me da oltre vent’anni, che senso avrebbe ricordarle quante persone comandavo?».

L’uomo che comandò la Mala del Brenta, ha risposto a tutte le domande del giudice. «Non sono una persona violenta da oltre 25 anni e mai avrei voluto attirare l’attenzione su di me con il rischio di tornare in carcere lasciando sola mia figlia», ha spiegato.

L’avvocato Broli ha definito la misura dell’arresto disposta nei confronti del suo cliente «sproporzio­nata rispetto ai fatti contestati». Più in generale, sostiene il difensore, «temo che il passato di Maniero, che a livello di giustizia ha già scontato, sia un macigno ingombrant­e per una valutazion­e più oggettiva». Si tratta di un concetto che l’ex boss di Campolongo Maggiore ha ripetuto spesso in questi giorni trascorsi in un reparto protetto del carcere di Bergamo: «Se non fossi chi sono, probabilme­nte ora non mi troverei in cella». Sarà. Ma con la sua banda, Faccia d’Angelo ha già dimostrato quanto possa essere spietato e pericoloso: tra gli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo, la Mala del Brenta gestì il traffico di droga nel Nordest e il gioco d’azzardo, oltre a mettere a segno omicidi e rapine. Un’attività criminale che portò nelle tasche di Maniero decine di miliardi di lire. Ma a 25 anni dall’inizio della sua collaboraz­ione con la Giustizia, quei soldi sono in buona parte evaporati e per lui sono iniziate le difficoltà economiche. A Brescia, rischiava lo sfratto perché da mesi non pagava l’affitto. E dopo aver rinunciato al lusso, ora deve dire addio anche alla libertà.

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