Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Atlantia, Alitalia, Edizione La complicata eredità di Gilberto Benetton
TREVISO (f.n.) Il nodo autostrade, l’accelerazione su Atlantia, la complicata trattativa su Alitalia. Il ritorno di Gianni Mion al timone, tenuto sempre più saldamente, e la questione di trovare un formula di governo stabile alla holding di casa, Edizione, per ora messa in secondo piano di fronte alle molte emergenze da affrontare. Cade in una fase di calma relativa, il primo anniversario della morte di Gilberto Benetton, scomparso un anno fa, a 77 anni, dopo un’improvvisa accelerazione della malattia.
Il braccio di ferro sulle concessioni autostradali è lontano dalla nuova fase di fibrillazione vissuta un mese fa, con le novità sulle perizie «aggiustate» per la sicurezza dei viadotti autostradali, che avevano spinto proprio Edizione a spingere alle dimissioni l’amministratore delegato di Atlantia, Giovani Castellucci. E anche sul dossier intrecciato del salvataggio di Alitalia sono scattati i tempi supplementari per valutare la sostenibilità dello schema di salvataggio, in quello che sarebbe il terzo intervento nel caso dei Benetton, dopo i Capitani coraggiosi ed Etihad.
Eppure l’eredità lasciata dal creatore della holding di casa Benetton resta complicata da sciogliere. Di certo c’è che le redini di Edizione risultano sempre più salde nelle mani di Mion. Il manager di fiducia di Gilberto, richiamato in servizio quasi da presidente part-time con un mandato limitato ad un anno per innescare una formula di governo condivisa per Edizione tra gli esponenti della seconda generazione Alessandro, Sabrina e Christian Benetton, insieme a Franca Bertagnin Benetton - in realtà ha dovuto calarsi rapidamente in un ruolo a tempo pieno, di fronte alle emergenze. Affiancato dal «delfino» Carlo Bertazzo, che da direttore generale che siede con deleghe in cda, oltre ad affiancare Mion anche nel direttorio di Atlantia, si trova ormai in una posizione da amministratore delegato non dichiarato, anche per dare enfasi al ruolo centrale del cda.
Sullo sfondo resta però la
costruzione di un governo e di una prospettiva condivisa da dare ad Edizione, cassaforte con asset del valore di oltre 10 miliardi, da parte dei quattro rami familiari dei Benetton. L’emergenza li ha costretti a serrare i ranghi e a prendere decisioni di rilievo in tempi stretti: dal mancato rinnovo della fiducia a Marco Patuano, prima, alla messa alla porta di Castellucci, poi. Anche per il ruolo di pungolo che si è ritagliato Luciano Benetton. Ma resta sul tavolo da affrontare un lungo ordine del giorno di questioni. A partire dal ridisegno di Atlantia ( sperando che vada a buon fine un compromesso sulle concessioni) come holding pura di partecipazioni rispetto alle sottostanti società operative - Autostrade e Abertis, Telepass e Aeroporti di Roma -, ben distinte, anche nel governo. Indirizzo destinato ad incidere sulla ricerca del nuovo amministratore delegato; di certo niente più plenipotenziari alla Castellucci. A cui potrebbe seguire una fase di apertura del capitale di Atlantia a partner di rilievo.
Nel frattempo il cda della seconda generazione dovrà mettere a fuoco che prospettiva dare ad Edizione. Se svoltare verso una holding di partecipazioni di minoranza, o una quotazione o ricercare un partner di peso. E magari a stabilire se dal governo condiviso potrà emergere un esponente della seconda generazione come guida. Soluzioni da cercare senza fretta. Sapendo che l’interim di Mion può ben andare oltre l’anno.