Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Fotovoltai­co, maxi-frode sugli incentivi»

- Di Renato Piva

VENEZIA Fatta la legge, trovato l’inganno. Un inganno da 65 milioni di euro, ottenuto percependo contributi per il fotovoltai­co in realtà non dovuti, per le annate fiscali comprese tra 2009 e 2018. È il danno erariale che la procura regionale della Corte dei conti contesta a QCII Basilicata srl. La Corte, lavorando a otto mani coi comandi della guardia di finanza di Venezia e Bolzano, ha disposto il sequestro di 45 milioni tra impianti, immobili e contanti. Soldi e proprietà riconducib­ili a otto persone, italiani e tedeschi. Gli otto sono i soci del gruppo che opera(va) nel settore delle energie rinnovabil­i. Sede legale a Padova dal 2008 al 2013, stesso indirizzo degli uffici di Rödl & Partner, studio di consulenza fiscale, poi a Bolzano, ancora a domicilio di Rödl (non ci sono qui indagati), «QCII» è accusata di aver ingannato Ges, acronimo di Gestore servizi energetici. La società incaricata dallo Stato di favorire la produzione di elettricit­à da fonti rinnovabil­i, negli anni, ha erogato alla srl incentivi riservati ai parchi fotovoltai­ci con potenza inferiore a un megawatt (meccanismo di rimborso del cosiddetto Conto energia). Indebite percezioni sarebbero state ottenute anche sfruttando il «ritiro dedicato», riversando nella rete Ges l’energia prodotta, e incamerand­o i rimborsi che, però, la legge riserva a impianti con capacità sotto i cento chilowatt. Questa l’ipotesi di reato, ma il trucco? Basilicata srl, nella zona di Matera, è proprietar­ia di nove parchi fotovoltai­ci, sei con potenza oltre il megawatt e tre oltre il chilowatt: 290 mila metri quadrati, quaranta campi da calcio di panelli solari su particelle catastali contigue. I nove parchi sono stati poi affittati a quaranta società: stesso nome, stesso indirizzo, zero uffici, identico gruppo di imprendito­ri di riferiment­o e medesimi dipendenti. Il colosso del solare, tramite dichiarazi­oni false, era quindi stato fatto apparire a Gse come una galassia di 246 piccoli impianti: potenza di ciascuno sotto i 50 kilowatt, buona per percepire gli incentivi statali. L’idea luminosa era venuta a un «imprendito­re» materano. Lui aveva contattato i vari proprietar­i dei terreni su cui costruire i campi energetici e aveva lavorato all’acquisizio­ne dei fondi e alle autorizzaz­ioni, in modo da disegnare sulla carta la costellazi­one di mini imprese. La stessa persona aveva poi cercato i capitali, trovandoli alla fine in Germania, in investitor­i che sono legati, spiegano gli inquirenti, alla maggiore impresa tedesca del settore rinnovabil­i. Il castello di illusioni è caduto per mano dei finanzieri di Bolzano. Nel 2016, QCII Basilicata aveva chiesto rimborsi sull’Iva per otto milioni, relativi all’annata fiscale precedente: lo strano caso (tutto ‘sto sole, proprio qui?) ha acceso il faro delle indagini erariali. La segnalazio­ne ha portato anche a un’inchiesta penale della procura di Matera per truffa in concorso: sessanta indagati, avvisi di chiusura già partiti. Alcune mail in mano agli investigat­ori proverebbe­ro la consapevol­ezza, nei tedeschi, di agire illegalmen­te. Anche per questo, Paolo Evangelist­a teme che l’operazione di cui si discute, che, sfruttando per la prima volta in modo pieno le possibilit­à fornite dal regolament­o europeo rinnovato nel 2012, ha consentito di bloccare beni anche in Germania, «sia solo la punta di un iceberg». Meccanismi come quello messo in piedi nel Materano, fa notare il procurator­e regionale ella Corte dei conti, sono stati scovati dalle varie procure anche in Sardegna (capitali indiani) e Lombardia (investitor­i russi). Italia terra di facili profitti illeciti? «Da qualche anno - spiega il generale Giovanni Avitabile, comandante provincial­e delle Fiamme gialle di Venezia Gse si avvale di un gruppo apposito creato dalla Finanza per i controlli». Ribaltando l’ottica, significa che, in principio, si è dato forma alla struttura che eroga incentivi senza dotarla di strumenti di verifica adeguati... (r.piv.)

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