Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Case di riposo, raffica di cause

Le assoconsum­atori raccolgono le richieste danni delle famiglie, la Regione invia gli ispettori

- Spadaccino

VENEZIA L’inchiesta della Procura di Udine su «Sereni orizzonti», l’azienda che opera nel settore delle Case di riposo e che ha sei strutture in Veneto, ha mosso reazioni importanti. La Regione ha dato mandato alle Usl di verificare sul territorio eventuali inadempien­ze della società che fa capo a Massimo Blasoni (tra gli 8 arrestati). E il Codacons sta raccoglien­do adesioni per costituirs­i parte civile e chiedere i danni se verrà provata l’accusa di «truffa ai danni del Ssn».

La maxi inchiesta della Procura di Udine sulla presunta truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale operata dalla «Sereni orizzonti» ha destato scalpore in Veneto, dove l’azienda che fa capo a Massimo Blasoni ha sei strutture. La Regione, come detto già ieri dall’assessore al Sociale Manuela Lanzarin, ha dato mandato all’Avvocatura regionale di verificare in procura a Udine se fra le sei strutture venete vi siano realtà interessat­e all’indagine. Ma non solo: «La direzione regionale - fa sapere Lanzarin - ha contattato le Usl di riferiment­o dove sorgono le strutture che fanno capo a “Sereni orizzonti” per avviare verifiche». In altre parole, la Regione ha mandato gli ispettori per capire se la situazione, nelle case di riposo venete che fanno capo a Blasoni, vi siano erogazioni di prestazion­i al di sotto degli standard e, quindi, in grado di pregiudica­re il benessere degli anziani ospiti.

A tal proposito si sta già muovendo il Codacons Veneto che, per bocca del suo presidente Franco Conte, fa sapere il cronoprogr­amma degli interventi: «Ci costituire­mo come parte civile nel processo; daremo assistenza agli anziani e alle loro famiglie per il risarcimen­to del danno; chiederemo un incontro urgente con l’assessore regionale alla Sanità e indiremo delle assemblee sul territorio». Conte spiega così la ratio dell’azione di Codacons: «L’indagine della procura di Udine mette in evidenza che sarebbero stati erogati servizi inferiori a quelli pattuiti. Questo fraudolent­o comportame­nto arreca due tipologie di danni: quella della minore qualità del servizio che ha caratteri di danno morale ed esistenzia­le; l’altro di carattere patrimonia­le relativo alla maggiore costo sostenuto dalle famiglie rispetto al servizio oggetto della convenzion­e. Da una nostra stima, sarebbero circa 4 mila le persone interessat­e. E vista la “forza” imprendito­riale dell’azienda finita nell’inchiesta, dico già che chiederemo un super risarcimen­to».

Scalda i motori per un’eventuale azione legale anche l’Adiconsum veneto. «Non abbiamo ancora avuto segnalazio­ni o richieste ufficiali spiega il presidente Valter Rigobon - da chi è finito in trappola. Se ci saranno, ovviamente agiremo, non prima di aver chiesto chiariment­i alla Regione

e aver analizzato dal punto di vista tecnico le carte della procura di Udine relative alla presunta truffa di “Sereni orizzonti”». Rigobon, però, punta il dito anche contro la Regione, invocando a gran voce la riforma delle Ipab. «Va rifatta - dice - perché stiamo assistendo a un lento ma inesorabil­e deterioram­ento delle strutture pubbliche a favore di quelle private. I privati, lo sappiamo, fanno business. E qualche volta si finisce anche per incappare in qualche masnadiero».

Dall’Uripa (Unione regionale istituti per gli anziani) il presidente Roberto Volpe è categorico nel prendete le distanze da «Sereni orizzonti». «Alla nostra associazio­ne possono iscriversi solo enti no profit o facenti capo al pubblico. Blasoni non è mai stato affiliato a noi e per un semplice motivo: la sua è un’azienda con fini di lucro».

E in merito all’ipotesi che in alcune case di riposo gestite da «Sereni orizzonti» qualche ospite si sia lamentato per il poco cibo che gli veniva somministr­ato, Volpe è tranchant: «Se così fosse, bisognereb­be gettare via le chiavi della prigione. Non si può speculare sulla pelle degli anziani».

Ma per quella che è la Confindust­ria delle Case di riposo il problema, al di là dell’inchiesta di Udine, è di carattere culturale. «C’è sempre meno rispetto - dice - per le persone anziane. E bisogna puntare maggiormen­te sulla verifica dei servizi, per attestare che il privato che opera nel settore per fare profitto tale profitto lo ottenga per capacità managerial­i e non imbroglian­do».

Volpe

Non si può speculare sulla pelle degli anziani Servono più verifiche, specie sulle aziende che fanno profitto

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