Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Sette mesi per tornare a casa nostra»
Mas di Sedico, la famiglia Tormen nell’abitazione che resse anche all’alluvione del 1966
BELLUNO Vaia causò la tracimazione del torrente Cordevole, che distrusse il laboratorio adiacente alla casa della famiglia Tormen. Dopo sette mesi da sfollati, i coniugi sono rientrati.
BELLUNO Una casa, miracolosamente intatta mentre tutto intorno una frana ha portato con sé gli uffici dell’ex impresa di famiglia, è diventata suo malgrado uno dei simboli dei terribili giorni della tempesta Vaia.
Gloria Roni e suo marito Eros Tormen, sfollati il giorno successivo quel maledetto 29 ottobre 2018, dopo un esilio di sette mesi nella vicina Peron a fine maggio sono rientrati nella loro abitazione di Mas di Sedico. Lì, un anno fa il torrente Cordevole ha superato di oltre 17 metri il livello medio, scavalcando il ponte che porta a Sospirolo e cancellando la palazzina degli ex uffici dell’impresa edile Roni. «Successe quando ormai pensavamo che il peggio fosse passato - spiega, tradendo ancora l’emozione, Gloria Roni - perché nel pomeriggio del lunedì il livello del Cordevole era sceso di tre metri e mezzo e non pioveva più così forte». Invece, l’apertura delle dighe di Alleghe e Cencenighe ha ridato forza al torrente, e alle 22 è arrivata la piena. «Sono stati momenti di paura - ricorda Roni - il fiume ha trascinato via gli uffici con un rumore pazzesco e l’odore del fango». La casa adiacente, costruita da papà Angelo, invece ha resistito, così come fece in occasione della grande alluvione del 1966. «Avevo sei anni ma ricordo bene l’acqua che continuava a salire e i paesani che ci invitavano ad andare via.
Ma la certezza che papà avesse costruito una casa capace di resistere a tutto ci fece rimanere. Avevamo ragione».
I coniugi, sfollati il giorno successivo al crollo, insieme ai loro due gatti hanno vissuto per una settimana in una casa di famiglia alle porte di Belluno. «Poi una mia cugina spiega Gloria Roni - ci ha offerto di trasferirci in un suo alloggio qui vicino, dove abbiamo ripreso una vita normale, in attesa di poter ritornare a casa». Ci sono voluti sette mesi per ottenere il permesso di rientrare: «Dal lato nord non era facile capire se le fondamenta avessero retto, e per consolidare il versante dove poggia la casa sono stati iniettati 460 quintali di cemento». Il 29 maggio Gloria ed Eros hanno potuto varcare di nuovo la soglia di casa. Ma come si vive in una casa che ha resistito a due alluvioni? «Ci sentiamo abbastanza sicuri - spiegano - perché la nostra abitazione è stata fatta davvero a regola d’arte. Però c’è sempre un fondo di preoccupazione, perché un’alluvione potrebbe capitare di nuovo: dopo Vaia il letto del Cordevole è ancora ingombro di detriti di ogni tipo».