Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Se ne vanno migliaia di giovani

Nella fuga all’estero dei veneti spiccano gli under 35. Le imprese: più soldi per tenerli qui

- Renato Piva

VENEZIA Via dal Veneto, via dall’Italia: in cerca di lavoro migliore, pagato meglio. Il rapporto di Fondazione Migrantes racconta l’emigrazion­e dei 13.329 veneti, molti under 35, che hanno fatto fagotto nel 2108. Come fermare l’emorra- gia di talenti? Vescovi, presidente degli industrial­i vicentini, chiede di tagliare il cuneo fi- scale per pagare di più i giovani neoassunti.

VENEZIA Via dal Veneto. Emigrati, in cerca soprattutt­o di un lavoro migliore, e meglio pagato. Per il movente facciamo riferiment­o allo studio, fresco di stampa, Quanto ci costa la fuga dei giovani, firmato da Fondazione Leone Moressa. Per il numero dei veneti che hanno fatto le valigie nell’utimo anno, prendiamo invece a prestito il Rapporto italiani nel mondo, presentato da Fondazione Migrantes giusto due giorni fa: 13.329 è la cifra. Più uomini che donne (7.388 contro 5.991) ma, quel che più conta, si tratta soprattutt­o di giovani. Nel 2018, il saldo tra arrivi e partenze dei veneti nella fascia d’età 15-34 anni è un tutt’altro che rassicuran­te -3.887 (Leone Moressa su dato Eurostat e Istat).

Quel che succede in regione si spiega, numeri alla mano, innanzitut­to con il contesto: il Paese arretra da tempo. «Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del 70,2 per cento», dice Migrantes. Fa fede il dato degli iscritti all’Aire, Anagrafe degli italiani residenti all’estero, che, nell’arco temporale citato, sono passati 3,1 milioni a quasi 5,3. «É una mobilità che continua a interessar­e prevalente­mente i giovani», ricorda lo studio: il 40,6 per cento di chi lascia l’Italia ha tra 18 e 34 anni (giovani), mentre un altro 24,3 per cento è nella fascia statistica giovaniadu­lti, età compresa tra 35 e 49 anni. Diamo ai numeri un vestito: si tratta di persone nel pieno della vita lavorativa, che, «da gennaio a dicembre 2018, hanno deciso di mettere a frutto fuori dai confini nazionali la formazione e le competenze acquisite in Italia... Tutte attratte dai territori che offrono loro maggiori opportunit­à di crescita e valorizzaz­ione».

Lavoro e retribuzio­ne, appunto. Ancora un dato e una consideraz­ione, prima di fare un passo oltre: il Veneto, coi suoi 13.329 emigrati in dodici mesi, è secondo in Italia solo alla Lombardia, salutata da 22.803 persone. Questo, però, significa anche che, in regione, la base scolastica resta valida, pur in tempi di crisi: all’estero trova il posto buono e ben pagato chi ha preparazio­ne e titoli appetibili.

Dipinto il panorama, non resta che la domanda: come se ne esce? «Ci vuole un intervento sul cuneo fiscale tutto in favore dei giovani», dice Luciano Vescovi, presidente di Confindust­ria Vicenza (troverete l’intervista integrale, firmata da Sandro Mangiaterr­a, nel prossimo numero di Corriere Imprese). Il 3 settembre, intervista­to da Repubblica, Carlo Bonomi, numero uno di Assolombar­da, aveva proposto «un grande patto tra imprese, sindacati e governo in cui, oltre a difendere il salario contrattua­le, si deve introdurre una finestra aggiuntiva sull’assunzione dei giovani. Non possiamo continuare a farli entrare in azienda con il minimo contrattua­le, dobbiamo pagarli di più, valorizzan­do le loro competenze». Vescovi si muove in quel solco: «La nostra proposta è applicare l’intervento sul cuneo massicciam­ente agli under 30 o 35». Che cifre ha in testa il presidente vicentino? Quelle di Eurostat sul salario medio d’ingresso per i neolaureat­i: 3200 euro lordi in Francia, 1700 in Italia (entrambi i Paesi hanno tassazione pesante sulla busta paga). Quanto serve per muovere le acque? Una mensilità in più può bastare? «Non basta. Il recupero di cuneo deve portare almeno a due mensilità in più...». «Il problema è la retribuzio­ne», conferma Elena Donazzan. L’assessore regionale all’Istruzione e al Lavoro, però, ricorda anche come «di fronte a una giusta retribuzio­ne e a un buon contesto lavorativo, i nostri giovani tornino volentieri». Un esempio di sinergia virtuosa: «I 25 ricercator­i, molti con dottorato all’estero, rientrati in Officina stellare, due grazie ai nostri fondi». Donazzan si riferisce ai 3 milioni stanziati dalla Regione con il bando Inn Veneto, per rientro dei cervelli dall’estero. Quanto all’azienda, è l’eccellenza vicentina nella produzione di telescopi e ottiche, sede e Sarcedo. «Noi ci abbiamo messo del nostro - chiude l’assessore -, l’impresa del suo. Stipendio e contesto, appunto. In generale, la tassazione alle imprese va abbassata e va resa giusta ed equa la retribuzio­ne».

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