Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il sabato di paura, le parole dei testimoni «Prima poco fumo, poi era un inferno»

- Ma.Pi.

RIESE PIO X (TREVISO) Claudio Fanzolato è stato tra i primi a vedere le fiamme. «All’inizio un po’ di fumo, poi sembrava l’inferno», raccontava ieri sera a una coppia che si era precipitat­a a Riese da Castelfran­co, dopo aver visto la colonna di fumo. «Abbiamo aiutato una signora novantenne che abita laggiù a uscire di casa, a mettersi in salvo. I primi minuti sono stati drammatici». Attorno, la strada è bloccata dalle autopompe dei vigili del fuoco, l’acqua per terra riflette fiamme arancioni e luci blu. Siamo al confine della zona rossa, dove non si può andare, delimitata da un nastro rosso e bianco.

Auto dei carabinier­i, persone che corrono. Sono le sette di sera passate da poco, un’ora prima suonavano le campane della messa – il campanile è a mezzo chilometro, il municipio a 200 metri – e sembrava un sabato pomeriggio di quiete. È iniziato così il rogo alla Sidernorio, azienda storica di Riese Pio X, nel Trevigiano. Il titolare è Giuliano Norio, era stato suo padre ai primi del ’900 ad aprire un negozio di ferramenta e un alimentari in quello stabile. Poi negli anni Sessanta l’attività è cresciuta, l’azienda oggi ha una sede anche a Vallà. A Riese dà da lavorare a una decina di persone. Norio ieri pomeriggio era nel magazzino a pochi chilometri dal rogo. «Mi hanno chiamato e son corso qui», racconta, sbirciando dentro la porta di ingresso del magazzino, dove ormai si vede solo nero e cenere. «Non so cosa possa esser successo. I danni? Fatemi entrare e poi ve lo dirò». Di sicuro, sono enormi: il magazzino, che rifornisce il negozio, contiene migliaia e migliaia di articoli per l’edilizia: una vita di lavoro e di impegno bruciata in pochi attimi. Alcuni di questi materiali hanno preoccupat­o i vigili: vernici e plastica in particolar­e. Il tetto era di amianto, fortunatam­ente era stato oggetto di una ristruttur­azione un paio di anni fa. A poca distanza ci sono il presidente della Provincia, Stefano Marcon, il sindaco di Vedelago, Cristina Andretta e quello di Loria, Simone Baggio. Erano impegnati al congresso di Confartigi­anato a Castelfran­co, saputo del rogo si sono precipitat­i a Riese. «Ammirevole la gestione dell’emergenza», dice Marcon. «In pochi attimi hanno saputo chiudere il centro storico e bloccare le auto. Le nostre forze dell’ordine sono state eccezional­i».

Una famiglia apre la porta di casa, giusto di fronte a Piazza Vittoria. Il volontario della protezione civile li vede con la mascherina. «Meglio star dentro e non respirare», dice loro. «Stiamo attendendo i risultati dell’Arpav, faranno campionatu­re per tutta la notte. Al momento tutto sembra in ordine, ma non si sa mai». Passano i minuti, ormai è calato il buio. Il fumo ora è bianco, si intravvede a malapena nella notte. I vigili del fuoco continuano a sparare acqua dalle scale in alto. Da là sopra, si vede un buco orrendo e nero, quello del magazzino distrutto. Miracolosa­mente le case attorno sono state solo scalfite. Serviranno verifiche statiche, ma per il momento il peggio sembra passato. Qualcuno chiede al sindaco Matteo Guidolin, presente sul posto tutta la sera con il suo vice Mario Zonta, se sia possibile che scoppi un rogo di questo genere in centro. «L’attività rispettava le norme urbanistic­he, il rischio incendio non era alto», taglia corto Guidolin. «Piuttosto, pensiamo adesso a come aiutarli a rialzarsi dopo quanto accaduto. Per quello che potremo fare, saremo vicini a loro».

"Il sindaco L’attività rispettava le norme urbanistic­he del Comune

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