Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Lido, la «riscoperta» del Tempio votivo
Dopo i lavori aperta la «casa» di 3.790 caduti delle guerre tra cui Nazario Sauro
VENEZIA Da circa cinquant’anni la parte superiore del tempio votivo al Lido non veniva riaperta alla cittadinanza e presto sarà un archivio monumentale e multimediale sulla Grande Guerra. Sabato, in occasione della cerimonia per la fine dei lavori, è stato possibile riscoprire un luogo storico in cui riposano 3.790 caduti ma che molti residenti non avevano mai visto. All’ultimo piano è già comparso il primo pannello multimediale: un Ipad di grande dimensioni in cui è possibile «sfogliare» storia e immagini di una Venezia attraversata dalle guerre.
Per la sua riqualificazione sono stati spesi oltre 2 milioni di euro in circa tre anni di lavori: una parte di fondi regionali (circa 1milione e 400mila), mentre altri 490mila li ha messi il Comune e 100mila il Patriarcato, legati da una convenzione per l’utilizzo degli spazi. Nella cripta sono seppelliti anche l’irredentista Nazario Sauro e il primo soldato caduto in difesa di Venezia, Romualdo Guicciardi. Il luogo di preghiera già dai prossimi giorni sarà riaperto, grazie all’associazione Onor Caduti, mentre nei mesi estivi sarà utilizzata anche per le messe.
I lavori hanno permesso di recuperare il porticato esterno e gli spazi verdi con il superamento delle barriere architettoniche: un sistema di rampe e pedane conduce ai vari livelli del tempio. I lavori hanno portato a un consolidamento strutturale e restauro conservativo delle pareti, risanamento della cripta e anti-infiltrazioni alla cupola. Sabato a tagliare il nastro il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e il prefetto, Vittorio Zappalorto, con l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari, la giunta comunale e la municipalità del Lido. «Questo è un momento simbolico per Venezia, per il Lido e per tutti noi – ha esordito il primo cittadino – perché ci ricorda il valore della libertà». Il Tempio ha ricevuto la benedizione del Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia.
Sindaco «Questo monumento ci ricorda il valore della libertà»