Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Soffre di mal di schiena, si opera e resta paralizzato Indagati cinque medici
Giardiniere di 41 anni in sedia a rotelle per sempre, 5 medici indagati. Pool di periti per fare chiarezza
VERONA Cinque medici dell’ospedale di Negrar sono indagati dalla procura di Verona in seguito alla paralisi che ha interessato un paziente. L’uomo, un ex giardiniere di 41 anni, che adesso vive bloccato su una sedia a rotelle, si era sottoposto a una banale operazione per guarire dal mal di schiena. A far luce sul nesso fra l’operazione all’ernia e la paralisi sarà un pool di esperti.
VERONA Era un giardiniere di 40 anni con l’hobby della caccia, adesso è bloccato su una sedia a rotelle. Per sempre. Soffriva spesso di mal di schiena, così un anno e mezzo fa si è sottoposto a un intervento per guarire definitivamente da quella fastidiosa lombosciatalgia che non gli dava pace. Avrebbe dovuto restare sotto i ferri una ventina di minuti, ma dalla sala operatoria sarebbe uscito a distanza di 4 ore. E da quel momento si trova davanti una vita compromessa. Perché lui, dopo quell’intervento, non può e non potrà più avere un’esistenza «normale» sotto alcun punto di vista, lavorativo,sociale, sessuale. Paralisi a entrambi gli arti inferiori, non potrà mai più muovere le gambe né fare un passo, tantomeno rialzarsi da quella sedia a rotelle diventata il suo unico mezzo per spostarsi. «In futuro potrà presentare qualche miglioramento ma rimarrà paraplegico a vita»: così lo descrive il medico chirurgo specialista in neurochirurgia che l’ha visitato cinque mesi dopo l’operazione. E adesso, sul registro degli indagati, ci sono i nomi dei cinque medici dell’ospedale di Negrar che si occuparono di lui al «Sacro Cuore» il 6 marzo 2018, giorno da cui nulla per il paziente veronese sarebbe più stato come prima. Ieri la vicenda è approdata davanti al giudice per le indagini preliminari Paola Vacca, che ha nominato i periti incaricati di chiarire se qualcuno abbia sbagliato, ed eventualmente chi e in che modo. Il capo d’imputazione ipotizza da parte degli indagati il reato di lesioni, «perché in cooperazione colposa tra loro, nell’esercizio della professione sanitaria, il primo in qualità di medico che ha eseguito l’intervento, il secondo in qualità di anestesista, durante un intervento di sescectomia endoscopica tranforaminale dell’ernia discale destra, i restanti tre indagati in qualità di medici che avevano seguito la fase post operatoria , cagionavano - in base all’accusa - una lesione personale grave al paziente, il quale riportava la paralisi alle gambe». Interpellati sulla vicenda, ieri i vertici dell’ospedale hanno preferito non commentare in attesa di sviluppi. Del resto, il caso risulta al momento in una fase del tutto transitoria. Ad assistere i sanitari posti sotto inchiesta dal pm Stefano Aresu è l’avvocato Vittore de Marzi, mentre la parte offesa è tutelata dal legale Francesco Delaini.In aula il gip ha nominato come propri periti i professori Francesco De Ferrari e Marco Fontanella, il pm la dottoressa Elena Vermiglio, le difese hanno scelto in qualità di propri consulenti i dottori Silvano Zancaner e Marina Munari mentre la parte lesa si è affidata ai professori Raffaele Giorgetti e PietroPaolo Martorano. Per tutti, l’appuntamento è stato aggiornato a marzo per l’esposizione delle rispettive relazioni. Finora le principali fonti di prova sono costituite dalla querela della vittima, dalla cartella clinica e dalla consulenza neurochirurgica relativa al paziente. Quest’ultimo si era sottoposto all’intervento in quanto risultava «affetto da persistenti dolori lombari»: da quell’operazione, però, avrebbe «riportato una grave lesione al midollo che - stando all’ipotesi accusatoria al vaglio - ne aveva compromesso l’uso delle gambe». Danneggiandogli presente e futuro. Senza possibilità di guarigione.