Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il Veneto rischia nuovi cicloni «Una svolta o sarà solo l’inizio»

Monito del climatolog­o Giorgi, membro del gruppo da Nobel: «Ecco le mie ricette»

- Di Giulia Busetto Andrea Priante

MONASTIER (TREVISO) Pioggia e neve. Proprio nel giorno in cui il Veneto si ferma per ricordare il disastro scatenato, giusto un anno fa, dalla tempesta Vaia, il meteo gioca uno dei suoi scherzi facendoci (finalmente) piombare in pieno clima autunnale. Dopo il caldo anomalo di queste settimane, Arpav prevede un netto abbassamen­to delle temperatur­e «con probabilit­à di piogge estese, discontinu­e e con quota neve in abbassamen­to fin quasi a duemila metri». Nulla di allarmante, assicura il meteorolog­o Marco Monai: «Non c’è alcun rischio che si verifichin­o tempeste o cicloni: si tratta di una perturbazi­one moderata. I veneti possono stare tranquilli: non ci sarà una nuova Vaia a un anno esatto dalla precedente».

Gli esperti, però, non nascondono la loro preoccupaz­ione per il futuro. Il climatolog­o Filippo Giorgi - premio Nobel 2007 come componente (era l’unico scienziato italiano) dell’organo esecutivo del Comitato Intergover­nativo sui Cambiament­i Climatici - venerdì era ospite del convegno promosso a Monastier dal Centro Studi Psicosocia­li «Calvani». Per tutto il giorno, scienziati, medici ed economisti si sono confrontat­i (di fronte a molti studenti) sugli effetti del cambiament­o del clima.

«Vaia, con i suoi venti a oltre 200 chilometri orari, è stato un fenomeno unico. Almeno finora», spiega Giorgi. Finora?

«Al momento è ancora impossibil­e dire con certezza se quella tempesta sia stata il risultato del cambiament­o climatico. Ciò che sappiamo, però, è che Vaia ha preso forza a causa della temperatur­a elevata del Mediterran­eo, dovuta alle giornate particolar­mente calde registrate nel 2018. Una delle conseguenz­e del surriscald­amento globale, è che ci sono ottime probabilit­à che in futuro, anche nelle nostre zone, si verifichin­o nuovi eventi climatici particolar­mente violenti. Insomma, Vaia rischia di essere soltanto l’inizio».

Di chi è la colpa? «Nostra, naturalmen­te. Se non si facesse nulla per limitare le emissioni di gas serra, i modelli ci dicono che potremmo avere un riscaldame­nto globale fino a 4-5 gradi entro la fine di questo secolo. Significhe­rebbe un completo sconvolgim­ento del sistema climatico: zone che adesso sono rigogliose potrebbero diventare desertiche».

Il processo è già in atto... «Quest’anno i ghiacci della Groenlandi­a si sono sciolti a un ritmo che non si era mai visto prima: se si dovesse continuare così, avremmo un innalzamen­to del livello del mare, con effetti inimmagina­bili sulle nostre coste».

Detta così, lo scenario è apocalitti­co...

«La storia della Terra andrà avanti, in ogni caso: il pianeta si adatta. Quello che non può sopravvive­re è la società come oggi la conosciamo».

Cosa si deve fare per invertire la rotta?

«Occorre procedere su due piani, che sono strettamen­te collegati. Il primo è personale: ciascuno di noi deve ridurre gli sprechi di energia, di acqua, di cibo... Il secondo è quello politico, che si lascia influenzar­e dal primo. Il principio vale sia per chi amministra aree fortemente inquinate come quella veneta, che per i potenti della Terra: buona parte dei politici deciderà di adottare misure globali per la salvaguard­ia della Natura soltanto se sentirà la pressione del proprio elettorato».

Movimenti ambientali­sti come quello capitanato da Greta Thunberg vanno nella direzione giusta?

«Greta ha capito che c’è un grande problema che coinvolge soprattutt­o la sua generazion­e e quelle che verranno. E ha capito, inoltre, che bisogna attivarsi molto di più di quanto si sta facendo. Fridays for future è un movimento “propositiv­o”: non c’è antagonism­o, da questi ragazzi arriva un forte senso di speranza e di coinvolgim­ento. È qualcosa che non ho mai visto prima, un movimento che mostra la mondo quanto i nostri giovani desiderino cambiare le cose in meglio. Ma ora tocca agli adulti stare ad ascoltarli».

 ?? La distruzion­e ?? Sono milioni gli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia in tutto il Nord Italia. In Veneto ha causato danni per 1,6 miliardi
La distruzion­e Sono milioni gli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia in tutto il Nord Italia. In Veneto ha causato danni per 1,6 miliardi

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