Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ater, in vendita quasi un alloggio su sei

Piano di alienazion­i di 1.782 case, concentrat­e tra Mestre, Cavarzere e San Donà

- Riberto

VENEZIA Ater mette in vendita circa il 18 per cento dei suoi alloggi. Sono 1.782 le case che l’azienda di edilizia residenzia­le ha inserito in un piano di alienazion­e volto a reperire le risorse necessarie a ristruttur­are parte del suo patrimonio oggi sfitto. Ben 828 case in vendita (il 46 per cento) si trova nella terraferma del Comune di Venezia, mentre le altre sono distribuit­e nella provincia, con Cavarzere e San Donà di Piave al secondo e terzo posto. Nessuna in laguna.

VENEZIA Ater mette in vendita circa il 18 per cento dei suoi alloggi. Sono 1.782 le case che l’azienda di edilizia residenzia­le ha inserito in un piano di alienazion­e volto a reperire le risorse necessarie a ristruttur­are parte del suo patrimonio oggi sfitto. «Rispondere alla richiesta abitativa è il nostro obiettivo e il piano vendita va in questa direzione» ha spiegato ieri il presidente Raffaele Speranzon ricordando che all’ultimo bando Erp sono arrivate 3500 domande, a fronte di una disponibil­ità di alloggi - tra Ater e Comune di Venezia - di circa 350. Che significa che la maggior parte delle richieste rimarranno inevase. Anche per questo Ater ha presentato alla Regione il piano di vendita: con le risorse punta a ristruttur­are parte del patrimonio e acquistare nuovi alloggi.

Delle 1.782 abitazioni in vendita, 828 (il 46 per cento) si trovano nella terraferma del Comune di Venezia, mentre le altre sono distribuit­e nella provincia, con Cavarzere e San Donà di Piave al secondo e terzo posto per numero di case (144 e 122) in vendita. Nessuna proprietà del centro storico verrà invece alienata. «L’emergenza abitativa è forte a Venezia e vogliamo fronteggia­re il problema dell’esodo – ha precisato Speranzon – al momento non sono quindi previste alienazion­i». Delle case in dismission­e, 1530 sono abitate e potranno essere acquistate solo dagli inquilini che vivono al loro interno da almeno 5 anni, mentre 252 sono sfitte e verranno messe all’asta. Tutti gli alloggi sono stati costruiti prima degli anni ’90 e si trovano in condomini misti, dove ci sono insieme Ater e privati. La scelta di vendere queste case è infatti anche determinat­a dai costi di gestione di immobili ormai vetusti e dai problemi incontrati negli anni per ristruttur­are questi condomini, dove un investimen­to di Ater (quindi pubblico) andrebbe a beneficio anche dei privati. Gli alloggi verranno venduti agli inquilini con una diminuzion­e sul prezzo del 20 per cento (il prezzo medio per gli inquilini sarà di circa 50 mila euro; 55 mila per quelli ceduti all’asta) ma gli assegnatar­i che non vorranno procedere all’acquisto resteranno nell’alloggio di proprietà Ater. C’è però un nodo da sciogliere. La Regione, a breve, comunicher­à le modifiche alla nuova legge regionale che ha introdotto un tetto Isee di 20 mila euro per avere diritto a un alloggio pubblico. La soglia dovrebbe infatti essere alzata a una cifra che si aggira sui 30 mila euro, ma chi la supera avrà 24 mesi di tempo per rientrare nei parametri, pena doversi cercare un’altra abitazione. Chi sfora il tetto potrà acquistare la casa? «Dovrà dircelo la Regione – ha risposto Speranzon – anche se in quei 24 mesi gli inquilini avranno ancora diritto a stare nell’abitazione e quindi credo anche a fare richiesta d’acquisto». Una risposta che lascia intendere l’intenzione di concedere anche a chi sforerà la nuova soglia Isee di comprarsi la casa. Ma la questione è complessa, perché è anche vero che chi ha un Isee più alto ha più facilità ad accedere all’eventuale mutuo necessario all’acquisto e Ater ha bisogno di vendere. Ma quanto punta a guadagnare l’azienda? Non tutte le 1.782 case andranno infatti vendute. «Con il piano, che auspichiam­o parta il prossimo anno e che avrà validità quinquenna­le – ha concluso Speranzon – ipotizziam­o una vendita di circa 180 alloggi locati per un introito di circa 9 milioni di euro».

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