Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
AUTONOMIA A UN BIVIO PRIMA I VENETI POI I PARTITI
L’intervento Bene la decisione di portare le leggi in Consiglio regionale per ciascuna delle 23 materie E alle urne serve un patto federativo con la Lista Zaia
Ottima l’iniziativa, ideata dai giuristi della Regione Veneto e annunciata dal presidente Luca Zaia, di portare in Consiglio regionale 23 proposte di legge per ciascuna delle 23 materie che la Costituzione indica «attribuibili» alla Regione in tema di autonomia. Il 22 ottobre 2017 abbiamo votato massicciamente SÌ (98,1 %) al quesito referendario sull’autonomia, dopo che la Corte Costituzionale con la sentenza n. 118/2015 aveva dato il via libera alla consultazione, senza prospettare l’esigenza che l’accordo Stato-Regione Veneto dovesse essere preceduto dalla approvazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), né da una «legge quadro» come strumentalmente prospettato dal ministro Boccia del Pd. La questione, a due anni dal voto, è ancora esclusivamente ed essenzialmente di natura politica. Il problema, lo si voglia vedere o meno, sono le risorse (i schei) che Roma vuole continuare a prelevare dalla colonia veneta per gestirle centralmente, ignorando la voglia (ed il diritto) di autogoverno del popolo veneto. Le strutture istituzionali venete sono in grado di esercitare funzioni legislative e competenze amministrative con responsabilità e risultati assai migliori di quelli dello Stato centrale.
Quanto prospettato dal ministro Boccia è solo una presa in giro e contraddice dal punto di vista tecnico/giuridico anche lo schema che, seppur limitato a 5 materie (e non a tutte e 23 previste dalla Costituzione), era stato delineato nella «pre-intesa» tra il Veneto ed il governo Gentiloni il 27 febbraio 2018.
Di fronte ad un interlocutore statale politicamente e istituzionalmente inaffidabile, benissimo fa la Regione Veneto ad investire subito il suo organo legislativo (il Consiglio regionale) di legiferare «in proprio» sulle 23 materie che gli articoli 116 e 117 della Costituzione chiaramente individuano come «materie di legislazione concorrente».
È chiaro che di fronte ad un muro di gomma di ben tre governi italiani (Gentiloni, Conte 1, Conte 2) il Veneto non può rimanere in panchina ed aspettare che ora questa, ora quella parte politica gli prometta l’autonomia senza poi dare concreta attuazione a quanto promesso. Il fatto è che nessuno più rappresenta, con adeguata visione istituzionale, libertà politica e disintermediazione partitica, gli interessi ed il futuro del popolo e del territorio veneto.
Chi governa il Veneto deve rispondere solo ai veneti e non alla scuderia del suo partito italiano.
Questa è la prima vera attuazione dello slogan «paroni a casa nostra».
Questa è la ragione per cui la «Lista Zaia« dovrebbe guardare con favore al Partito dei veneti unendosi o federandosi con noi.
Questo è un buon punto di partenza per l’autogoverno subito e l’avvio del percorso di autodeterminazione poi, con il coinvolgimento della Ue, mettendo il Veneto in rete con altre Comunità e Regioni europee (Scozia, Catalogna, Fiandre, etc), anche per dare vita alla Europa Federale dei Popoli.
Una volta che il Veneto avrà approvato le «sue» leggi sulle 23 materie che riguardano la sua maggiore autonomia, si potrà misurare la responsabilità politica di chi governerà Roma e dovrà decidere se impugnare o meno le 23 leggi davanti alla Corte Costituzionale, la quale non potrà contraddire la sua precedente decisione del 2015.
Il bivio è davanti a noi. La scelta è chiara: prima il Veneto e dopo i partiti italiani.
Il Partito dei veneti è una opportunità trasversale aperta a tutti e quindi anche agli amici della storica Liga Veneta che soffrono il disagio del sovranismo e dell’isolamento salviniano in Europa.
Per queste ragioni appoggiamo l’azione e la sfida a Roma da parte del Consiglio regionale veneto per una rapida approvazione delle 23 leggi venete sulla autonomia. * Fondatore del Partito dei veneti