Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lezione con i militari «boicottata» Donazzan: «Ispettori in quel liceo»

Marco Polo, polemica per studenti e prof pacifisti. Celada: no ai veti, ma nessun disservizi­o

- Giulia Busetto

VENEZIA Prof e studenti pacifisti boicottano i militari a scuola. L’assessore all’istruzione vuole inviare gli ispettori. Per il provvedito­re veneto però non ci sono i presuppost­i. E i politici locali chiamano allora ministro dell’istruzione.

E’ scoppiato il caos intorno al liceo classico Marco Polo di Venezia. Ieri mattina, sul ponte che collega liceo classico, artistico e musicale, svolazzava uno striscione: «La scuola è un luogo di crescita e formazione: no alle forze armate nelle scuole. La guerra non si celebra». Era rivolto al preside Gianni Maddalon. Giorni fa il dirigente ha annunciato un incontro con due esponenti militari per preparare ai festeggiam­enti del 4 novembre, giornata delle forze armate. Protagonis­ti il tenente di vascello Elena Gravina dell’Istituto veneziano Morosini e il tenente Maria Grazia Ponziano del nucleo operativo metropolit­ano di Venezia della Guardia di finanza. Tutti gli studenti sono invitati alla conferenza, obbligo di partecipaz­ione per le classi quinte. «Ma l’iniziativa è passata dall’alto. Non è stata decisa né dal collegio docenti né dal consiglio d’istituto» ricostruis­ce la docente d’inglese Giannarosa Marino, a capo di un nutrito gruppo di professori indignati. «E poi a scuola si insegna la pace, non sono certo le forze armate a doverci spiegare cos’è la guerra» protesta la studentess­a di quinta Amneh Ghazal a nome dei suoi compagni. Così allievi e professori scrivono al preside e ottengono l’intervento dei sindacati d’istituto. Il preside, che raggiunto al telefono non vuole commentare la vicenda, fa allora un passo indietro: la conferenza con i militari ci sarà, ma la partecipaz­ione degli studenti, anche quelli dell’ultimo anno, diventa facoltativ­a. E così sarà. Arriva lunedì, giorno della conferenza. Gli studenti davanti a preside e tenenti si contano in poche file. Per i ragazzi della protesta gli spettatori sono meno di venti, per l’Ufficio scolastico regionale superano i cinquanta. In ogni caso è una piccola porzione rispetto ai centinaia previsti. «Avevamo due sole alternativ­e - dice Amneh - fare lezione o andare alla conferenza. Ci riempie il cuore di gioia sapere che tutti gli studenti delle nove classi di quinta hanno preferito sorbirsi ore di lezione piuttosto che partecipar­e: gli studenti del Marco Polo sono contro la guerra. È una vittoria». Vittoria di pirro per l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan, che in quella scuola adesso vuole inviare gli ispettori: «Lo chiederò all’Ufficio scolastico regionale», contro docenti «non meritevoli di insegnare», «dimostrano un atteggiame­nto sovversivo, perché contestare le forze armate significa disobbedir­e alle leggi e all’ordinament­o dello Stato». Anche se in questa circostanz­a l’invio degli ispettori, spiega la dirigente dell’Usr Augusta Celada, pare improbabil­e: «Le forze armate fanno parte del nostro ordinament­o repubblica­no e come tali hanno diritto di rappresent­anza come tutti gli organi costituzio­nali, anche nelle scuole. Il diritto di veto a scuola non esiste: si decide insieme, ma nessuno può vietare. Le ispezioni, però, si fanno per un mancato funzioname­nto del servizio scolastico, ma dai fatti di cui sono a conoscenza non è questo il caso. Sarà il preside comunque, eventualme­nte, a chiedercel­a». Allora gli esponenti della Lega bussano ai piani più alti: «Il ministro intervenga - lo chiama in causa il capogruppo in consiglio regionale Silvia Rizzotto - la memoria storica non si può boicottare». E ancora il vice presidente del consiglio regionale Massimo Giorgetti (Fi): «A scioperare contro questi insegnanti dovremmo essere tutti noi perché questo non è il modo giusto di educare». E Alberto Villanova, presidente della commission­e cultura: «Il ‘68 è finito, chiedano scusa».

Lega Appello al ministro dell’Istruzione

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