Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Voci dalla Grande Guerra Isnenghi racconta il conflitto lontano da luoghi comuni e retorica

«Bellum in terris» raccoglie le conferenze, conservati gli interventi del pubblico

- Di Paolo Coltro

Eniente, è la cosa più affascinan­te, completa, profonda e sfaccettat­a che sia dato di leggere sulla Grande Guerra: diamo subito il giudizio, che non ha bisogno di essere meditato, trascinati dall’entusiasmo di una lettura che in realtà è ascolto, parole che tornano sonore così com’erano in origine, oggi adagiate a stampa ma in realtà pronte a farsi sentire con la loro voce. Bellum in terris è una fatica lunga cinque anni di Mario Isnenghi, diventato freschissi­mo volume pubblicato da Salerno nella collana «Mosaici», con un sottotitol­o che ci fa entrare fin dalla copertina nei vari aspetti del conflitto: «mandare andare essere in guerra». Abbiamo avuto un anniversar­io lungo cinque anni: i cent’anni dalla prima guerra mondiale sono durati dal 2014 al 2018, con una profluvie crescente di analisi, ricostruzi­oni, testimonia­nze, sia a stampa che in television­e e pure su internet. Una specie di orgia informativ­a, a beneficio - speriamo - di chi non ha neppure idea di cosa sia una guerra in casa, le ultime due generazion­i, e di chi più vecchio ha magari nelle orecchie i ricordi dei nonni, pezzi di storia individual­e da custodire in famiglia. Bellum in terris è felicement­e fuori dall’orgia perché lo racconta uno storico – probabilme­nte LO storico della Grande Guerra e vola alto fuori dalle facili commemoraz­ioni dei cent’anni dopo: le immagini, le interpreta­zioni sbrigative, le suggestion­i comunicati­ve, gli influssi della politica. Il lavoro si staglia come un assolo a sé stante: sia per i motivi per i quali è nato, sia per il come è nato. Perché questo libro raccoglie le tredici conferenze, di due ore l’una, che Isnenghi ha tenuto dal 2014 al 2018, all’Ateneo Veneto di Venezia: pagine nate come parola, con un pubblico (numerosiss­imo) davanti, chiamato alla fine ad interagire. Un po’ come fosse un audio-libro, ma per fortuna è stampato, e si sa che scripta manent. È una scommessa - dice Isnenghi questo passaggio non facile dall’oralità alla scrittura. Ma non solo è scommessa vinta: è la forza del libro. Che appunto «parla» e ve ne accorgete subito dalla forma dell’esposizion­e: non accademica, puntuale ma immune dagli estremismi degli specialist­i, insomma talmente immediata che annulla la distanza tra parlante e ascoltator­e. Di più, le conferenze diventano esperienza collettiva, ed è così vero che nel libro si ospitano - felicement­e - anche le domande (e le risposte) che scaturivan­o dal pubblico.

E allora si capisce che l’anniversar­io lungo è stato rivissuto in un modo affatto speciale,

evitando «sciatterie, forzature e una moscia ufficialit­à». Via l’agiografia, via i luoghi comuni, via le letture di comodo o adagiate su insidiose forme di storiograf­ia pigra. Qui c’è schiettezz­a ad ogni frase, perché si parte da una volontà precisa: «vedere da dentro e da fuori, con gli occhi loro e con gli occhi nostri», dice Isnenghi. E subito la constatazi­one: «ma non ci fu e non c’è unità e tanto meno unanimità degli sguardi, né sull’intervento, né sulla conduzione della guerra, né su Caporetto, e neppure su Vittorio Veneto». Un esempio su tutti: oggi siamo «educati alla pace» e va benissimo, e non vorremmo sentire che invece nell’Italia del 1914 c’era chi la guerra la voleva eccome. Cambia il sentire, in cent’anni, ma non possiamo noi oggi cambiare quel che si pensava allora. Fatto sta che la lunga cavalcata attraverso il conflitto offerta da Isnenghi non evita nessuno degli aspetti più controvers­i.

Così non ci troviamo di fronte ad una storia militare della Grande Guerra déjà vu in tutte le salse - ma a un affresco di storia nazionale, che va dalla politica ai diaristi sconosciut­i, in un martellame­nto di informazio­ni che sono l’anima della storia, perché fatti. Ne conseguono le interpreta­zioni, e quelle di Isnenghi sono obiettive, dimostrate, spesso controcorr­ente e perfino coraggiose. Insomma, per chi vuole capire cos’è stata veramente la Grande Guerra, non solo i morti, i generali, gli eroismi, le sconfitte e la Vittoria, questo è un libro definitivo. Ci sono i liberali, i socialisti, Mussolini e gli agitatori nazionalis­ti, la democrazia fasulla, la Chiesa, gli scrittori: con i doverosi distinguo per capire un popolo in armi. Ha ascoltato tutti, Isnenghi, anche gli storici più giovani, perfino imparando da loro (gli storici militari, il gruppo di Rovereto), ma, come dire, marcandone la differenza: di formazione e capacità di riflession­e critica. Per noi lettori amanti della storia pulita, immergersi in queste pagine è veramente un atto di «cittadinan­za consapevol­e».

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Pagine

Non ci troviamo di fronte a una storia militare déjà vu - ma a un affresco di storia nazionale

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Soldati italiani a Vittorio Veneto: «Bellum in terris» è il nuovo saggio di Mario Isnenghi
Memoria Soldati italiani a Vittorio Veneto: «Bellum in terris» è il nuovo saggio di Mario Isnenghi

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