Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Regione, dirigente a processo «Sexy ricatti ai dipendenti»
L’uomo, già sospeso e ora in pensione, è accusato di sexy ricatti ai dipendenti. Regione parte civile
In quattro lo accusano. Nel caso più grave, aveva addirittura palpeggiato i genitali di un di- pendente. Con l’aggravante del ricatto. Per questo un diri- gente della Regione Veneto, già sospeso e ora in pensione, andrà a processo per violenza sessuale. Lui si dice innocente, Regione parte civile.
VENEZIA
In un caso aveva solamente appoggiato la mano sul fianco di uno di loro, «con fare lascivo», come è scritto nelle accuse del pm Giorgio Gava. Per due volte aveva cercato di baciarli sulla bocca. Nel caso più grave, quello più risalente nel tempo, aveva addirittura palpeggiato i genitali di un quarto dipendente della Regione Veneto. E in tutti e tre i primi casi, avvenuti tra il 2016 e il 2017, sarebbe scattato – sempre secondo l’accusa, che gli contesta per questo la tentata concussione oltre alla violenza sessuale, aggravata dal cosiddetto «abuso di relazione d’ufficio» – anche una sorta di «sexy ricatto»: o la «vittima» gli concedeva delle prestazioni sessuali omosessuali, oppure lui ne avrebbe ostacolato la carriera negli uffici di Palazzo Balbi, arrivando addirittura a minacciare il licenziamento.
Sono gravi le accuse che la procura di Venezia muove nei confronti di Antonio Bonaldo, 62enne di Mirano, ex dirigente del settore Ricerca e Innovazione della Regione Veneto, sospeso dal servizio per quattro mesi un anno e mezzo fa su richiesta del pm Gava e su ordine del gip Barbara Lancieri, poi andato in pensione a dicembre. Ma dato che lui, fin da subito, ha respinto tutte le accuse attraverso il suo legale, l’avvocato Patrizia Vettorel, la scelta è stata quella di affrontare il processo in aula, dove verranno ascoltati tutti i testimoni e dove punta a far emergere la «sua» verità. E così ieri il gup David Calabria ha disposto il rinvio a giudizio di Bonaldo e la prima udienza di fronte al tribunale penale collegiale lagunare è stata fissata per il 4 febbraio del prossimo anno. La Regione Veneto si è costituita parte civile con l’avvocato Renzo Fogliata, in modo da chiedere i danni d’immagine, e non solo, per questa vicenda all’apparenza «scabrosa», mentre la cosa strana è che nessuna delle quattro vittime che hanno denunciato l’ex dirigente si sia presentata in aula con un legale per farlo. Ma hanno tempo fino alla prima udienza di febbraio.
A dare il via all’inchiesta era stata la «confidenza» di un dipendente al responsabile anticorruzione regionale. Ma quando il giovane si è tolto il «peso» di raccontare alla struttura interna quelle avance sessuali con la prospettiva di sistemarsi dal punto di vista lavorativo, anche altri tre hanno deciso di «vuotare il sacco». Subito è stata interessata la procura, che dopo aver sentito le persone offese e anche molti altri dipendenti interni alla Regione e lo stesso dirigente che stava sopra Bonaldo, si è convinta della sincerità delle accuse. Secondo i loro racconti, il meccanismo era sempre lo stesso: l’uomo avrebbe preso di mira dei giovani che avevano dei contratti a tempo determinato e che dunque erano più «deboli» dal punto di vista lavorativo. E qui scattava il ricatto sessuale. Il fatto che uno dei dipendenti avesse fatto riferimento a episodi risalenti addirittura a otto anni fa, aveva fatto pensare gli inquirenti che potessero emergere in questi mesi altre denunce, ma pare che questo non sia avvenuto e il processo sarà sui quattro episodi da cui è partita l’inchiesta.
L’uomo fin da subito si è detto innocente e anzi sconvolto per la gravità delle accuse. La difesa potrebbe però anche puntare a smontare l’ipotesi della tentata concussione spiegando che lui non aveva alcun potere sulle assunzioni, sugli avanzamenti di carriera o su eventuali procedimenti disciplinari. Ma dovrà spiegare perché ci sono quattro persone che lo accusano falsamente.