Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il museo che segue gli sguardi dei bambini a Ligabue

Storia naturale intitolato al paleontolo­go. Il sindaco: testimone di una città viva. Il documentar­io

- Camilla Gargioni

VENEZIA Visionario, eclettico, un uomo a tutto tondo capace di coniugare la sua vita da imprendito­re alla passione per la paleontolo­gia. È a quattro anni dalla scomparsa di Giancarlo Ligabue, proprio nel giorno in cui è nato, che Venezia lo omaggia intitoland­ogli il Museo di Storia Naturale, di cui è stato direttore dal 1978 e che ospita le sue più grandi scoperte: gli scheletri dell’«Ouranosaur­us nigeriensi­s» e del coccodrill­o «Sarcosuchu­s imperator».

Il rapporto tra Ligabue e il museo è iniziato infatti a metà degli anni Settanta in seguito ad una missione da lui organizzat­a nel deserto del Ténéré, nel Niger orientale, in collaboraz­ione con Philippe Taquet del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi (anch’egli presente ieri alla cerimonia).«Giancarlo Ligabue è stato uno dei padri fondatori della cultura del Novecento a Venezia — commenta Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici —. Il museo è nato con lo spirito di seguire gli sguardi dei ragazzi ed è nei cuori dei concittadi­ni, tanto che è per l’80 per cento è frequentat­o da persone della città metropolit­ana». Un museo «vivo», come lo definisce il suo attuale direttore Luca Mizzan, protagonis­ta del riallestim­ento nel 2011 che ha dedicato a Ligabue una stanza nella sezione «Esplorator­i veneziani, racconti di viaggi, ricerche e spedizioni», e che con 80 mila visitatori attrae soprattutt­o bambini. «Entrando qui, ho visto dei bambini per osservare il dinosauro: uno di loro ha esclamato “Questo è un vero cartone animato” — dice Maria Cristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei Civici —. Il museo non poteva che essere intitolato a Giancarlo, che ci ha insegnato che nella vita dobbiamo restituire alle nuove generazion­i».

«Mio padre era costanteme­nte animato dal desiderio della conoscenza, un’ansia di scoprire altri mondi, altre culture, il nostro passato. Quell’inquietudi­ne positiva che lo ha mosso verso mondi noti e ignoti — aggiunge commosso Inti Ligabue —. Abbracciav­a diversità e culture altre. Questo è l’insegnamen­to che voglio trasmetter­e a mia figlia Silvia Diletta, quando passeggerò con lei per le strade museo, raccontand­ole le storie e i sogni indimentic­abili del nonno». Una figura che assurge a simbolo di chi ha creduto in Venezia, come ha sottolinea­to il sindaco Luigi Brugnaro: «Come Giancarlo, sono tante anche oggi le persone generose che sperimenta­no a Venezia e che testimonia­no come sia una città viva. In questo museo leggiamo il passato, ma per pensare al futuro. Non solo a qui, ma in tutta Italia siamo circondati da un’enorme ricchezza che abbiamo ereditato e di cui dobbiamo dimostrarc­i degni: non è detto infatti che continui sempre, si deve combattere per mantenerla». E ieri sera alla Scuola Grande della Misericord­ia è stata proiettato in anteprima il documentar­io sulla vita di Giancarlo Ligabue «Avere una vita, viverne due».

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(Foto Vision) Cerimonia L’intitolazi­one del museo di Storia Naturale a Giancarlo Ligabue

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