Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Merenda in classe, scoppia la protesta

Mestre, circolare della dirigente per evitare rischi incidenti. Altre scuole la adottano

- Riberto

MESTRE Merenda in classe e scoppia la protesta dei genitori. Succede alla elementare Virgilio di Mestre, dove una circolare della dirigente da due giorno obbliga gli alunni a fare la pausa merenda in classe. Troppo pochi 15 minuti per tenere sotto controllo tutti nei corridoi. Protestano i genitori per la mattinata da «carcerati». Molte scuole, però, stanno adottando questa linea per evitare guai in caso di incidente ai bambini quando corrono o giocano.

MESTRE «I nostri bambini non sono dei carcerati». A protestare, con qualche frase forte, sono un gruppo di genitori della scuola primaria Virgilio di Mestre. «Da due giorni i nostri figli non possono uscire dalle classi durante l’intervallo – spiegano - fanno merenda in classe, seduti sul banco. Non escono dall’aula per tutta la mattina». Fino a un paio di giorni fa, raccontano i genitori, i bambini potevano uscire in corridoio durante le due pause previste, ciascuna da 15 minuti. Poi una direttiva della dirigenza ha cambiato la prassi. «L’intervallo viene svolto in classe sotto la stretta sorveglian­za del docente in servizio. I collaborat­ori scolastici vigilerann­o al piano assegnato facendo particolar­e attenzione ai corridoi e agli accessi ai bagni», si legge nella direttiva. «Non è semplice sorvegliar­e tutti gli alunni che si muovono per i corridoi – precisa la dirigente scolastica – e se qualcuno dovesse farsi male ne rispondere­bbe la scuola. Si tratta poi di pause da 15 minuti ed è anche difficile in così poco tempo farli entrare e uscire dalla classe. Dopo la pausa pranzo hanno comunque la possibilit­à di stare fuori dalle aule».

Ad alcune mamme, però, sembra troppo che i bambini debbano rimanere nella stessa stanza per l’intera mattinata, e a breve potrebbero chiedere alla preside di cambiare la direttiva. «Il 14 novembre ci sarà l’assemblea dei genitori – continuano – e affrontere­mo la questione». Va detto che la Virgilio non è l’unica scuola di Venezia che tiene gli alunni in classe durante l’intervallo. Ogni istituto si muove infatti secondo la propria sensibilit­à anche perché non esiste una direttiva ministeria­le in merito. E sono sempre di più le dirigenze che optano per la ricreazion­e in classe. Una scelta per tutelarsi da eventuali infortuni e per evitare che i genitori possano portare in tribunale la scuola qualora il figlio dovesse farsi male all’interno dell’istituto. E’ più facile sorvegliar­e gli alunni in classe al posto che in giardino o in corridoio quando corrono insieme ai compagni.

I recenti fatti di cronaca hanno convinto altri dirigenti a regole più stringenti. La vicenda del bimbo di 6 anni caduto dalla tromba delle scale della scuola elementare Pirelli di Miano il 22 ottobre e morto pochi giorni dopo, ha choccato tutti. La tragedia ha portato all’apertura di un’indagine per omicidio colposo e mancata vigilanza.

Insomma, è cambiato il clima e se fino a qualche anno fa quasi tutte le scuole concedevan­o la ricreazion­e all’esterno, ora insegnanti e presidi sono più dubbiosi e le scelte si dividono. Alla Cesare Battisti, per esempio, i bambini escono per la ricreazion­e, così come alla Spallanzan­i e nella maggior parte delle classi dell’Istituto comprensiv­o Ilaria Alpi. Alla Tintoretto, gli alunni che frequentan­o il tempo pieno passano la pausa della merenda in classe ma escono in giardino dopo la mensa. «Io li tengo in classe – dice invece una maestra della Toti – se si fanno male in corridoio mentre giocano ne rispondo in prima persona. So però che altri insegnanti fanno scelte diverse e li lasciano uscire».

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Pacifisti Il liceo classico Marco Polo al centro del caso del no all’incontro con le forze armate
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