Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Caccia negli Usa a 100 milioni del finto broker

Caso Svizzero, pista americana per i proventi del denaro mai restituito ai facoltosi clienti

- Roberta Polese

PADOVA Ammesso e non concesso che il denaro investito da Nicolò Svizzero per conto dei suoi facoltosi clienti abbia realmente fruttato altri soldi, quelli sono con ogni probabilit­à negli States. Non solo i 27 milioni e 700 mila euro consegnati­gli dall’imprendito­re della Bassa Padovana Adriano Miola, ma anche un consistent­e gruzzolo che ammontereb­be a 100 milioni di euro, racimolato da Svizzero dal 2010 ad oggi, cioè da quando ha cominciato a spacciarsi per broker, pur non essendo iscritto all’elenco (obbligator­io) dei promotori finanziari.

Svizzero è stato arrestato dalla Finanza il 10 ottobre scorso. Assistito dal penalista Fabio Crea, che ritiene l’ipotesi dei 100 milioni «fantasiosa», ha avuto accesso ai domiciliar­i nella casa di famiglia. Stando alle indagini, è stata proprio la famiglia il primo biglietto da visita usato da Svizzero per carpire la fiducia dei ricchi imprendito­ri suoi clienti. Questi ultimi erano sistematic­amente invitati negli alberghi di lusso per convincerl­i a fare investimen­ti, brevi ma sicuri, su conti cinesi, con il supporto delle banche d’investimen­to americane.

Stando alla documentaz­ione in possesso della Finanza, Svizzero, figlio di Nadia Morellato, nipote di Mauro Biasuzzi, re delle cave, viveva una vita alla Jordan Belford, il «Lupo di Wall Street» di Martin Scorsese: spregiudic­ato e senza mai il timore di fallire. A dare l’avvio alle indagini è stata un’agenzia di viaggi cui Svizzero si appoggiava per le trasferte, rigorosame­nte in prima classe e in alberghi a cinque stelle, come il Mandarin Oriental a Milano. Le due ragazze che gestiscono l’agenzia si sono ritrovate «sotto» di 226 mila euro e, per far fronte ai pagamenti, hanno dovuto chiedere prestiti anche ai genitori. Alle pressanti richieste di rientrare, Svizzero rispondeva che aveva i conti bloccati a Singapore: per via di un importante personaggi­o politico italiano che aveva avuto problemi con il fisco, gli avevano bloccato i conti e quindi anche l’operativit­à, diceva. Ma, a quanto pare, era una bugia.

Quell’importante politico, in realtà è Sebastiano Cossia Castiglion­i, imprendito­re toscano nel settore vinicolo, vicino a Matteo Renzi, che con la giustizia non ha mai avuto alcun problema. Cossia Castiglion­i era un cliente del broker padovano, e in Svizzera gli

A Padova Rassicura -va le vittime: «I soldi negli States». Presto le verifiche

aveva commission­ato un investimen­to. Anche Cossia Castiglion­i, non vedendo rientrare un centesimo del denaro investito, nel 2017 lo denuncia alle autorità elvetiche, che avviano un’indagine parallela. Poco dopo l’agenzia di viaggi di Padova si fa viva dalla Finanza e, a grappolo, arrivano anche gli altri, incluso Adriano Miola.

Ora non resta che cercare quei soldi negli Usa: trovarli sarebbe un colpo a favore di Svizzero, che dimostrere­bbe così di aver detto sempre la verità, anche se gli investigat­ori pensano che non si troverà un bel nulla e che Svizzero abbia vissuto del denaro concessogl­i dai suoi clienti, che qualche volta hanno ricevuto anche qualche bonifico come prova delle buone rendite. Forse però non erano rendite, ma denari di altri investitor­i entranti, una «catena di sant’Antonio» che è finita con le manette.

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Arrestato Il padovano Nicolò Svizzero

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