Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Ca’ Letizia, pressing sul Comune Don Bonini: i poveri sono di tutti

La Curia punta sulla Cipressina, proposta via Spalti. Domani chiude Betania

- Giacomo Costa

● Il Patriarcat­o ha deciso una riorganizz­azione delle mense per i poveri di Ca’ Letizia a Mestre e Betania a Venezia.

● Betania chiude domani, il servizio sarà spostato spostato alla Casa d’accoglienz­a San Giuseppe alla Tana, in attesa della nuova sede alle Muneghette, dell’Ire MESTRE «I poveri sono una questione sociale, a carico di tutta la comunità, non della sola Chiesa. Ca’ Letizia va spostata? Allora si potrebbe dividere l’onere: la San Vincenzo può offrire la sua profession­alità, l’esperienza dei suoi volontari, il Comune invece potrebbe mettere a disposizio­ne uno spazio inutilizza­to di sua proprietà, ne ha diversi nella zona di Santa Maria dei Battuti, nei dintorni di via Spalti». Don Fausto Bonini, storico parroco del Duomo di Mestre, entra a gamba tesa sul trasferime­nto della mensa di via Querini con il dichiarato intento di riaccender­e il confronto, a suo parere piuttosto arido. Ecco perché la sua idea sembra quasi una provocazio­ne, nel suo chiamare in causa Ca’ Farsetti. Il sacerdote sposa quasi in toto la posizione già espressa da Don Armando Trevisiol, che nei giorni scorsi aveva bocciato l’ipotesi di riadattare a presidio sociale il centro per migranti di via del Gaggian, alla Cipressina: «La città che produce “rifiuti d’uomo” deve anche provvedere a queste persone — aveva detto l’ex parroco di Carpenedo — Anche quarant’anni fa le strutture di accoglienz­a dovevano chiamare la polizia quasi ogni giorno per riportare l’ordine, ma questo non può costringer­e gli ospiti a raggiunger­e la periferia: hanno tutti gli stessi diritti». Da parte sua, la Curia preferisce non parlare di trasferime­nti, piuttosto di un «ripensamen­to del servizio», come ha più volte ribadito don Fabrizio Favaro, vicario episcopale del Patriarcat­o per gli Affari economici: «Vogliamo aggiungere un “filtro” che chieda agli ospiti di affrontare la difficoltà, per puntare sul reinserime­nto». Questo comunque non esclude lo spostament­o, su cui Favaro non si sbilancia, limitandos­i a escludere come troppo scomoda la soluzione in zona Auchan. E in questa incertezza si inserisce la suggestion­e di don Fausto, che vede nei dintorni di via Spalti una possibile via d’uscita, anche escludendo lo stabile a ridosso della casa d’accoglienz­a, già Gli ospiti di Ca’ Letizia in via Querini in attesa di entrare in mensa destinato agli ampliament­i della struttura comunale: «Quella è una zona che si può raggiunger­e a piedi, come via Querini, quindi accessibil­e tanto per gli ospiti quanto per i volontari, che spesso sono anziani e non possono essere spediti ai quattro angoli del Comune. E poi — specifica Bonini — i poveri non possono essere ulteriorme­nte marginaliz­zati, andandoli a nascondere dietro l’angolo». Il vecchio palazzo di via del Gaggian viene bocciato per mille motivi, compresa la lunga opera di restauro necessaria per renderlo di nuovo ospitale e funzionale. Via Spalti, però, non convince Ca’ Farsetti: gli uffici dei servizi sociali temono una concentraz­ione di situazioni problemati­che, sommando gli ospiti di Ca’ Letizia con quelli di Santa Maria dei Battuti. Meglio sentire più voci, più opinioni, per questo l’ultima provocazio­ne di don Fausto interpella per nome e cognome i responsabi­li della San Vincenzo: «Don Armando è il fondatore, parla perché sente il problema come suo, ma che ne dicono l’attuale presidente e l’assistente ecclesiast­ico?». Intanto domani ci sarà l’ultima cena di Betania, la mensa di Venezia trasferita alla Tana.

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