Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Remiere, nuovo corteo di protesta «Il Comune faccia aree no-onde»
Moto ondoso, alleanza di 33 realtà. Lettera al sindaco. Una multa su quattro è per velocità
VENEZIA I limiti di velocità non bastano più a tenere sotto controllo il problema del moto ondoso. La soluzione è abbinare ai limiti l’introduzione di aree «No wake zone» ovvero zone senza onde: se un’imbarcazione anche rispettando i limiti di velocità produce comunque onde, è obbligata a rallentare fino all’onda zero. Per pizzicare chi sgarra basta una foto con multa allegata.
A chiederlo sono 33 tra associazioni remiere, di vela e di vela al terzo che, esasperate dai problemi del moto ondoso, si sono riunite per la prima volta in un coordinamento. Vogliono tutte continuare le loro attività sociali, ma sta diventando sempre più pericoloso mettere in acqua le barche e uscire in allenamento, ancor di più se si tratta di bambini. «È una misura che si usa negli Stati Uniti, in Canada e nel Nord Europa e prevede il divieto di fare onde – spiega Lucio Conz della Canottieri Giudecca – si possono individuare le aree più delicate come i canali attorno alla città dove il problema del moto ondoso oggi è più rilevante». Il coordinamento ha elaborato un pacchetto più ampio di proposte già inviate al sindaco Luigi Brugnaro e che verranno discusse nell’appuntamento del prossimo 7 novembre. Nel breve termine chiedono un’attività di sorveglianza continua da parte delle forze dell’ordine, report settimanali sulle verifiche condotte e che siano consultabili pubblicamente, una collaborazione tra Comune e Provveditorato agli studi per portare gli studenti a vogare come attività educativa. A medio termine oltre alla No wake zone, si chiede di rendere operativo l’obbligo di Gps per tutte le imbarcazioni e l’apertura del centro interscambio merci. Nel lungo periodo incentivi per modernizzare i natanti verso una svolta green, un unico ente di gestione della laguna e una legge nazionale sul traffico acqueo in laguna. «In laguna circolano oltre 40 mila natanti, è necessario valutare l’inquinamento che producono, mentre esiste un codice della strada non c’è nulla di simile per la laguna – aggiunge Conz – vanno fatti controlli periodici antinquinamento sui motori dei natanti e inserito un controllo Gps per tutti legando ogni tipo di barca a un limite diverso nell’ottica della No wake zone». I problemi colpiscono anche Mestre come spiega Daniela Costantini della Voga Veneta Mestre: «Ci sono topi che circolano con carichi voluminosi che oscurano la visibilità, abbiamo parti di laguna interrate e tutti vanno a vogare in quei pochi canali praticabili che diventano super affollati». Il 17 novembre le associazioni si preparano a scendere in acqua per manifestare.
La questione del traffico è al centro dell’agenda di Ca’ Farsetti. Basta ricordare l’ordinanza anti-inquinamento su Rio Novo al centro del braccio di ferro tra categorie, residenti e Comune e l’avvio della procedura per arrivare alla stesura del Piano urbano della mobilità sostenibile per progettare la mobilità di Venezia del 2030. «Sarebbe un’occasione perfetta per inserire anche un piano per la laguna invece al momento di barche non se ne parla», commenta il coordinamento. L’importanza dei controlli è invece confermata dai numeri: la sola polizia locale nell’ambito del Progetto Onda Zero in collaborazione con tutte le forze dell’ordine dall’1 agosto al 15 settembre ha accertato 429 violazioni. Di queste 121 sono state per eccesso di velocità: 70 a unità di trasporto persone, 49 a diportisti, 2 a trasporto merci; 74 in bacino San Marco, 23 in Canal Grande, 21 in zona Sant’Erasmo-Vignole, 2 nel Canale delle Navi.