Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Gli incidenti uccidono più giovani delle malattie»
La comandante della Polstrada: «Guidano stanchi e auto troppo potenti»
PADOVA E’ la strage infinita. La strage dei giovani. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità gli incidenti stradali sono un grave problema di salute pubblica, la nona causa di morte per gli adulti ma la prima fra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni e la seconda nelle fasce d’età 10/14 e 20/24 anni. Senza adeguate contromisure si stima che entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità, ma in Italia l’obiettivo europeo di dimezzare le vittime entro il 2020 non si realizzerà. Nel Veneto, secondo i dati Istat e Aci elaborati dalla Regione, nel 2018 si sono registrati 14.105 scontri sulle strade, causa di 311 morti e 19.313 feriti. Il tributo più alto ancora una volta l’hanno pagato i giovani tra 15 e 24 anni, con 44 morti e 3335 feriti.
Dottoressa Cinzia Ricciardi, lei comanda la Polstrada del Veneto: conferma il trend?
«Purtroppo sì, gli incidenti stradali uccidono i ragazzi tra 15 e 24 anni più delle malattie ed è una realtà difficile da accettare».
Da cosa dipende?
«Il motivo principale dei sinistri che coinvolgono i giovani è la stanchezza. Ecco perché la polizia stradale partecipa alle campagne di prevenzione, anche in collaborazione con Usl, Croce Rossa, Sindacato dei locali da ballo, contro le stragi del sabato sera. Con controlli effettuati pure davanti alle discoteche, soprattutto d’estate, nelle aree di servizio, in tutte le province. Il messaggio che cerchiamo di veicolare è: non metterti al volante o non continuare a guidare se ti senti stanco. Fermati, dormi un’oretta e poi riparti. Ci sono dei gestori illuminati di locali notturni che mettono a disposizione stanze di decompressione per consentire agli avventori di riprendersi in tranquillità. Insomma, bisogna fare molta attenzione e avere il coraggio di fermarsi».
E poi c’è la velocità.
«Nel computo generale degli incidenti, quindi prendendo in considerazione tutte le fasce d’età, è la prima causa di morte sulle strade in Veneto, seguita dalla distrazione legata all’uso di tablet e telefonino e dall’esigenza di fumare. Poi viene il mancato rispetto della distanza di sicurezza».
Influisce il fatto che ai neopatentati, nonostante la legge lo proibisca, vengano affidate macchine potenti?
«E’ un’altra componente di un fenomeno che non si riesce a contrastare con l’efficacia che vorremmo. Non si dovrebbero mettere in mano a ragazzini che hanno appena preso la patente, quindi inesperti, auto di grossa cilindrata. Anche perché non ti danno la percezione della velocità raggiunta e quindi del pericolo collegato. Sono silenziose, stabili, non ti rendi conto di andare veloce. Se invece guidi una Panda, quando acceleri un po’ troppo trema tutta, ti restituisce l’esatta percezione della realtà».
Secondo gli ultimi dati forniti dalla polizia stradale, nel 2018 l’uso di alcol ha provocato il 19% degli schianti e l’assunzione di droga l’1,5%.
«Su questo fronte i ragazzi sono più responsabili, le campagne di sensibilizzazione condotte anche nelle scuole hanno sortito buoni risultati. Quando escono in gruppo, uno resta sobrio per poi portare a casa tutti in sicurezza e la volta dopo cede il posto a un altro. Sono più attenti degli adulti, che dicono di essere sobri con tassi alcolemici superiori a 1,5 grammi per litro di sangue, il triplo del consentito».
Stando allo studio condotto dalla University of North Carolina e diffuso dall’Asaps (l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale), i neopatentati nel primo mese alla guida sono «mine vaganti». La percentuale di scontri che li coinvolge è del 50% superiore a quella del primo anno di guida.
«E’ chiaro che dobbiamo fare ancora tanto, troppo, per proteggerli. Ed evitare giornate tristi come queste. Non è possibile veder morire persone così giovani».
"La dirigente
Non si dovrebbero mettere in mano a ragazzi inesperti auto di grossa cilindrata. Anche perché non ti danno la percezione della velocità raggiunta