Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il regista Lado e i 40 anni di «L’umanoide»
L’artista veneziano festeggiato a Trieste, anticipa i progetti futuri: «Ora un giallo in Laguna»
Ottantaquattro anni, quindici film quasi tutti di culto, una serie televisiva che oggi trasuda nostalgia come La pietra di Marco Polo, che mostrava una Venezia ingenua e bellissima in mano a una banda di ragazzini mollati in mezzo ai campi senza nessun timore se non quello di rientrare all’ora di cena. Aldo Lado, nato a Fiume ma cresciuto proprio a Venezia, ieri è stato festeggiato al Trieste Science+Fiction Festival per i 40 anni del suo L’umanoide, un calco dichiarato ma oggi romantico di Guerre Stellari di George Lucas, che solo due anni prima aveva reso ultra popolare la fantascienza e dato l’illusione, in Italia, che il genere potesse fiorire. Non fu così e L’umanoide - musiche di Ennio Morricone, regia della seconda unità di Enzo G.Castellari: insomma puro B-movie di culto alla Tarantino - resta un unicum nel cinema italiano, con personaggi in tutto e per tutto simili a quelli americani, ma con qualche messaggio in più. Come spiega il regista: «È sicuramente un film atipico per l’Italia - racconta - non ha avuto precedenti né successori, anche per incapacità dei produttori italiani di fare film così, anche per Antonio Margheriti e Mario Bava che erano sicuramente più inventivi di me. Eppure l’altro giorno mi ha chiamato un giornalista americano per farmi un’intervista su Barbara Bach, che era una delle protagoniste del film e che è la moglie di Ringo Starr e ho scoperto che negli Usa il fan ha schiere di fan. Il che dimostra quanto infantile sia il pubblico americano». Rivisto oggi il film ha la patina tipica del cinema di quegli anni, con una visionarietà che sorprende sempre. C’è il grande fratello orwelliano, c’è la sostanza che rende tutti gli uomini degli automi e c’è il messaggio sociologico: «Il film contiene un concetto sempre valido - spiega Lado, che firmò il film con lo pseudonimo di George B. Lewis non devi giudicare le persone per la loro mostruosità, non è l’aspetto che conta, perché l’animo umano, il “buono” salta sempre fuori. Molte cose in quel film viste oggi sorprendono. L’energia, per esempio, è prodotta dalla luce di per se stessa». Vitalissimo, Lado conserva un cassetto pieno di film che non ha potuto realizzare e che due anni fa a infilato nel libro I film che non vedrete mai, e qualche progetto veneziano. Dopo Chi l’ha vista morire?, La cosa buffa (entrambi del ‘72) e La disubbidienza dell’81, Lado progetta «un giallo ambientato a Venezia. Il mio rapporto con la città è viscerale, ho bisogno di tornarci. A gennaio penso uscirà il mio libro “Costanza”, la saga di una famiglia principesca. Ovviamente veneziana».