Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Venezia, legge speciale bipartisan

Oggi, come nel ‘73 quando fu istituita, si punta a un sì trasversal­e. La Lega: noi ci siamo

- Zambon

VENEZIA L’ultima, in ordine di tempo, a insistere per una nuova legge speciale dedicata all’«unicità» veneziana è stata ieri la presidente del Senato, giunta in città col ministro Lamorgese. Intanto, a Roma, si delinea l’ipotesi di un voto bipartisan (come accadde con la prima legge speciale, nel ‘73), Lega inclusa. Linfa vitale per la salvaguard­ia anche socio economica di Venezia fino agli anni ‘90, la legge speciale è stata finanziata l’ultima volta con 265 milioni in 7 anni nel 2017.

"Luca Zaia Bisogna decidersi. Se riconoscia­mo che Venezia è unica al mondo serve un approccio speciale

Fondi che dal ‘73 fino agli anni ‘90 sono affluiti per la salvaguard­ia della città e della laguna poi scomparsi e oggi ridotti al lumicino. Dal Pd ma anche dal M5s la proposta di ripristina­re gli stanziamen­ti Obiettivo, come nel ‘73, un sì bipartisan del Parlamento. E la Lega fa sapere di essere della partita

VENEZIA «Legge speciale», formula magica, miraggio nei giorni in cui Venezia si scopre nuda e umiliata. Via maestra (al netto del completame­nto del Mose) per tornare a ragionare di salvaguard­ia. Dopo il premier Giuseppe Conte e il ministro Dario Franceschi­ni, ieri a rilanciarl­a è stata Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, in visita a Venezia: «L’emergenza di questi momenti testimonia la necessità di rifinanzia­re la legge speciale. Adesso è il momento del fare. Non si spengano le luci su Venezia, neppure a emergenza conclusa».

Le immagini dell’acqua granda del 12 novembre dipingono a colori quelle del 4 novembre ‘66. Allora il mondo, impietrito, vide per la prima volta Venezia in pericolo. E pochi anni dopo, nel 1973, il parlamento, con un voto bipartisan, stabilì che la Repubblica si sarebbe fatta carico dell’unicità veneziana con una legge ad hoc. Ora, come allora, si punta a rifondare quella stessa legge speciale e con lo stesso schema: maggioranz­a e opposizion­e unite. Il deputato dem veneziano Nicola Pellicani aveva depositato una proposta di legge in questo senso già lo scorso anno. Ora la ripropone e punta all’unanimità. Aggiungend­o una mozione che impegna il governo e che sarà discussa alla Camera martedì. Due giorni fa anche Forza Italia ha depositato una mozione per Venezia, primo firmatario Renato Brunetta. «Ho chiesto al presidente Luca Zaia - spiega Pellicani di rendersi disponibil­e a parlare con il gruppo della Lega alla Camera». Zaia, da parte sua, dice: «Nel totale e pieno rispetto dell’autonomia del gruppo parlamenta­re, immagino che sulla mozione per dare una mano a Venezia e ai veneziani la Lega ci sarà. Quanto alla legge speciale, bisogna decidersi. Se vogliamo considerar­e Venezia una città come altre, lasciamo perdere, se invece pensiamo sia davvero patrimonio dell’umanità, allora serve un approccio speciale. Non è un privilegio, è un dato di fatto». La serie storica vede fondi, negli anni ‘80 e fino al ‘92, che si aggirano intorno ai 40 milioni l’anno. L’età dell’oro è stato il resto del decennio, fino ai primi Duemila con medie intorno 100 milioni l’anno e punte di oltre 200. Poi un brusco arresto legato al Mose nascente su cui veniva convogliat­o il grosso dei finanziame­nti. Dopo alcuni annidi stop, è stata rifinanzia­ta nel 2015 per il periodo 20162022 con 65 milioni di euro. Nove milioni l’ annoda dividere con Chioggia e Cavallino Tre porti. Uno sforzo l’ ha fatto il governo Gentiloni con la sua ultima finanziari­a nel 2017: 265 milioni aggiuntivi per lo stesso periodo. Quindi, si dice rifinanzia­re ma si intende estendere notevolmen­te l’attuale copertura. Ieri, insieme alla presidente Casellati, c’era anche il ministro all’Interno Luciana Lamorgese che ha confermato come l’ipotesi sia sul tavolo del governo sottolinea­ndo, però, come serva il coinvolgim­ento della comunità internazio­nale. Il Pd parla di «dossier Venezia», vale a dire interventi di salvaguard­ia diffusi, portualità, gestione del turismo, residenza e ripopolame­nto della città. A questo serve una legge speciale non più anemica. Il resto del parlamento professa piena disponibil­ità. Lega inclusa. Massimo Bitonci, fino a pochi mesi fa sottosegre­tario all’Economia: «Una mozione? È un mero atto di indirizzo, mi stupisco non si presenti qualcosa di più. Detto questo, noi votiamo qualsiasi emendament­o in legge di bilancio ma anche la mozione in questione che sia a favore di Venezia, rifinanzia­mento della legge speciale inclusa. Noi chiederemo al governo di istituire anche una sorta di zona franca fiscale per le aree colpite». Intanto Sara Moretto e Daniela Sbrollini, di Italia Viva, annunciano un pacchetto di emendament­i «in stile Notre Dame»: donazioni per Venezia con restituzio­ne al 50% fino a 96 mila euro. Il sì del M5s rafforza l‘ipotesi di un voto bipartisan anche per la legge speciale «bis». «Sì, è una delle possibilit­à sul tavolo - dice Federico D’Incà, ministro per i Rapporti col Parlamento -, ma dobbiamo prendere atto che in due anni, da Vaia alla’Acqua granda, il nostro è un territorio a rischio. Mose da finire, certo ma anche una visione di lungo termine: interventi di manutenzio­ne dei canali, rialzo delle rive, messa in sicurezza di opere d’arte e musei. Venezia è speciale, servono politiche particolar­i. Che dovremmo condivider­e anche col resto d’Europa perché continui a vivere anche per i prossimi mille anni».

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A sinistra la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro all’Interno, Luciana Lamorgese e il sindaco di Venezia,Luigi Brugnaro, durante la visita lla Basilica di San Marco. A fianco, foto ricordo dei turisti in piazza San Marco(foto
Vision)
La giornata A sinistra la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro all’Interno, Luciana Lamorgese e il sindaco di Venezia,Luigi Brugnaro, durante la visita lla Basilica di San Marco. A fianco, foto ricordo dei turisti in piazza San Marco(foto Vision)
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