Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Baita: «L’ultimo miglio dell’opera si fa se la responsabilità è unica e chiara»
VENEZIA Lo paragona alla pietra di volta di una cupola, quella che tiene in piedi tutto il sistema, posizionarla bene o no, fa la differenza. E’ quel cinque per cento (anche se il numero è indicativo) che manca a finire il Mose, l’ultimo miglio, il software per controllare tutto il sistema. Il problema è che nessuno ha la responsabilità del risultato finale, dice Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani, la società che deteneva la quota di maggioranza del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello
Stato per realizzare il Mose e della salvaguardia di Venezia. Vale per il sistema di gestione, ma anche per ogni atto dello stesso Cvn. «I commissari, che pian piano hanno allargato il loro campo di azione trasformandosi in tecnici decisori, quando firmano per chi si stanno impegnando? — si chiede — Per lo Stato o per il Consorzio, che però è una scatola vuota considerando con ci sono più Astaldi, Condotte, Mantovani, Grandi Lavori Fincosit... Allora se lo fanno per lo Stato, perché le gare non vengono fatte direttamente dal Provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto? Oggi il Cvn non ha più motivo di esistere». Ci sono i due commissari indicati dallo Stato e quasi 250 dipendenti compresi i lavoratori di Thetis e Comar, ma manca la base, ossia le imprese, praticamente tutte in procedure concorsuali. Tutto ruota intorno alla responsabilità di risultato, dice in sostanza Baita, prima era in capo al Consorzio (e quindi alle ditte con tanto di fidejussioni e patrimonio), oggi di fatto allo Stato «ma chi mi garantisce che alla fine funzioni?». Dell’ultimo miglio, il progetto del sistema l’ha fatto il Cvn, Abb si è occupato dei componenti, e Comes del montaggio. Ma nessuno di questi garantisce sul risultato complessivo finale. Nemmeno il commissario al Mose, la neo nominata Elisabetta Spitz «che ha il potere e la disponibilità per concludere l’opera, decidendo però come va finita», argomenta l’ex ad della Mantovani: continuare come è stato fatto finora o fare nuove gare «che però hanno bisogno di tempi più lunghi». La premessa: «I miei non sono
"Marea Alzare le paratoie? Impossibile senza il telecontrollo
suggerimenti e consigli, ma solo osservazioni da uno che conosce il passato, anche se qualcuno dice che sono depositario dei segreti. Dei cantieri sicuramente, ma non del Consorzio».
L’osservazione: «Io chiuderei i contratti in corso, e ne farei uno diverso con responsabilità di risultato. Anche con il Consorzio, sia chiaro, ma se mi offre garanzie, che oggi non ha, non avendo patrimonio».
La domanda inevitabile: si poteva alzare martedì? «Impossibile senza un sistema di telecontrollo, ogni azione del Mose deve essere programmata in termini di sequenza delle paratoie, velocità, adattamento... Si sarebbe operato al buio», precisa. Il commissario Francesco Ossola ha assicurato che il sistema deve solo essere testato. ( f. b.)