Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Vescovi ha ragione su tutto Cinque stelle mina vagante»
L’industriale del caffè Zanetti: «Generano disorientamento e conflitto»
Comunque la si voglia immaginare, qualsiasi coalizione di governo che abbia al proprio interno il Movimento 5 Stelle è destinata alle turbolenze e a deprimere il tessuto economico e produttivo italiano. Ne è convinto il trevigiano Massimo Zanetti, presidente dell’omonimo gruppo del caffè e delle bevande. Dalla sua trasferta di lavoro in Messico rilegge l’intervento del presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi, riportato ieri dal Corriere del Veneto e non può che ammettere di avere ampie aree di condivisione con il suo pensiero: «Questo governo -aveva detto Vescovi - prosegue sulla strada drammatica intrapresa dal precedente. Anzi sta facendo forse peggio. Il ritorno dello statalismo è ai massimi storici, con lo Stato che non mantiene le promesse e pensa di nazionalizzare aziende decotte».
Zanetti dice poi di comprendere il senso del tentativo del sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, poco sotto le dichiarazioni di Vescovi, di difendere in qualche modo gli alleati dalle accuse.
«Se si votasse domani il centrodestra non avrebbe difficoltà a vincere. Per questo le due parti politiche che reggono Palazzo Chigi stanno facendo ogni acrobazia possibile per cercare di tenere unita la compagine. In teoria il centrodestra potrebbe governare con meno tensioni, così come sarebbe molto più facile ragionare con i democratici se questi fossero più autonomi rispetto ai pentastellati».
In pratica l’oggetto sul quale si va sempre ad inciampare è il M5S
«Certamente la mina vagante nel panorama politico nazionale sono loro. Intendiamoci, non voglio dire che ogni cosa abbiano proposto e sostenuto sia stata negativa, ci sono meriti anche nel loro operato. Il problema è l’imprevedibilità di certe loro sparate, di certi lanci di bombe a mano che paiono dettati solo da un incontenibile impulso a creare disorientamento e conflitto. Alla fine è lo stile di Beppe Grillo. Comunque sia, in larga misura il movimento è composto da persone nuove nel senso di prive di cultura economica».
Riesce a spiegarsi il perché di tanta avversione contro l’imprenditoria?
«Non è così facile. Io sono sempre rimasto piuttosto lontano da sistemi associativi della mia categoria, probabilmente posso anche valutare lo scenario da una posizione più neutra. Ma il mio assunto è quello secondo il quale se l’economia funziona stanno bene tutti, non solo gli imprenditori. E comunque mi sfugge il perché dello stillicidio quotidiano degli attacchi di Luigi Di Maio contro i Benetton. Sta diventando ridicolo per quanto sia ormai sopra le righe».
La bocciatura senza riserve dell’attuale esecutivo da parte di Vescovi è un verdetto nel quale si identifica in toto?
«Obiettivamente questo governo si trova ad operare in una fase di grandi difficoltà di cui non è direttamente responsabile però è vero che, al di là di ripetute dichiarazioni di sostegno alla parte produttiva del paese, molti degli handicap che penalizzano l’industria e l’economia non vengono rimossi».
Secondo lei qual è il tema più penalizzante? Vescovi parla di Decreto dignità, di Quota 100...
«Bè, rispetto a Quota 100, dati i conti pensionistici dell’Inps e il deficit che genera, ho sempre detto che la sua introduzione è stata una follia. Ma comunque non credo siano questi gli argomenti che stanno davvero a cuore a Palazzo Chigi».
Perché? Quale sarebbe la priorità?
«Sopravvivere. Ogni provvedimento nella legge di bilancio è finalizzato a trovare un equilibrio perché le parti che animano la maggioranza si sentano soddisfatte del compromesso. In pratica non esiste una visione razionale globale dell’economia e tantomeno, in un tale contesto, sarà possibile definire linee di politica industriale credibili».
Con il governo gialloverde il quadro era migliore?
«No, per tornare indietro nel tempo e rintracciare un piano di serenità e di recupero occorre risalire al governo di Paolo Gentiloni»
Un governo di centrosinistra...
«Non è certo la parte politica alla quale tendo, io ho un’anima liberale. Ma obiettivamente l’ultima volta in cui ho potuto leggere segni di un buon governo è stata quando Gentiloni era Presidente del Consiglio».
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Massimo Zanetti
Il precedente non era migliore, quanto a segnali di buon governo il primo che mi viene in mente è Gentiloni. E non lo dice uno di sinistra...