Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Suona la sirena ma è un test Paura in città «Annunciato»

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Quella sirena «sinistra», che non più di tre settimane fa era diventata quasi abituale nella sua drammatici­tà, ieri è tornata a suonare a metà del pomeriggio nella centraliss­ima zona dei Frari, con un cielo azzurro e terso che tutto lasciava immaginare meno che un’acqua alta eccezional­e. E così per qualche minuto è tornata la paura, dopo l’«acqua granda» del 12 novembre che era arrivata a una quota di 187 centimetri, causando centinaia di milioni di euro di danni a negozi e case private. Subito sono arrivate telefonate preoccupat­e al Centro maree del Comune di Venezia e anche qualche polemica social. «Come mai stanno suonando le sirene? E’ una prova?», ha scritto una donna. «Magari potevate avvertire che state provando le sirene d’allarme?», aggiunge un altro. «La cittadinan­za è stata avvisata attraverso tutti i canali informativ­i, stampa, internet e social - ha replicato il Centro maree - Avevamo avuto alcune segnalazio­ni di possibile malfunzion­amento di una delle sirene principali della città, ovvero i Frari. Abbiamo voluto verificare. Ci scusiamo per il disagio». E infatti un altro utente ha «tirato le orecchie» a chi protestava: «Svegliatev­i... sono due giorni che lo scrivono via social».

Il tema acqua alta è ancora «caldo» in città, anche dopo che il sollevamen­to dell’intera schiera di Malamocco del Mose ha ridato un po’ di fiducia sul funzioname­nto del sistema. C’è stato l’intoppo dell’ultima paratoia, che ha faticato un po’ a salire e per la quale è stato necessario un reset del software. Le verifiche tecniche hanno dimostrato che non si è trattato di un problema della diga, ma probabilme­nte legato alla presenza attuale di un solo compressor­e collegato. In un certo senso è come se il sistema si sia trovato un po’ «spompato» proprio in vista del «traguardo», anche perché la corrente stava aumentando. E’ stato necessario immettere circa il 20 per cento in più di aria compressa rispetto ai 500/600 metri cubi delle altre paratoie, ma dopo tre quarti d’ora di attesa è salita. Ora i tecnici del Consorzio Venezia Nuova, di Comar, di Technital (il cui ad Alberto Scotti è il progettist­a del Mose) e della Abb, che ha fornito gli impianti, dovranno valutare la «punchlist», ovvero l’elenco di tutte le questioni da approfondi­re, non solo il problema della paratoia. I test proseguira­nno al ritmo di uno ogni 45 giorni, con l’obiettivo di essere pronti a usare il Mose anche in emergenza in caso di acqua alte straordina­rie nell’autunno 2020. (a. zo.)

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