Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pellegrini: il papà, l’uomo, l’imprenditore «Capace di tendere la mano al prossimo»
L’addio al consigliere comunale. La figlia: diversa, ho finito per assomigliarti
VENEZIA «Eri l’elicottero che sorvolava le nostre vite, controllando che tutto filasse liscio, senza mai essere invadente. Non ho potuto dirti addio: anche questa volta hai fatto tutto in fretta, tirarla per le lunghe non sarebbe stato da te. Fai buon viaggio papà e, se puoi, aiutaci da lassù». Sofia parla dietro gli occhiali scuri, la sua voce trema un po’ ma affronta con forza la folla riunita sotto la navata di Santi Apostoli. Sono stati tantissimi coloro che hanno voluto dare l’ultimo saluto all’imprenditore e consigliere comunale Paolo Pellegrini. C’era mezza Venezia (ma anche Mestre): ai lati dell’altare l’intera giunta di Ca’ Farsetti e gran parte del Consiglio, tra le panche presidenti di categoria, ex assessori, colleghi e rivali d’impresa. Durante l’omelia il parroco don Raffaele Moresu, ha elogiato a più riprese lo spirito di Pellegrini, capace di confrontarsi con tutti, ma anche di tendere sempre una mano al suo prossimo; ne è seguita una chiamata alla responsabilità civica che il religioso ha voluto estendere a tutta la città — in particolare dopo le difficoltà dell’ultimo mese — quasi sperando che nell’esempio l’amico Paolo possa continuare a vivere ancora. Anche perché, come ha ricordato dal pulpito un suo vecchio compagno di classe, «per Paolo non sarebbe appropriato augurare di “riposare in pace”: ovunque sia, lo immagino indaffarato e di corsa, come era sempre qui». Anche il fratello maggiore, Piero, ne ha tracciato un ritratto commovente, fatto di scambi continui, di idee geniali, di problemi risolti al volo in corridoio: «È quando ci chiamavi tutti al grido “caffé?”, sapevamo che era un modo per fare squadra, per parlarci, per trovare soluzioni». Non è un caso che ieri in tantissimi abbiano definito la sua azienda, la GP Pellegrini, come la sua seconda famiglia.
Lo ha ribadito anche il sindaco Luigi Brugnaro, con gli occhi umidi, omaggiando chi lo ha appoggiato quando ha scelto di candidarsi: «Ci hai messo la faccia, e noi imprenditori sappiamo bene cosa significhi». Il primo cittadino ne ha elogiato lo spirito, la cultura, la capacità di parlare a tutti, il «pensiero libero, che mancherà tantissimo». Ma è dietro le parole della figlia Sofia che forse si è intravisto meglio l’uomo, oltre all’imprenditore e al consigliere comunale: «Ci capivamo al volo, bastava un cenno. Io che dicevo che non avrei mai fatto il tuo lavoro ho finito per stare al tuo fianco da dodici anni. E forse, nel tempo, per assomigliarti anche, io che di natura sarei stata così diversa».
Sofia ha ricordato i fischi sulle scale, quando era bambina e lui rientrava dal lavoro dopo cena, e avvisava i figli del suo ritorno; i viaggi assieme, da cui tornava sempre con la riproduzione di un quadro, che faceva firmare a tutta la famiglia e poi appendeva in studio. Alle 12 la bara è partita verso San Michele, ma la riva di Santi Apostoli non si è svuotata prima di un’altra mezz’ora, quasi che tutti, fino all’ultimo, non volessero lasciarlo andare per il suo ultimo viaggio.