Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Uccise il padre Lo trovano con una pistola

Padova, Pasimenti era libero dopo il delitto del 2001. Trovati anche farmaci dopanti

- Roberta Polese

PADOVA Nel 2001, Paolo Pasimeni uccise il padre Luigi all’Università di Padova. Scontata la pena e tornato libero, è stato arrestato di nuovo perché trovato con una pistola rubata e sostanze illecite.

PADOVA Pistola e munizioni in un cassetto dell’ufficio e sostanze dopanti in auto. Paolo Pasimeni, 41 anni, è finito in carcere per ordine del gip. Un passato che ritorna, quello di Pasimeni, che l’11 febbraio del 2001 uccise il padre Luigi a bastonate dandogli poi fuoco nel cortile del Centro Interchimi­co dell’Università di Padova, dove la vittima, docente di Chimica, insegnava.

Il processo fece emergere due volti dell’imputato. Da una parte un’esistenza familiare tormentata, con un padre anaffettiv­o ed esigente e una matrigna severa, elementi che indussero i giudici a emettere una sentenza «lieve»: tredici anni e sei mesi. Gli fu concessa l’attenuante della «provocazio­ne», consistita in tutti quegli anni di umiliazion­i subite. Dall’altra l’appartenen­za ad ambienti neofascist­i, con i camerati padovani dell’epoca che vennero a testimonia­re in aula, la maglietta nera sempre addosso, e qualche scatto di aggressivi­tà.

Ci fu qualche polemica nel 2009, quando Pasimeni uscì dal carcere per scontare il residuo di pena, e nel 2013 Cassazione portò alla condanna a 15 anni e 4 mesi. Poi per 6 anni fuori dai radar: ha trovato un lavoro, una fidanzata, e si è dedicato al culturismo. E adesso nuovi guai. C’è da capire a che gli servisse quella Beretta 9x21 con le 52 munizioni, e che se ne facesse dei farmaci dopanti scovati nella sua macchina. Ritrovamen­ti che sono avvenuti tutti per caso.

Un mese fa nell’azienda padovana che rivende attrezzatu­re mediche, dove Pasimeni lavora come chimico, qualcuno ha visto dei topi. Sono stati gli uomini della disinfesta­zione a notare che nel cassetto del 41enne c’era una pistola e ad avvisare i carabinier­i. L’11 dicembre la perquisizi­one, e il sequestro di armi e di farmaci illegali.

Gli investigat­ori hanno scoperto che l’arma ha la matricola abrasa e che è rubata, e per questo è scattato l’ordine di custodia cautelare richiesto dal pm Silvia Golin ed emesso dal giudice. Il reato è possesso abusivo di armi, e probabilme­nte gli verrà contestata anche la ricettazio­ne. A pesare, nella decisione del magistrato, è stato il trascorso giudiziari­o: il «delitto Pasimeni» è stato uno dei casi giudiziari padovani più inquietant­i degli ultimi 30 anni. Il pm Paolo Luca, oggi a capo della procura di Belluno ma all’epoca sostituto a Padova, intuì che l’omicidio era maturato in ambiente familiare. La prima confession­e di Pasimeni è alla sorella, con la quale condivise un’infanzia complicata: la mamma morta per un’emorragia cerebrale, la nuova moglie del papà, l’allontanam­ento dalla sorella durante l’adolescenz­a con la matrigna che metteva il lucchetto al telefono per non far parlare i due fratelli. Paolo era studente di Chimica nello stesso dipartimen­to dove insegnava Luigi, ma non era esattament­e uno studente modello. La sera dell’11 febbraio il padre, uomo autoritari­o che criticava sempre i figli, aveva appena scoperto che Paolo aveva falsificat­o i voti sul libretto. Per questo litigarono in ufficio, Luigi colpì Paolo con una borsa e quest’ultimo fece esplodere in un secondo la rabbia repressa. Gli spaccò la testa con uno strizzatoi­o lavapavime­nti, poi lo trascinò in cortile e gli diede fuoco. Alla sorella che tanto amava confessò tutto sbottando in un urlo liberatori­o. Ad ascoltarlo c’erano gli investigat­ori. «Aveva vissuto in una famiglia autoritari­a, senza mamma e con poco affetto, era un ragazzo complicato». Così lo ricorda oggi Paolo Luca, che lo fece arrestare.

I reati Per Pasimeni si prefiguran­o i reati di possesso abusivo di armi e ricettazio­ne

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A sinistra Paolo Pasimeni sui banchi dell’Università, dopo che ha ripreso gli studi. Scontata la condanna per l’omicidio di suo padre, era tornato libero. Sopra, la pistola Beretta 9x21 e le 52 munizioni la cui detenzione è costata a Pasimeni un nuovo arresto
Dall’aula alla Beretta A sinistra Paolo Pasimeni sui banchi dell’Università, dopo che ha ripreso gli studi. Scontata la condanna per l’omicidio di suo padre, era tornato libero. Sopra, la pistola Beretta 9x21 e le 52 munizioni la cui detenzione è costata a Pasimeni un nuovo arresto

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