Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il manifesto e i sindaci con i piedi nel fango
Gli eventi di queste ultime settimane (ma sarebbe meglio dire: di questi ultimi anni) hanno puntato i riflettori, loro malgrado, sui «sindaci con i piedi nel fango», primi cittadini cioè, che di fronte alle avversità hanno ritenuto che il loro ruolo fosse quello non solo di «rappresentare» la comunità che li ha eletti, ma anche di mettersi alla guida e di contribuire, non da «primi» ma da «semplici» cittadini, al ripristino di ciò che era stato danneggiato. Un ruolo dunque «operativo» ai limiti del disconoscimento del ruolo istituzionale ma talmente vicino alla gente da costituire quasi una sorta di «autentica legittimazione sul campo» che va addirittura oltre l’elezione stessa.
Ora - e spero si colga l’ironia insita nella contrapposizione - ai sindaci di Abano Terme (a quasi tutti) il «fango» ha sempre portato bene. O meglio: ha sempre portato bene all’intera comunità perchè sul fango termale (un fango economicamente importante) abbiamo costruito, con l’impegno e il sacrificio di generazioni, il nostro benessere.
Ma il parallelismo, volutamente iperbolico, finisce qui. Perchè per il resto il sindaco di Abano Terme, comune A001 per il codice fiscale di chi è nato nel territorio di competenza e dunque primo in ordine alfabetico, ha gli stessi problemi del sindaco di Zungri, comune della provincia calabrese di Vibo Valentia, contrassegnato dal codice catastale M204 ed ultimo, sempre in ordine alfabetico, tra i 7.914 comuni che costituiscono la spina dorsale del nostro Paese. Dico spina dorsale perchè, nonostante tutto, è nel Comune, prima ancora che in tutte le altre Istituzioni, che il cittadino si riconosce. Vuoi per la vicinanza, vuoi per la conoscenza diretta degli amministratori, vuoi anche perchè al proprio Comune e al proprio sindaco si può dire ciò che non va fiduciosi, anche se talvolta può non essere così, che una risposta possa arrivare.
Allora: a questi sindaci vogliamo riconoscere una dignità istituzionale che la Costituzione gli garantisce ma che è del tutto disattesa? Vogliamo dargli quell’autonomia e quelle risorse finanziarie che sono puntualmente messe in discussione in nome di non si sa bene quale interesse superiore? E soprattutto, vogliamo riconoscere a questi sindaci piena legittimazione nella gestione delle emergenze, del personale, della sostenibilità? E infine, vogliamo sciogliere quel laccio che si chiama burocrazia e che troppo spesso ne condiziona l’azione amministrativa?
Ecco, io credo che il «manifesto dei sindaci» lanciato dall’Anci Veneto sul Corriere del Veneto abbia questo retroterra non di rivendicazione ma di richiesta di presa d’atto. Nei comuni, ogni giorno, si batte il record di salto mortale per far quadrare i conti e, al tempo stesso, progettare il domani. Lo facciamo comunque, nonostante la spada di Damocle di una firma apposta in calce ad un qualsiasi documento, stante il complicatissimo combinato disposto di migliaia di leggi e leggine, rischi non tanto di far cessare una stagione amministrativa, quanto di condizionare la vita di persone e, quindi, di famiglie. Chiosa finale con rimando all’abbrivio sul fango: non è pensabile, non è accettabile, che un sindaco, salvo che non sia un delinquente (e per questo c’è la magistratura), o sia un incapace (e per questo ci sono i suoi concittadini elettori), sia condizionato nell’azione da regole poco chiare quando invece ci sarebbe bisogno di regole certe, la cui interpretazione non può essere lasciata a tribunali e avvocati con tutti i rischi di ordine penale e contabile e che in caso di emergenza, di questi tempi sempre più all’ordine del giorno, finiscono per portare i sindaci sul banco degli imputati. A prescindere.