Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Rimborsi danni: ingorghi e rinunce
Quasi 2.500 pratiche ma solo 1 su 3 è chiusa. Categorie nel caos. «Ditte oberate, non si trova chi fa preventivi». Poche domande, il sindaco va a Pellestrina. Il timore dei controlli
Da una parte i danneggiati, residenti o operatori, confusi dai moduli, dalle tempistiche, dai requisiti, dai distinguo e pure da una buona dose di informazioni sbagliate, tra chi crede serva presentare certificazione Isee e chi teme di venire escluso dai prossimi rimborsi se approfitta di quelli iniziali. Dall’altra, le associazioni di categoria e le sedi Caaf, ognuna impegnata in una corsa contro il tempo per riuscire a mandare avanti più domande possibili entro le 13 del 20 dicembre, termine ultimo per ottenere i 5000 euro - per i privati - e i 20 mila euro per le partite Iva.
A un mese dalla devastante «acqua granda» che ha messo in ginocchio la laguna la macchina dei risarcimenti, partita a tempo di record, rischia di incepparsi al primo traguardo: tanta è la confusione che ieri, dopo una riunione di giunta quasi monopolizzata dal problema, il sindaco è andato di persona a Pellestrina per spiegare ai residenti dell’isola come fare le richieste. Una decisione che arriva dopo aver constato che l’ufficio commissariale dell’isola sia quello che in queste settimane ha elaborato meno moduli tra i sette organizzati da Ca’
Farsetti, nonostante proprio Pellestrina sia stata la zona dove i danni della marea sono stati maggiori.
In totale, ieri pomeriggio, il Comune parlava di 2.494 domande lavorate, per quasi nove milioni di euro complessivi (e 23 operatori impegnati da mattina a sera). Ma a fronte di 1.424 domande presentate da privati e 1.070 da parte delle imprese, solo 496 privati e 320 imprese hanno concluso l’iter protocollando la richiesta. E’ il segno che qualche problema c’è. Come ci sono negli uffici dei Caaf e alle associazioni di categoria che dovevano fare da supporto a Ca’ Farsetti ma che tra scarso personale, una mole enorme di richieste anche da non associati e le normali incombenze di dicembre, sono ingolfati. «Abbiamo i codici identificativi regionali in scadenza il 15 - ricorda Ondina Giacomin di Abbav - C’è il regolamento edilizio in discussione in Comune, ci sono Imu, Tari, Tasi... Abbiamo almeno 30 soci danneggiati, ma per compilare le domande dovremmo stipulare un’assicurazione specifica; abbiamo finito per chiedere a tutti di venire qui con le loro credenziali: compiliamo noi, ma inviano loro». Confesercenti parla di 150 pratiche già elaborate, ma anche di un grosso problema: «Bisogna fornire i preventivi, ma le ditte di manutenzione e di forniture sono sommerse dalle richieste: non riescono a farli a tutti. E abbiamo solo una settimana ancora». Il Commune per aiutare aggiorna continuamente esempi e chiarimenti sul sito.
Quello che emerge dalle centinaia di colloqui agli sportelli è anche una certa preoccupazione rispetto alla possibilità di controlli incrociati: i questionari sono quelli statali per i terremotati, richiedono di dichiarare che ogni cosa nei locali sia a norma e, a Venezia, spesso basta una finestra o una cappa aspirante per essere fuori legge. Il tempo, comunque, è il vero ostacolo: «I prossimi giorni, gli ultimi, saranno un disastro: è uno tsunami già annunciato - incalza Gianni De Checchi, presidente di Confartigianato - Servirebbe almeno un mese in più, rischiamo che per dimostrare a tutti i costi efficenza si perda in efficacia». Confartigianato è riuscita ad assegnare otto persone stabilmente agli sportelli, cui aggiunge un paio di provvisori, ma è un’eccezione: Ascom si ferma a cinque, Cna a due, più un rinforzo dal fronte dei tabaccai. «C’è confusione con le autocertificazioni, con le certificazioni professionali sopra i 20 mila euro - rimarca il presidente Roberto Magliocco - Tutta la catena si è intasata».
De Checchi
Uno tsunami annunciato serve almeno un mese di più
Magliocco
C’è confusione con alcune richieste, la catena si è intasata