Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Droga dall’Olanda all’Erbaria spaccio anche in vaporetto
Indagine della Finanza: 32 misure cautelari e 45 indagati tra cui molti clienti
All’interno di bar e bacari, fuori dai luoghi di lavoro, nelle zone della movida e anche in vaporetto.
Ogni posto era buono, purché lo scambio di droga avvenisse alla velocità della luce, talvolta senza nemmeno salutarsi o guardarsi negli occhi. Ogni pusher aveva la sua zona e i suoi clienti e, una volta venduta tutta la droga, doveva «fare rapporto» ai suoi superiori, che si occupavano della gestione del denaro. Cocaina, hashish e marijuana.
Era questo che vendeva il gruppo di trafficanti che aveva scelto il centro storico di Venezia come piazza di spaccio e che ieri è stato smantellato dalla Guardia di finanza. Dieci le misure cautelari in carcere, tutte nei confronti di cittadini albanesi, sei dei quali risultano ancora latitanti. Altri 22 sono stati colpiti da provvedimenti meno restrittivi nell’ambito di un’indagine che conta complessivamente 45 indagati. I vertici del gruppo erano Eduard Ngota, 36enne di Spinea e Anton Gjoni, 34enne di Marghera. Erano loro a occuparsi dell’importazione della droga dall’Olanda. I carichi arrivavano via macchina attraverso corrieri e venivano suddivisi tra i piccoli spacciatori, tra i quali albanesi, marocchini e quattro italiani (un 44enne di Udine, due veneziani di 40 e 43 anni e una triestina trapiantata in laguna di 41 anni, colpiti a vario titolo da divieti di dimora e obblighi di firma).
Le indagini sono cominciate due anni fa da alcuni piccoli sequestri fatti dalla guardia di finanza del nucleo di polizia economico finanziaria e del I Gruppo di Venezia in centro storico. Gli investigatori, sospettando che il giro d’affari fosse grosso, hanno approfondito
I luoghi Albanesi e italiani si dividevano Santa Margherita e bacari
con appostamenti, pedinamenti e intercettazioni, arrivando a ricostruire l’intera filiera. In questi due anni i finanzieri hanno ricostruito un giro d’affari di 70 chili di droga smerciata nella città lagunare. In fase di indagine sono stati sequestrati nove chili di cocaina, sei e mezzo di hashish e tre di marijuana a corrieri intercettati dalle fiamme gialle mentre trasportavano le sostanze. Qualcuno è stato fermato al casello autostradale a Mestre, altri nel Padovano. La droga era nascosta nei posti più improbabili: nella leva del cambio delle auto, dietro il tachimetro, dentro la ruota di scorta o all’interno del radiatore. Durante
i sequestri negli appartamenti degli indagati, invece, le fiamme gialle hanno trovato sostanze addirittura all’interno dei computer o dei deumidificatori o, ancora, in uno sgabello di plastica. Cocaina, hashish e marijuana, una volta arrivate a Venezia venivano suddivise tra i pusher che rivendevano le dosi in luoghi pubblici. Tra i posti preferiti, le zone della movida come Campo Santa Margherita e l’Erbaria, ma anche i vaporetti: in questo caso i pusher e i clienti effettuavano lo scambio in movimento, mentre scendevano e salivano dai mezzi. E poi, ancora, all’interno dei locali o in strada, sempre in maniera veloce per stare lontani da occhi indiscreti. Il giro di clienti era molto vasto: da giovanissimi in cerca di sballo a professionisti e commercianti del centro storico, che sono stati identificati durante le indagini. Nel corso di questi due anni i finanzieri hanno sequestrato 120mila euro in contanti, ma molti altri soldi sono finiti, invece, all’estero. Stando alle indagini il denaro, una volta accumulato, veniva affidato a dei «galoppini» che raggiungevano la Puglia in autobus e si imbarcavano verso l’Albania. Qui, le somme venivano spese per nuovi carichi o per altri investimenti.