Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Natale senza turisti di Venezia
Dimezzate le prenotazioni, albergatori a Roma: «Non siamo sommersi». Ma torna l’allerta marea
All’aeroporto Marco Polo hanno dovuto rivedere le previsioni e ora stimano 90mila passeggeri in meno tra novembre e dicembre; all’Actv hanno staccato in queste settimane un 30% di biglietti in meno; gli alberghi hanno già registrato il 45 per cento di disdette. Questi tre dati porteranno Venezia a Natale ma soprattutto a Capodanno a dimezzare le presenze abituali (l’anno scorso a San Silvestro era tutto esaurito). E ironia della sorte nel giorno della missione degli albergatori, scesi a Roma per urlare al mondo che Venezia non è sommersa ed abituata all’alternanza della maree, tornano le previsioni nefande.
VENEZIA «I miei ospiti dormivano, quando si sono svegliati hanno fatto colazione al piano terra senza disagi perché tutto era a posto. Il problema è che dal giorno dopo l’hotel si è svuotato a causa dei timori scatenati dalle immagini circolate in rete», spiega Stefania Stea, titolare dell’hotel Ca’ Nigra davanti alla stampa estera. Perché il dramma è che da quel 12 novembre, quando l’acqua granda travolse la Serenissima, la situazione non è più ripresa. Se il Natale infatti per Venezia non è mai stato un periodo da tutto esaurito, un dato eclatante è quello del Capodanno, quando l’occupazione è ancora sotto il 50 per cento (l’anno scorso ci fu il tutto esaurito).
Le ripercussioni sono per tutta l’economia turistica veneziana: Avm (la holding della mobilità) ha venduto nell’ultimo mese il 30 per cento in meno di biglietti dei vaporetti, all’aeroporto Marco Polo la crescita dei passeggeri si è praticamente arrestata con il l’acqua alta a 187 centimetri. «Ma se quella fosse l’altezza reale noi saremmo tutti sommersi, non è la pavimentazione della città ma lo zero mareografico di Punta della Salute», ha spiegato ai giornalisti stranieri il presidente degli albergatori veneziani Vittorio Bonacini. Il problema rimane da ormai 40 giorni sempre lo stesso: i turisti temono di trovare una città devastata, impossibile da visitare. Non è un caso che EasyJet insista a promuovere la laguna nel Regno Unito che ha di fatto cancellato i viaggi verso il Veneto. Solo nelle ultime due settimane sono ricominciate le prenotazioni su Venezia, ma per l’anno prossimo. Ne sa qualcosa Save che nel mese di novembre ha avuto un crollo del 20 per cento sulle aspettative, sceso al 13 a dicembre. Novantamila passeggeri «in meno», considerando l’aumento dei voli e della capacità degli aeromobili che avrebbe dovuto continuare a far crescere l’aeroporto di Tessera. A ieri l’aumento dei primi diciotto giorni dell’ultimo mese dell’anno era arrivato al due per cento, l’aspettativa della società era il quindici. «Il miglior modo per sostenere Venezia, in questo momento è visitarla», confessa Lorenza Lain, general manager dell’hotel Ca’ Sagredo.
Un aiuto potrebbe arrivare anche dall’amministrazione comunale che ha promesso alcune azioni promozionali sulla stampa internazionale e sui social, attraverso i contatti con alcuni personaggi e influencer che l’associazione di categoria si è impegnata ad ospitare. «Troverete una città bellissima e sostenibile, che in poche ore è tornata alla normalità», dicono gli albergatori proprio il giorno prima in cui la marea viene dati a valori eccezionali, lontani dai quasi 190 del 12 novembre, ma comunque a livelli non abituali (135-40 centimetri). I vaporetti appoggiati sulle fondamenta, i negozi sott’acqua, lavatrici, frigoriferi e mobili ammassati sulle rive, tutti da buttare perché intrisi dall’acqua. La città è stata penalizzata due volte: dall’acqua che ha lasciato dietro a sé milioni di euro di danni, e dall’effetto che le immagini hanno avuto sugli arrivi di turisti di tutto il mondo. Ma anche sui pendolari se Avm ha registrato nel parcheggio comunale di piazzale Roma un calo vicino al 30 per cento delle entrate.
Nemmeno con l’attentato delle torri gemelle le ripercussioni avevano raggiunto picchi simili con il 45 per cento di disdette il primo mese, e ancor oggi continue cancellazione di eventi, convegni e appuntamenti programmati fino alla prossima primavera. Il calo drastico di prenotazioni tocca le 400 strutture di albergatori dell’Ava, ma a catena anche ristoranti, commercianti, artigiani e riguarda in particolar modo, ma non solo, il mercato americano e inglese, che con i francesi, dice il direttore dell’associazione degli albergatori veneziani Claudio Scarpa, «rappresentano circa il 40 per cento del fatturato turistico della città». E che la crisi colpisca anche l’occupazione è un rischio tutt’altro che balzano, tanto che la scorsa mattina una delegazione degli albergatori ha incontrato il sindaco Luigi Brugnaro per elaborare una strategia comune. «Venezia convive da sempre con il fenomeno dell’acqua alta che segue il ciclo della marea: per sei ore cresce e sei ore cala», spiega il presidente Bonacini.
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Vittorio Bonacini (Ava) Venezia convive da sempre con il fenomeno dell’acqua alta che per sei ore cresce e sei ore cala. La città sa tornare alla normalità