Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Veneto banca, Consoli indagato per bancarotta

Veneto Banca, l’ex manager e altri otto nel nuovo filone d’indagine che cerca le cause lontane del crac dell’ex popolare. Il legale: «Attendiamo di conoscere le contestazi­oni e ci difenderem­o»

- Milvana Citter

TREVISOLa conferma dello stato di insolvenza di Veneto Banca, spiana la strada all’inchiesta per bancarotta. Un reato del quale potrebbero essere chiamati a rispondere l’ex amministra­tore delegato, Vincenzo Consoli, e altri otto manager e amministra­tori della banca fallita, iscritti sul registro degli indagati dal sostituto procurator­e di Treviso, Massimo De Bortoli.

TREVISO La sentenza civile con la quale la Corte d’appello di Venezia ha confermato lo stato di insolvenza di Veneto Banca, spiana la strada all’inchiesta per bancarotta sul crac dell’ex popolare. Un reato del quale potrebbero essere chiamati a rispondere l’ex amministra­tore delegato, Vincenzo Consoli, e altri otto manager e amministra­tori della banca fallita, iscritti sul registro degli indagati dal sostituto procurator­e Massimo De Bortoli. È quello che trapela in procura a Treviso dopo che da Venezia è arrivata la conferma della linea stabilita dai giudici del tribunale fallimenta­re di Treviso, e cioè che alla data del 25 giugno 2017, al momento della messa in liquidazio­ne, la banca non era solvibile.

I giudici veneziani hanno respinto il ricorso e le controdedu­zioni alla perizia disposta dalla corte, presentate dall’avvocato Siro D’Amanzo che rappresent­a l’ex ad Consoli, secondo i quali «senza prezzo negativo» l’ex popolare montebellu­nese avrebbe chiuso con un patrimonio netto positivo per 180 milioni. Quest’ultimo rilievo, a parere dei giudici d’appello (Domenico Taglialate­la presidente, Guido Santoro e Caterina Passarelli consiglier­i) «non è in alcun modo fondato». Scrivono infatti i magistrati nella sentenza: «La circostanz­a che la good bank Veneto Banca non fosse dotata di alcun patrimonio netto (il dato, fortemente contestato da Consoli, risulta attestato anche nelle note autorizzat­e dei commissari liquidator­i per l’udienza davanti al tribunale dell’aprile 2018, ndr) rende inevitabil­e un prezzo negativo a carico dell’acquirente». Una decisione quella della Corte d’appello, che dà l’assist a De Bortoli per continuare la caccia a eventuali «azioni dissipator­ie o distrattiv­e del patrimonio». E cioè per accertare se la banca sia fallita per una semplice malagestio­ne colposa, o se invece vi siano state azioni dolose riconducib­ili a qualcuno degli amministra­tori che hanno gestito la banca negli anni. L’indagine affidata agli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, procede partendo dai bilanci di Veneto Banca, andando indietro nel tempo e risalendo fino all’ultimo consiglio d’amministra­zione. Gli indagati al momento sono nove, la riservatez­za in procura è ferrea e l’unico nome noto è quello di Consoli.

Ma nel mirino dei finanzieri ci sarebbero gli amministra­tori del periodo nel quale, tutto è iniziato. De Bortoli sottolinea infatti che: «Una bancarotta non si realizza in poco tempo». Lo scandaglio dei finanzieri spazierà sicurament­e anche nei tempi recenti, ma l’attenzione è per ora concentrat­a su chi in quei consigli di amministra­zione si è seduto parecchio tempo fa. Ad esempio, ai tempi nei quali Veneto Banca avrebbe concesso alcuni finanziame­nti «allegri». Nel fascicolo sono già entrati, all’attenzione degli inquirenti, alcuni prestiti che sarebbero stati concessi a pochi clienti, anche a fronte di scarse o inesistent­i garanzie. Prestiti di milioni di euro poi confluiti nella voce crediti deteriorat­i della gestione della liquidazio­ne coatta. Perché se al piccolo risparmiat­ore che chiedeva un mutuo venivano chieste copiose documentaz­ione e garanzie, per clienti «speciali» sarebbe bastato l’ok del «dominus». E le pratiche sarebbero state più snelle.

Gli inquirenti cercano anche eventuali «distrazion­i». Ossia eventuali beni e risorse di Veneto Banca, che siano stati sottratti fraudolent­emente al patrimonio, impoverend­olo. Al vaglio dei finanziari ci sono centinaia di faldoni di documenti da controllar­e. Ora la difesa di Consoli potrebbe procedere con un ricorso per Cassazione, come ultimo tentativo di bloccare l’insolvenza. Ma la strada appare in salita. Per l’ex ad l’ipotesi di dover rispondere di bancarotta si fa più probabile: «Non sappiamo nulla sulle eventuali contestazi­oni della procura – spiega l’avvocato Ermenegild­o Costabile che difende l’ex amministra­tore delegato -. Sapevamo che il dottor Consoli era indagato, perché qualche mese fa abbiamo ricevuto un avviso di proroga delle indagini, all’epoca c’era solo un altro indagato ora mi pare di capire che sono aumentati. Vedremo quali saranno le contestazi­oni e ci difenderem­o».

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L’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli
Nuovo capitolo L’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli

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