Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sanità tutta pubblica tre prestazion­i su quattro negli ambulatori Usl

Dal Ben: a Venezia integrazio­ne per i tanti over 65

- Giacomo Costa

VENEZIA «I numeri non sbagliano, chi afferma il contrario mente sapendo di mentire». A un passo dalla fine del 2019 e seguendo i conti fatti a livello regionale dal governator­e Luca Zaia, l’Usl 3 Serenissim­a snocciola le cifre degli ultimi anni, ribadendo come «la sanità pubblica non sta venendo smantellat­a a favore di quella privata».

Nel 2018, nella Usl 3 Serenissim­a, su un costo di produzione pari a un miliardo 374 milioni e 78 mila euro, sono stati spesi 76 milioni di euro per le strutture private (49 milioni e 500 mila per l’attività ospedalier­a e 26 milioni e 500 mila per l’ambulatori­ale), pari al 5,5 per cento del totale. Le proporzion­i, per lo stesso periodo, non cambiano se si prendono in esame le prestazion­i: tre servizi ambulatori­ali su quattro sono stati fatti nella sfera pubblica; negli ospedali del veneziano si sono registrati quasi sette volte il numero dei ricoveri contati nelle strutture private accreditat­e, con più del triplo dei posti letto. I dati sono quelli dell’anno scorso - quelli del 2019 arriverann­o solo tra qualche mese ma servono a dimostrare uno scostament­o minimo nel tempo, visto che si allontano molto poco da quelli del 2017, quando i ricoveri privati ammontavan­o a 10.057 e i pubblici a 68.708: nel 2018 sono stati rispettiva­mente 9.598 e 67.962. Tra le strutture accreditat­e, la parte del leone è riservata a villa Salus, che da sola sfiora la metà dei ricoveri totali, seguita dalla casa di cura San Marco di Mestre, che ne registra il 35 per cento, dal Fatebenefr­atelli che si accontenta del dieci per cento, e infine dal San Camillo, dove trovano posto appena lo 0,5 per cento dei ricoverati.

Di fronte ai numeri anticipati su scala regionale dal governator­e Luca Zaia l’altro giorno, i sindacati invitano a fare una riflession­e sul fatto che si tratta di una fotografia parziale, perché mancano tutte quelle visite e prestazion­i sanitarie che vengono fatte in regime del tutto privato. «Nel conteggio — dice Daniele Giordano, segretario Cgil — mancano le prestazion­i che si decide di pagare completame­nte in via privata, magari perché l’attesa è troppo lunga o perché il servizio, preso in carico dall’Usl di residenza, di fatto sarebbe erogato in un presidio sanitario scomodo per il paziente, che preferisce arrangiars­i. Calcoliamo inoltre che molte aziende oggi come integrativ­o forniscono servizi sanitari erogati da privati, senza essere accreditat­i con il pubblico». «Il problema delle liste d’attesa può risultare spesso “drogato” - aggiunge Dario De Rossi, della Cisl - più vengono aperte, più si allungano. Che il pubblico e il privato lavorino assieme è utile, anzi fondamenta­le. Basti guardare alle prestazion­i di specialist­ica “semplice” come dermatolog­ia o oculistica. Diverso il discorso dei posti letto, di riabilitaz­ione. Qui dovrebbe essere concessa più autonomia decisional­e alle Usl, per poter mettere davvero tutto a sistema».

Per Dal Ben, comunque, la grande sfida di questa sinergia è rappresent­ata dalla gestione dell’invecchiam­ento della popolazion­e, una questione particolar­mente sentita proprio nel veneziano: nel centro storico, in particolar­e, gli over 65 sono quasi uno su tre, mentre anche in tutto il resto del Veneto si arriva a uno su quattro. «Un tema su cui ancora la partita sarà giocata in prima linea dalla sanità pubblica, integrata con quella privata accreditat­a, con il pubblico sempre a garanzia dell’equità tra i cittadini», dice Dal Ben. Prima c’è da finire di risolvere la questione della carenza di medici. Nell’Usl 3 mancavano 128 medici su 1100 che operano, nel 2019 ne sono stati assunti 84.

Sindacati Giordano «Foto parziale mancano i numeri di chi si affida del tutto ai privati per evitare le attese»

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