Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ufficio affitti per aiutare la residenza «Ai proprietari sconti sulle tasse»
La proposta di delibera del Pd, sull’onda di un progetto di Milano
VENEZIA Come si convince un proprietario ad abbassare il prezzo dell’affitto? Prevedendo incentivi che rendano conveniente farlo. E’ questo il succo della proposta del Pd per combattere lo spopolamento di Venezia: favorire i proprietari per aiutarli ad abbassare i canoni rendendoli così alla portata di giovani coppie che, anziché trasferirsi fuori comune dove i prezzi sono più bassi, possano rimanere in città.
Ieri la capogruppo del Pd Monica Sambo e il consigliere Emanuele Rosteghin hanno presentato una delibera – firmata anche dal consigliere e deputato Nicola Pellicani – per chiedere al Comune la creazione di un Ufficio sociale per il rilancio della locazione che, nelle intenzioni, sarà l’organo deputato a guidare il progetto. Qualcosa di simile è gia stato fatto dal Comune di Milano. Ma in cosa consiste l’idea? Tutto parte da un accordo del 2018 che ha portato Comune, organizzazioni sindacali, degli inquilini e dei proprietari, a suddividere il territorio comunale in diverse aree, individuate in base al pregio, e a prevedere per queste aree dei canoni concordati minimi e massimi per gli appartamenti, inferiori del 20 per cento a quelli che si trovano nel libero mercato. «Prendiamo l’estremo di una zona come San Marco dove l’affitto massimo annuale è di 270 euro annui al metro quadro – spiega Rosteghin – con il prezzo concordato si scende 180 euro». Compito dell’Ufficio sarebbe far incontrare inquilini e proprietari incentivando l’utilizzo del canone concordato.
Ma cosa ci guadagna il proprietario? L’abbassamento della cedolare secca al 10 per cento e una riduzione dell’aliquota Imu. Non solo, l’Ufficio lavorerebbe anche per tracciare un identikit del possibile inquilino per capire la sua capacità di solvenza così da rassicurare il locatore. Il progetto prevede poi l’istituzione di un fondo che, in caso di morosità incolpevole dell’inquilino (non riesce a pagare perché ha perso il lavoro), garantirebbe al proprietario di incassare comunque l’affitto. Il fondo, finanziato dal Comune, coprirebbe infatti i mesi di morosità per poi concordare un piano di rientro. «Si potrebbe definire una cifra per il fondo, per esempio 1 milione – continua Rosteghin – per un progetto che potrebbe dare circa 300-400 alloggi».
L’idea nasce per favorire la residenzialità di un comune che è sceso sotto le 260 mila persone perdendo 16 mila abitanti dal 2000. E dove gli affitti continuano a crescere visto che le case disponibili per i residenti sono sempre meno, sostituite da quelle per turisti: a Mestre nel 2014 gli alloggi turistici erano 2.196, oggi sono 7.573. «L’idea si rivolge a chi non vive una situazione di disagio tale da accedere ad alloggi Erp ma che trova difficoltà nel libero mercato – sottolinea Sambo – una volta partiti si potrebbe poi allargare il progetto anche ai negozi». Favorevoli i sindacati, presenti ieri con Mario Ragno (Uil), Daniele Giordano (Cgil) e Paolo Bizzotto (Cisl). «E’ una proposta che non risolve il problema della residenzialità ma va nella giusta direzione».