Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il giallo dei due baby ladri acrobati si indaga per capire da dove vengano
Hanno saltato muretti, scalato alberi, e corso sui tetti, ma alla fine sono finiti chiusi nel carcere minorile di Treviso. Non si sa, però, da dove siano arrivati. I due giovanissimi ladri acrobati che venerdì hanno cercato di portarsi via quattro iPhone dagli espositori di C&C Informatica, in viale Garibaldi, non hanno infatti fornito alcun indirizzo alle autorità, rifiutandosi persino di informare le famiglie di quanto era accaduto. Per loro, insomma, si sono aperti direttamente i cancelli della prigione. I due, 14 anni il primo e 16 il secondo, sono di origine rumena ma vista la giovane età è ovvio che abbiano una residenza anche in Italia. Capire dove vivono potrebbe essere utile per ricostruire le loro frequentazioni, per capire se dietro alla rapina improvvisata ci siano logiche più complesse. Proprio la rocambolesca corsa tra i tetti, ad esempio, tradisce un discreto allenamento sia fisico che psicologico, del genere che intraprende chi si cimenta con il parkour per abituarsi a superare ogni ostacolo in un lampo e poi lanciarsi subito nel vuoto. Eppure i due ragazzini risultano incensurati, al loro nome non corrisponde neppure una segnalazione e la questura di Venezia esclude che possano essere collegati ad altri furti «acrobatici» consumati nel territorio negli ultimi mesi. Intanto il negozio di via Garibaldi ha rialzato le saracinesche, ma di quanto successo venerdì non parla nessuno. Silvia, la ragazza che ha cercato di fermarli ed è finita a terra, ha una costola rotta e 30 giorni di prognosi. I suoi colleghi, ieri, evitavano ogni dichiarazione. (gi.co.)