Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Baciate e capitale Confronto in aula sul vero ruolo di Zonin
La difesa: gli contestano 3 incontri su 965 baciate
VICENZA Al processo per il crac Bpvi confronto in aula sul ruolo del presidente Zonin a proposito delle «baciate» e dei fittizi aumenti di capitale.
VICENZA «Ricordati di massaggiare il presidente Zonin per le pratiche che vanno oggi in Cda», scriveva via Sms nel lontano 2011 l’allora vicedirettore di Popolare Vicenza, Paolo Marin, al dg Samuele Sorato. Escludendo che si trattasse di manipolazioni rilassanti o terapeutiche, i metaforici «massaggi» perorati da Marin vanno interpretati come raccomandazione affinché Zonin venisse adeguatamente sensibilizzato riguardo al buon esito dell’operazione. Questione niente affatto banale, poiché stiamo parlando del finanziamento milionario concesso agli imprenditori del pane Morato, che contestualmente con quei soldi acquistarono azioni della banca, ricavandone anche un compenso per il disturbo (la cosiddetta «baciata perfetta»).
Dunque, il presidente Zonin sapeva o non sapeva dei finanziamenti correlati all’acquisto di azioni Bpvi – le «baciate», per l’appunto – che in quegli anni erano merce corrente nel suo istituto? Attorno a questo interrogativo si è sviluppata l’udienza di ieri del processo per il crac dell’ex Popolare, durante la quale ha testimoniato in aula il maresciallo della Finanza di Vicenza Michele Tavilla. Cioè l’investigatore che ha lavorato alle due informative per la procura in cui è stato condensato il materiale d’inchiesta riguardante la posizione di Zonin: Sms e telefonate intercettate, corrispondenza tra la presidenza e i top manager della banca, agende sequestrate contenenti incontri e appuntamenti di lavoro del presidente, file audio dei Cda del 2013.
Un malloppo che contiene alcuni passaggi sdrucciolevoli per l’ex numero uno di Bpvi. Per esempio, agli atti della presidenza risulta una lettera del marzo 2014, che ha il difetto di essere anonima e però mostra di avere ben chiaro l’andazzo in essere: «Presidente - scrive l’ignoto estensore rivolgendosi a Zonin - perché continuare in questa folle corsa a dimostrare le forze di una banca che non ci sono o, se sembrano esserci, derivano da numeri manipolati ad arte?». E ancora, più sotto: «Come fai a non sapere che l’ultimo aumento (di capitale, ndr) è stato fatto a forza di finanziamenti di centinaia di migliaia di euro ad aziende che non potevano dire di no, e che l’80% dei prestiti erogati ad aziende è stato utilizzato per sottoscrivere azioni della banca?».
In aula il maresciallo delle Fiamme gialle ricorda anche
le agende sequestrate, che riportano tre appuntamenti di Zonin con clienti-soci che poi sarebbero sfociati in finanziamenti «baciati», uno dei quali riguardava l’ereditiera triestina Donata Irneri e il figlio Michelangelo Hauser (che proprio ieri avrebbero dovuto testimoniare al processo ma hanno dato forfait all’ultimo adducendo problemi di salute); tornano d’attualità anche alcune intercettazioni telefoniche dell’ex dg Sorato, da cui emergerebbe che Zonin era ben consapevole di ciò che stava avvenendo; spunta infine un altro Sms, questa volta del vicedirettore Emanuele Giustini, diretto a Sorato: «Bisogna parlare al presidente dell’operazione Dalla Rovere (altra “baciata” plurimilionaria, ndr)».
La difesa dell’ex presidente, sostenuta dall’avvocato Enrico Ambrosetti, si è concentrata sui punti deboli del materiale raccolto dalla procura. I finanziamenti correlati? «Su 965 pratiche documentate, per Zonin si parla di tre incontri in tutto...». La «baciata» di Donata Irneri? «Come dimostrano le date (dicembre 2013, ndr) avviene fuori dalle operazioni di aumento di capitale». Le intercettazioni di Sorato? «Sono tutte del settembre 2015, quando l’ex Dg era già fuori da Bpvi ed era in causa con la banca». L’Sms per spingere la pratica Dalla Rovere? «Zonin era perplesso, perché all’epoca Ambrogio Dalla Rovere era anche consigliere di amministrazione di Veneto Banca».
In definitiva: «Andando a logica, delle due l’una - chiosa Ambrosetti -: o Zonin andava “massaggiato”, come scrive Marin, e allora non sapeva come stavano le cose. Al contrario, se davvero avesse saputo tutto, non c’era bisogno di alcun massaggio».
La lettera «Le forze della banca derivano da numeri manipolati ad arte»
L’Sms «Bisogna parlare al presidente della pratica Dalla Rovere»