Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fusina, Musolino tira dritto Brugnaro e Zaia contro il Porto
Approvato il nuovo piano economico del terminal. L’incognita delle crociere
Un sospiro di sollievo per la Venice RoPort Mos, la società del Gruppo Mantovani, che gestisce il terminal delle autostrade del mare di Fusina. Porto e Capitaneria hanno approvato il riequilibrio economico-finanziario dell’intervento, ma così come era avvenuto a maggio per il bilancio consuntivo 2018, il comitato di gestione portuale si è spaccato, evidenziando la frattura tra il presidente Pino Musolino e gli altri due enti, Città metropolitana e Regione. La prima ha votato contro, la seconda non ha partecipato alla seduta (il comandante del Porto di Chioggia non ha votato). Il problema sono stati i nove milioni di contributo alla società e una proroga della concessione di ulteriori dieci anni (oltre alla riduzione complessiva dell’investimento di venti milioni, da 159 a 139 milioni). Una diversità di vedute con dubbi anche di legittimità che ieri il rappresentante della Città metropolitana Fabrizio Giri ha ribadito nella dichiarazione di voto contrario.
Mancanza di trasparenza, comunicazioni non avvenute, illegittimità dei provvedimenti, le motivazioni espresse a cui si è sommata l’ipotesi del governo (con approfondimento di Vtp consegnato al Porto già in ottobre) di spostare una parte delle crociere proprio a Fusina, nelle due banchine che la Venice Ro Port deve realizzare per i traghetti. Cosa succederebbe del progetto originario e del piano finanziario se fossero spostate le grandi navi, la riflessione di Ca’ Corner, che avrebbe auspicato almeno il rinvio del provvedimento in attesa di decisioni certe. «Tutti i pareri legali sono stati positivi, l’operazione era necessaria per evitare il rischio di gravi
Contrasti Disaccordo sul contributo di nove milioni e sulla concessione più lunga
danni per l’erario oltre che l’interruzione delle attività — precisa Musolino — un operatore finanziariamente sano permetterà di mantenere un presidio nel comparto dei roro, ro-pax che è cresciuto a doppia cifra negli ultimi due anni». Ma non è compito dell’Autorità portuale rendere solido un investitore, la motivazione di Città metropolitana e Regione. Il contributo e l’allungamento della concessione infatti servono al Venice
Ro Port per completare gli investimenti (sarà realizzato anche un garage multipiano al posto dell’albergo) e l’ampliamento, così come previsto originariamente con due darsene (i lavori della sud devono essere finiti entro il 31 marzo) e quattro banchine.
L’operazione è partita dal rischio di richiesta di risarcimento dalla società in caso di recesso considerando che già nel 2016 la Venice RoPort aveva chiesto la revisione del piano economico finanziario minacciando il recesso unilaterale della concessione e una richiesta di risarcimento di ottanta milioni di euro. «C’era il concreto rischio che il mancato avvio dei lavoro della darsena sud comportasse l’obbligo di restituire all’Unione Europea quasi 7,9 milioni di euro di cui il terminalista ha beneficiato — spiega il presidente — ed evitare un’azione legale per un danno di svariate decine di milioni di euro, oltre che la perdita del canone». Che la società dal 2014 al 2016 non ha pagato (nel 2017 è partito un piano di rientro pare però non rispettato).
Il problema è che di tutto questo il comitato di gestione non sarebbe mai stato informato, o solo a cose già fatte, come per l’accordo preliminare tra Porto e terminalista. Che non sono mai state presentate e valutate ipotesi alternative all’allungamento della concessione e al contributo. Che non è mai stato affrontato il tema dell’attività crocieristica nonostante la presentazione di una proposta di project financing da parte di Vtp riguardante il terminal di Fusina contrastante con quanto previsto nell’accordo e nel piano finanziario approvato. La tregua tra Pino Musolino e Luigi Brugnaro è già finita.