Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Variati: «Sfidare Zaia sui suoi tre punti deboli»
Variati: «Ambiente, sanità e competitività le bandiere da agitare»
Sanità, ambiente e competitività. Il sottosegretario all’Interno, Achille Variati (Pd) spiega come il centro sinistra non possa battere Luca Zaia quest’anno ma possa lavorare sui tre «punti deboli» del governatore.
VENEZIA I sogni, tanto per cominciare, mettiamoli da parte: «Guai a pensare che il risultato dell’Emilia possa avere una qualche implicazione sulle elezioni regionali del Veneto, è una cosa fuori dal mondo. Però esiste un modo per cominciare a vincere anche perdendo, e cercherò di spiegare come».
Dalla sua scrivania al Viminale («Un palazzo dal quale l’allora ministro Matteo Salvini ha fatto all’Italia un racconto spudorato sul tema dei migranti»), il sottosegretario all’Interno Achille Variati, già sindaco di Vicenza nel decennio passato e prima ancora consigliere regionale di opposizione per 13 anni, guarda ai turbamenti di Pd e centrosinistra con occhio clinico: «Cominciamo da un punto cruciale: Salvini in Emilia ha perso ma il mio schieramento non dovrebbe esultare troppo. La vittoria si deve in parte al fatto di avere avuto un buon governatore ricandidato come Bonaccini, e in parte agli errori commessi da Salvini medesimo, che si è auto-inflitto la sconfitta commettendo, tra gli altri, l’errore esiziale di personalizzare le elezioni. Un errore che hanno fatto tanti vanesi in politica…».
Però, par di capire, nel campo del centrosinistra rimane una debolezza di fondo: è così?
«È così. Ed è una debolezza che risiede soprattutto nella scarsa capacità del Pd di raccontare agli italiani un’alternativa rispetto al messaggio propugnato da Salvini. Il confronto sui social, per esempio, è stato lasciato completamente in mano all’avversario. Noi pensiamo di saper fare bene le cose ma questo non basta: bisogna anche saperle comunicare. Un errore gravissimo della mia parte politica è limitarsi a sperare che le scelte di responsabilità e civiltà, da sole, facciano aumentare il consenso. Non funziona così».
Figuriamoci in Veneto, dove il centrodestra comanda da 25 anni consecutivi.
«Per l’appunto. In Veneto, tanto per cominciare, non abbiamo un leader. Perciò, e questo lo dirò forte e chiaro nella direzione regionale di domani (oggi per chi legge, ndr), la vera sfida non passa dai nomi o dalle alchimie di partito. Passa, invece, dalla scelta di alcuni temi forti, sui quali sfidare Zaia là dove la sua posizione non è più così solida. Questo intendo, quando dico che si può cominciare a vincere anche perdendo».
Quali sono i punti deboli del governatore più amato d’Italia?
«Sono tre: ambiente, sanità e competitività del Veneto. Negli ultimi 10 anni, che sono gli anni del governo Zaia, in questi ambiti il Veneto è peggiorato».
Ma la sanità veneta non era, a detta di Zaia, quella al top in Italia?
«Ha ragione lui quando dice che i livelli di assistenza restano di alta qualità ma cito tre punti che denotano le fragilità del sistema: i tempi di attesa troppo lunghi per le prestazioni specialistiche, la scelta molto discutibile di accentrare anche la programmazione nell’Azienda Zero voluta dal governatore e le forti difficoltà in cui si dibattono i servizi territoriali. Qui siamo arretrati».
Anche l’ambiente se la passa peggio?
«La qualità dell’aria che respiriamo, con i continui sforamenti dei limiti delle Pm10, è diventata drammatica. E lo stesso aggettivo utilizzerei per descrivere l’inquinamento delle falde acquifere di grandi aree del Veneto. Per finire con la cementificazione dissennata: solo nel 2o18, in Veneto è stato consumato suolo per 913 ettari. E questo non lo dice Variati, lo dicono i dati ufficiali».
Cosa intende, invece, quando dice che la competitività della regione è diminuita?
«Voglio dire che dall’altra parte, quella di Zaia, si parla soltanto dei migranti che arrivano e non dei 13 mila giovani, formati e qualificati, che hanno lasciato il Veneto per andare a studiare o a lavorare altrove. Uno spreco di capitale umano che grida vendetta».
Queste sono le bandiere da impugnare per andare alla battaglia elettorale. Ma chi farà il comandante?
«Io penso che su questi temi ci costruisce un’alleanza forte e a quel punto si può selezionare il candidato giusto per incarnare la sfida. Lo dico anche perché, in Veneto, non abbiamo mai fatto un investimento vero sul portabandiera in Regione: tutti, da Cacciari alla Moretti passando per Carraro, se ne sono andati appena ne hanno avuta l’occasione».
E se fosse Achille Variati a impugnare il vessillo?
«Mi sarebbe piaciuto, se solo avessi avuto qualche anno in meno (ne ha appena compiuti 67, ndr). Ma non si può fare tutto, sono qui a Roma per fare un altro lavoro e l’ho appena iniziato».
"Per la vittoria di Bonaccini nel Pd non c’è molto da festeggiare
La sinistra non sa comunicare l’alternativa al messaggio di Salvini
Negli ultimi 10 anni il Veneto è peggiorato: Zaia va incalzato su questo