Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Alunni dalla Cina, dateci la lista»
Il provveditore di Vicenza chiede l’elenco alle scuole. «Nomi e indirizzi, massima riservatezza»
VENEZIA Mentre i governatori della Lega, Zaia in testa, vogliono isolare gli alunni rientrati dalla Cina, l’Ufficio scolastico regionale ha chiesto agli istituti del Veneto di fornire il numero degli studenti arrivati da poco o che si trovano ancora nella Repubblica Popolare. Un passo in più lo fa il provveditore di Vicenza, che ha inviato una lettera ai presidi in cui gli invita in via riservata a fornire «nome e cognome, qualifica (o classe frequentata, se studenti), residenza e data del rientro».
VENEZIA Un paio di giorni fa, i dirigenti scolastici della provincia di Vicenza si sono ritrovati sulla scrivania una strana lettera. «Strana» sia per i contenuti che per quel ribadire che si tratta di una «comunicazione riservata» e, come tale, «si confida nella massima riservatezza».
L’intestazione è del Ministero dell’Istruzione e a firmarla è stato il provveditore di Vicenza, Carlo Alberto Formaggio, che si rivolge a tutti i presidi «delle scuole e istituti statali e paritari del territorio provinciale di Vicenza» chiedendo loro di collaborare a quella che - dicono alcuni dei destinatari - appare come una sorta di schedatura di chiunque, bambini compresi, si sia recato in Oriente in queste settimane di allarme Corona virus. Una iniziativa, sostiene il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale, che avrebbe ricevuto l’avallo della prefettura vicentina.
«Si chiede di segnalare tempestivamente a questo ufficio - si legge nel documento - qualora si verifichino rientri negli edifici scolastici di studenti, docenti, personale Ata provenienti dalla Cina». E se ieri l’Ufficio scolastico regionale ha chiesto agli istituti del Veneto di fornire il numero di alunni appena rientrati o che si trovano ancora nella Repubblica Popolare, a Vicenza si pretende che i presidi indichino anche «nome e cognome, qualifica (o classe frequentata, se studenti), residenza e data del rientro».
Insomma, proprio mentre i governatori del Nord vorrebbero isolare gli alunni di ritorno dalla Cina e il premier Giuseppe Conte ribatte che «non ci sono i presupposti » e che «chiunque ha un ruolo di rappresentanza politica ha il dovere di dare un messaggio di serenità e tranquillità», ecco che nel mondo della scuola c’è chi si butta avanti e chiede che le scuole comunichino al provveditorato «nella massima riservatezza» (e quindi - pare di capire - senza che i genitori ne siano informati) l’identità e l’indirizzo di casa dei propri studenti rientrati dall’Oriente.
In quale modo verranno utilizzati quei dati? La nota non lo spiega. Le informazioni, prosegue la lettera, vanno inviate «esclusivamente» alla e-mail della segreteria del provveditore con la raccomandazione - altra postilla - di «non utilizzare quella dell’ufficio scolastico provinciale né inviare riscontri via posta cartacea».
Considerato l’ordine del silenzio, nessun preside ieri si azzardava a commentare pubblicamente il documento. Ma la richiesta, com’è ovvio, ha lasciato basiti molti di loro. «È una specie di schedatura - attacca un dirigente - non ne vedo l’utilità, visto che le linee guida del Ministero non prevedono nulla del genere. Credo che “spifferare” al provveditore dove siano stati in vacanza i miei alunni, senza neppure chiedere il permesso ai genitori, rappresenti una violazione della privacy. Questi dati sensibili finiranno nelle mani della prefettura e quindi del governo?». Un altro dirigente contattato dal Corriere del Veneto, si schiera invece dalla parte di Formaggio: «Siamo di fronte a un’emergenza sanitaria mondiale e la scuola ha il dovere di proteggere la salute dei ragazzi. Se per farlo dobbiamo farci parte attiva segnalando chi rientra dalla Cina, che siano bambini o maestre, non ci vedo nulla di male».
Il provveditore prova a calmare le acque: «Il mio obiettivo è solo quello di monitorare la situazione, alla luce dell’allarme sociale legato al Coronavirus. Posso garantire - conclude Formaggio - che i dati verranno trattati nel rispetto della privacy».
Il dibattito riguarda un ambito delicatissimo come quello scolastico, che già deve fare i conti con genitori preoccupati dal fatto che è stata abolita la norma regionale che imponeva agli studenti di presentare il certificato dopo il quinto giorno di assenza per malattia. «Questione - dice la dirigente regionale, Augusta Celada - sulla quale c’è grande richiesta di chiarimenti: valutiamo se sia il caso di fare azioni di accompagnamento alla norma».
Ma intanto, al di là della quarantena obbligatoria proposta dai governatori, la comunità cinese in Veneto sembra intenzionata a fare tutto il possibile per impedire la diffusione del contagio. Nella Scuola italo- cinese di Padova due alunni sono ospitati nel collegio visto che mamme e papà, da poco rientrati da un viaggio in patria, si sono tappati in casa: ci rimarranno per 14 giorni, in modo da escludere la presenza del virus. Altri tre studenti, invece, salteranno le lezioni: sono in auto-isolamento con le rispettive famiglie. La stessa «quarantena volontaria» del bimbo cinese iscritto a una scuola elementare trevigiana: i suoi genitori lo stanno tenendo chiuso in casa benché il loro rientro dalla Cina sia avvenuto prima dell’entrata in vigore del blocco aereo. Infine, a Vicenza, altre cinque giovani (tra i 18 e i 20 anni) che frequentano un corso di lingua italiana hanno scelto di autoisolarsi prima di tornare tra i banchi.