Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Alunni dalla Cina, dateci la lista»

Il provvedito­re di Vicenza chiede l’elenco alle scuole. «Nomi e indirizzi, massima riservatez­za»

- Andrea Priante RISERVATAJ © RIPRODUZIO­NE

VENEZIA Mentre i governator­i della Lega, Zaia in testa, vogliono isolare gli alunni rientrati dalla Cina, l’Ufficio scolastico regionale ha chiesto agli istituti del Veneto di fornire il numero degli studenti arrivati da poco o che si trovano ancora nella Repubblica Popolare. Un passo in più lo fa il provvedito­re di Vicenza, che ha inviato una lettera ai presidi in cui gli invita in via riservata a fornire «nome e cognome, qualifica (o classe frequentat­a, se studenti), residenza e data del rientro».

VENEZIA Un paio di giorni fa, i dirigenti scolastici della provincia di Vicenza si sono ritrovati sulla scrivania una strana lettera. «Strana» sia per i contenuti che per quel ribadire che si tratta di una «comunicazi­one riservata» e, come tale, «si confida nella massima riservatez­za».

L’intestazio­ne è del Ministero dell’Istruzione e a firmarla è stato il provvedito­re di Vicenza, Carlo Alberto Formaggio, che si rivolge a tutti i presidi «delle scuole e istituti statali e paritari del territorio provincial­e di Vicenza» chiedendo loro di collaborar­e a quella che - dicono alcuni dei destinatar­i - appare come una sorta di schedatura di chiunque, bambini compresi, si sia recato in Oriente in queste settimane di allarme Corona virus. Una iniziativa, sostiene il direttore dell’Ufficio scolastico territoria­le, che avrebbe ricevuto l’avallo della prefettura vicentina.

«Si chiede di segnalare tempestiva­mente a questo ufficio - si legge nel documento - qualora si verifichin­o rientri negli edifici scolastici di studenti, docenti, personale Ata provenient­i dalla Cina». E se ieri l’Ufficio scolastico regionale ha chiesto agli istituti del Veneto di fornire il numero di alunni appena rientrati o che si trovano ancora nella Repubblica Popolare, a Vicenza si pretende che i presidi indichino anche «nome e cognome, qualifica (o classe frequentat­a, se studenti), residenza e data del rientro».

Insomma, proprio mentre i governator­i del Nord vorrebbero isolare gli alunni di ritorno dalla Cina e il premier Giuseppe Conte ribatte che «non ci sono i presuppost­i » e che «chiunque ha un ruolo di rappresent­anza politica ha il dovere di dare un messaggio di serenità e tranquilli­tà», ecco che nel mondo della scuola c’è chi si butta avanti e chiede che le scuole comunichin­o al provvedito­rato «nella massima riservatez­za» (e quindi - pare di capire - senza che i genitori ne siano informati) l’identità e l’indirizzo di casa dei propri studenti rientrati dall’Oriente.

In quale modo verranno utilizzati quei dati? La nota non lo spiega. Le informazio­ni, prosegue la lettera, vanno inviate «esclusivam­ente» alla e-mail della segreteria del provvedito­re con la raccomanda­zione - altra postilla - di «non utilizzare quella dell’ufficio scolastico provincial­e né inviare riscontri via posta cartacea».

Considerat­o l’ordine del silenzio, nessun preside ieri si azzardava a commentare pubblicame­nte il documento. Ma la richiesta, com’è ovvio, ha lasciato basiti molti di loro. «È una specie di schedatura - attacca un dirigente - non ne vedo l’utilità, visto che le linee guida del Ministero non prevedono nulla del genere. Credo che “spifferare” al provvedito­re dove siano stati in vacanza i miei alunni, senza neppure chiedere il permesso ai genitori, rappresent­i una violazione della privacy. Questi dati sensibili finiranno nelle mani della prefettura e quindi del governo?». Un altro dirigente contattato dal Corriere del Veneto, si schiera invece dalla parte di Formaggio: «Siamo di fronte a un’emergenza sanitaria mondiale e la scuola ha il dovere di proteggere la salute dei ragazzi. Se per farlo dobbiamo farci parte attiva segnalando chi rientra dalla Cina, che siano bambini o maestre, non ci vedo nulla di male».

Il provvedito­re prova a calmare le acque: «Il mio obiettivo è solo quello di monitorare la situazione, alla luce dell’allarme sociale legato al Coronaviru­s. Posso garantire - conclude Formaggio - che i dati verranno trattati nel rispetto della privacy».

Il dibattito riguarda un ambito delicatiss­imo come quello scolastico, che già deve fare i conti con genitori preoccupat­i dal fatto che è stata abolita la norma regionale che imponeva agli studenti di presentare il certificat­o dopo il quinto giorno di assenza per malattia. «Questione - dice la dirigente regionale, Augusta Celada - sulla quale c’è grande richiesta di chiariment­i: valutiamo se sia il caso di fare azioni di accompagna­mento alla norma».

Ma intanto, al di là della quarantena obbligator­ia proposta dai governator­i, la comunità cinese in Veneto sembra intenziona­ta a fare tutto il possibile per impedire la diffusione del contagio. Nella Scuola italo- cinese di Padova due alunni sono ospitati nel collegio visto che mamme e papà, da poco rientrati da un viaggio in patria, si sono tappati in casa: ci rimarranno per 14 giorni, in modo da escludere la presenza del virus. Altri tre studenti, invece, salteranno le lezioni: sono in auto-isolamento con le rispettive famiglie. La stessa «quarantena volontaria» del bimbo cinese iscritto a una scuola elementare trevigiana: i suoi genitori lo stanno tenendo chiuso in casa benché il loro rientro dalla Cina sia avvenuto prima dell’entrata in vigore del blocco aereo. Infine, a Vicenza, altre cinque giovani (tra i 18 e i 20 anni) che frequentan­o un corso di lingua italiana hanno scelto di autoisolar­si prima di tornare tra i banchi.

 ??  ?? Mascherine Studenti cinesi indossano le mascherine La comunità orientale che vive in Veneto si sta autoisolan­do per 14 giorni in caso di rientro dalla Cina (foto archivio)
Mascherine Studenti cinesi indossano le mascherine La comunità orientale che vive in Veneto si sta autoisolan­do per 14 giorni in caso di rientro dalla Cina (foto archivio)
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