Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’imam entra in chiesa e il Patriarca in moschea

Storico passo per il dialogo interrelig­ioso

- Maria Paola Scaramuzza

L’imam è entrato in chiesa, il Patriarca in moschea. E insieme hanno partecipat­o ad un incontro-dialogo sulla pace moderato da una donna islamica.

MARGHERA (VENEZIA) I volti si confondono tra le panche delle chiese: sacerdoti, famiglie, donne velate, in primo banco come nelle sedie appoggiate sui tappeti della moschea. L’Imam della Provincia di Venezia siede di fronte al crocifisso, in chiesa. Un’ora dopo, il Patriarca di Venezia toglierà le scarpe in moschea. Insieme, l’uno nel luogo sacro dell’altro. E a rivolgere quelle domande che tanti fedeli hanno dentro, tenendo le fila di questo incontro senza precedenti per il Patriarcat­o di Venezia, c’è la voce ferma di una donna musulmana, capo velato e l’esperienza di chi ha attraversa­to per intero i due mondi che si stanno incontrand­o, nel cuore intercultu­rale di Marghera, proprio in quel momento. E’ la voce di Karima.

Guidati da una donna, prima in chiesa e poi al Centro Islamico, il Patriarca Francesco Moraglia e l’Imam della Comunità islamica di Venezia Hammad ieri hanno per la prima volta nella storia visitato uno il luogo di culto dell’altro, dialogato con i fedeli delle rispettive comunità, e infine mangiato insieme sulle tavole preparate nel Centro

Islamico di Marghera per la cena offerta ai fedeli cattolici dalla comunità musulmana.

A guidare il dialogo il volto della rappresent­ante della comunità femminile musulmana di Venezia, Karima Medelli Comiv, algerina da oltre trent’anni divenuta veneziana, mediatrice culturale e fiera di prendere la parola tra i due leader religiosi. « Lei è un ospite d’onore» dice Karima al Patriarca.

Il gesto scelto dalle due guide spirituali veneziane, Imam e Vescovo, cade ad un anno esatto dalla firma, ad Abu Dhabi, del primo Documento sulla Fratellanz­a sancito da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar e a quattro mesi dalla consegna, lo scorso 4 ottobre, dello stesso documento alla città di Venezia. Parla di «incontro storico» l’imam Hammad di fronte ai fedeli della sua comunità: «Il Patriarca ci ha onorato con la sua prima visita in moschea e questo per le nuove generazion­i è un onore molto importante, ringraziam­o sua Eccellenza e tutti voi per questo incontro pieno di emozioni e fratellanz­a».

Parte dall’identità il Patrarca di Venezia: «La nostra identità deve essere il primo punto del rapporto con l’altro. Allora sono importanti le parole che usiamo. Quando mancano le parole, si rischia una frattura. In ogni comunità devono esserci degli apripista, persone coraggiose e libere, convinte della loro fede».

E gli apripista, nella Marghera multicultu­rale, hanno il volto di Amadou, ventidue anni, arrivato sulle coste di Salerno sopra un barcone cinque anni fa e poi spedito a Venezia: «Un prete, don Nandino Capovilla, mi ha convinto ad iscrivermi a scuola». E il volto di Elisa, ventiduenn­e mestrina: «Frequentia­mo la Fraternità islamico-cristiana di Marghera, tra studenti, insegnanti, italiani convertiti, catechiste, musulmani immigrati». A margine, ieri, c’è stato tempo anche per parlare di moschee: «Una comunità religiosa che è rispettosa del bene comune e dei diritti e dei valori fondamenta­li della persona e di una società in cui si trova – dice Moraglia - ha diritto di esprimere la sua fede, ha diritto di trovare i suoi modi e gli spazi dove pregare».

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Al centro il Patriarca Francesco Moraglia tra l’imam di Venezia e la rappresent­ante della comunità musulmana femminile (Foto Errebi)
Nel nome della pace Al centro il Patriarca Francesco Moraglia tra l’imam di Venezia e la rappresent­ante della comunità musulmana femminile (Foto Errebi)

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