Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ambientalisti e cittadini insieme «Inceneritore, ritirate il progetto»
Ma i 51 sindaci del Comitato: «Dire no non tutela la saluta»
MESTRE «Ritirate il progetto dell’inceneritore di Fusina». Cobas, Medicina democratica, Ambiente Venezia e Assemblea permanente contro il rischio chimico a Marghera ribadiscono il no alla creatura che Ecoprogetto, società privata di Veritas, vorrebbe partorire a Fusina. La volontà è quella di rinnovare gli impianti con una spesa di circa 100 milioni di euro per bruciare il combustibile solido secondario (Css) al posto della massa legnosa, per diminuire i costi di smaltimento. Sono tonnellate di rifiuto secco alle quali verrebbe tolto materiale metallico e sassi per poi essere macinato. Fermentata la parte organica e tolta l’acqua, sarebbe pronto per la combustione. «L’impianto è progettato per bruciare 268 mila tonnellate di rifiuti l’anno tra cui 150 mila tonnellate di Css ottenute dalla lavorazione di 450 mila tonnellate di rifiuto secco. Sarebbe la produzione di Css maggiore di tutta quella prodotta in Veneto». Non solo, lamentano gli ambientalisti durante l’incontro pubblico di ieri sera al teatro Kolbe, «rimangono da bruciare le 84 mila tonnellate di legno e altro materiale organico derivato da rifiuti urbani e speciali, ma soprattutto 34 mila tonnellate di fanghi essiccati contenenti Pfas e altre sostanze nocive, ottenuti dalla lavorazione di 90 mila tonnellate di fanghi umidi derivanti dagli impianti di depurazione civile di tutto il Veneto e da 40 mila tonnellate di percolati liquidi provenienti dalle discariche regionali». «E lì c’è di tutto - denunciano Franco Rigosi di Medicina democratica e Mattia Donadel di Opzione zero - Se dopo aver inquinato acqua e terra i Pfas li liberiamo anche in aria siamo a posto». Una corsa contro il tempo per fermare tutto. Nei prossimi giorni ci sarà una riunione del Consiglio di bacino. A giugno, dalla Regione, arriverà la Valutazione di impatto ambientale, «e nelle carte depositate da Veritas - Ecoprogetto non si parla né di rischi sanitari, né di incidenza ambientale - dice Donadel - la soluzione è essiccare e stoccare, non spargere per l’ambiente». La paura di chi è contrario all’inceneritore è che, essendo il rifiuto secco in calo grazie alla raccolta che si differenzia sempre meglio, il bruciare dell’impianto si estenderà allora a molto altro. «Abbiamo costruito una società in cui avveleniamo i figli che verranno.
E non è nemmeno vero che si ottiene più energia bruciando - spiega il prof Gianni Tamino del comitato scientifico Iside - così ne recupero solo un 20%, con il riciclo salgo al 60% e con il riuso al 90% » . « I sindaci hanno a cuore la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. L’equazione no agli impianti uguale tutela della salute e dell’ambiente non regge più e chi sostiene che i rifiuti siano una risorsa deve rendersi conto che questo è vero solo se si è capaci di ridurli, raccoglierli, trattarli e gestirli» ha scritto il Comitato di coordinamento e controllo dei sindaci (44 della Città Metropolitana più 7 della provincia di Treviso).
L’iter
La trasformazione di Fusina a giugno sarà sottoposta alla valutazione d’impatto