Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Ho il buio»: Crac Bpvi, l’immobiliarista smentisce la baciata «suggerita» da Zonin
VICENZA L’ereditiera Donata Irneri era una delle testimoni chiavi nel processo per il crac Bpvi. Colei che avrebbe potuto mettere con le spalle al muro l’allora presidente Gianni Zonin, chiarendo se sapesse o meno dell’esistenza delle «baciate», dei finanziamenti per acquistare azioni della banca. Confermando se davvero il cavaliere, amico di famiglia, le avesse detto che la banca l’avrebbe aiutata a sottoscrivere le azioni in vista dell’aumento di capitale 2013, quando l’imprenditrice si era rivolta a lui per avere un consistente mutuo.
Ma nell’udienza di ieri in tribunale a Vicenza, quando ha preso posto sul banco dei testimoni, la 73 enne residente a Cortina ha sostenuto a più riprese di non ricordare, di aver rimosso. E questo nonostante le domande incalzanti del pm Gianni Pipeschi. La donna ha addirittura negato (diversamente dal figlio sentito dopo di lei) di aver comprato un milione di azioni con quel maxifinanziamento da 3,5 milioni che Bpvi le aveva concesso: «Il denaro è andato tutto per la immobiliare Cmc di cui sono presidente, quel mutuo non mi è stato dato per comprare azioni, nemmeno in parte», ha riferito. Il pm insiste, rilegge ad alta voce i passaggi di quanto l’imprenditrice aveva detto nel 2016. «Aveva riferito che Zonin le aveva chiesto se fosse interessata all’aumento di capitale, che lei allora non disponeva di mezzi e così il presidente le aveva det to che l’avrebbero aiutata e poi, dopo l’acquisto, si era detto contento perché era con loro». Irneri però è evasiva: «Può essere», «Ho cancellato » , « Ho il buio » , «Non sono sicura che si sia parlato di aumento di capitale». E ancora: «Può essere che abbia acquistato azioni», peccato non abbia saputo riferire con che soldi, «non ho parlato con Zonin della perdita di valore delle azioni: la cosa mi creava ansia».
Il figlio, Michelangiolo Hauser, con varie società e vicepresidente della Cmc, racconta di quando a Vicenza assieme alla mamma aveva incontrato - unica volta - Zonin, al quale avevano esposto la necessità di ottenere liquidità per la società, dando in garanzia un immobile di Cortina quotato 4 milioni. Le trattative verranno definite poi con i referenti di zona. Con però una «novità»: «Ci era stato chiesto di aumentare il fido per creare liquidità e comprare azioni della banca, è stato un fulmine a ciel sereno - ha dichiarato Hauser - Ma avevo bisogno di chiudere l’anno con la cassa e ho deciso di aderire. Un’unica operazione. Non so dire se c’era stato un accordo tra mia mamma e la banca, di certo se lo abbiamo sottoscritto vuol dire che lo abbiamo concordato».
A parlare per ore è stato anche l’avvocato Paolo Angius, già vicepresidente di Banca Nuova e nel cda di Bpvi (indagato in altro procedimento). Era il 2015 quando l’amico Mario Lio, allora vicedirettore di Banca Nuova, lo fa incontrare con Adriano Cauduro, vicedirettore generale Bpvi, che gli riferirà, preoccupato, dell’«esistenza di un capitale finanziato per meno di 300 milioni, di 65 lettere di riacquisto, quelle che Bce voleva ottenere altrimenti avrebbe chiesto la risoluzione della banca, e dei fondi lussemburghesi che comprendevano spazzatura». Cauduro «temeva per la propria posizione - ha spiegato Angius - così mi caricai sulle spalle questa situazione gravosa e andai a parlarne con Zonin che ebbe uno choc iniziale».