Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Buco» del Lido di Venezia la Corte presenta il conto: 12 milioni di euro di danni

La procura della Corte: progetto lacunoso sull’eternit. Nel mirino funzionari e tecnici

- Alberto Zorzi

Per il «buco» del Lido di Venezia, il palazzo del cinema mai nato la magistratu­ra presenta il conto: 12 milioni di danni

VENEZIA Tutto era nato a dicembre del 2009. «Durante la fase preliminar­e di scavo (...) sono stati rinvenuti diversi frammenti di eternit di dimensioni ragguardev­oli » , aveva scritto l’impresa Sacaim, che guidava l’Ati vincitrice dell’appalto, al commissari­o. Nel febbraio successivo il disastro era già chiaro: «Il materiale inquinante si sta ritrovando in tutta l’area di cantiere e fino alla profondità di tre/quattro metri». Ma sarebbero serviti un altro paio d’anni per gettare la spugna, con la clamorosa risoluzion­e del contratto e lo stop ai cantieri. Ora, però, per il «buco» – di nome e di fatto – di quello che avrebbe dovuto essere il Nuovo Palazzo del Cinema, orgoglio del Lido di Venezia e della Biennale per la grande festa dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la magistratu­ra presenta un salatissim­o conto da pagare:

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La perizia Il progetto non ha previsto adeguati scavi e indagini finalizzat­e sul terreno. Campioname­nti sbagliati

più di 12 milioni di euro, da addebitare ai membri della gestione commissari­ale, al responsabi­le unico del procedimen­to e alla commission­e tecnica, cioè a tutti quei soggetti che avrebbero dovuto vigilare e accorgersi che il progetto esecutivo aveva del tutto sottovalut­ato la possibilit­à di trovare l’eternit sotto terra.

Nelle scorse settimane il viceprocur­atore regionale Giancarlo Di Maio, che insieme alla Guardia di Finanza ha portato avanti per quasi un decennio un’indagine complessa su migliaia e migliaia di pagine di documenti, ha notificato l’invito a dedurre a 12 persone (ce n’era una tredicesim­a, nel frattempo deceduta), a cui contesta un danno erariale – diviso in parti uguali – di circa un milione a testa: nel caso di condanna, scrive il contabile, l’83 per cento della somma dovrebbe essere versato allo Stato, il 13 per cento alla Regione Veneto e il 4 per cento al Comune di Venezia, in base alla quota parte di spesa per i lavori. Ora gli «indagati» avranno la possibilit­à di controdedu­rre, poi la procura deciderà chi mandare a giudizio.

Secondo l’idea degli studi 5+1 e Rudy Ricciotti il nuovo Palacinema, costruito davanti a quello attuale, avrebbe avuto una parte scoperta (da alcuni def ini ta « sas so » per l’aspetto) e un’enorme area sotterrane­a, con una grande vetrata a forma di ala di libellula. Già in fase di progettazi­one però i costi erano lievitati, dai 94,5 milioni iniziali a 137. Ma il problema fu appunto l’eternit, di cui l’area del Lido si rivelò traboccant­e. Grazie

anche a una perizia dell’ingegner Erio Calvelli, però, la procura contabile si è convinta che il «peccato originale» fosse appunto nel progetto esecutivo, che non aveva previsto adeguati scavi archeologi­ci e indagini finalizzat­e alla caratteriz­zazione del terreno da scavare. I campioname­nti eseguiti, infatti, erano stati mirati alla ricerca di metalli e composti chimici organici, ma non mine r a l i come l’amianto, come invece avrebbe dovuto suggerire la storia del piazzale, realizzato nel 1938 con un rialzo di tre metri del precedente pavimento, con materiali di risulta.

Quando i lavori vennero fermati nel 2011, erano già stati spesi più di 30 milioni di euro. Denari gettati al vento, visto che poi la giunta di Luigi Brugnaro nel 2015 arrivò a una transazion­e con Sacaim e l’anno dopo il «buco» fu definitiva­mente chiuso. Per la procura della Corte dei Conti, però, possono essere contestati solo 11,6 milioni, perché alcuni lavori preliminar­i si sarebbero dovuti fare comunque, mentre da un certo punto in poi si è cercato solo di tamponare la situazione, nella speranza di non aver buttato via i soldi. Poi c’è un milione forfettari­o per il progetto – «privo di utilità per una parte», per aver ignorato la possibilit­à di trovare l’eternit – che ne era costati 3,2. «Il danno da ricondurre alla mancata rilevazion­e delle lacune progettual­i è di 12 milioni e 643 mila euro», conclude Di Maio. Ma non basteranno nemmeno quelli a sanare la ferita.

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Mai nato Davanti all’ex Casinò doveva sorgere un nuovo palazzo del cinema, ma non è mai stato costruito

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