Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tsunami droga su Chioggia «Senza di noi non si sniffa»

Ventitrè arresti. Sequestrat­i conti, società, auto, case per 7 milioni di euro

- Eleonora Biral

CHIOGGIA «Se ci fermiamo, a Chioggia non si sniffa più». È sufficient­e questa frase, estrapolat­a da un’intercetta­zione, per comprender­e il giro d’affari di una banda di spacciator­i che in 18 mesi è riuscita a vendere, a Chioggia e dintorni, 70 chili di cocaina, 150 di marijuana e 30 di hashish.

Da oggi, nella città clodiense, trovare la droga sarà sicurament­e più difficile: ieri i carabinier­i hanno messo fine a questo business che si stima abbia fruttato ai componenti della rete 7 milioni di euro. Ieri gli uomini del Gico della guardia di finanza hanno sequestrat­o l’equivalent­e in beni: Porsche, Audi, Bmw, appartamen­ti, quote societarie e anche conti correnti in Italia e a Tenerife (qui anche un immobile).

Diciotto persone sono finite in carcere, con l’ordinanza firmata dal gip Andrea Battistuzz­i, cinque ai domiciliar­i, una è stata raggiunta da un obbligo di dimora e un’altra dal divieto di dimora, la maggior parte sono italiani. Altre tre sono state arrestate durante le 75 perquisizi­oni effettuate nelle province di Venezia, Treviso, Padova, Rovigo e Torino perché trovate rispettiva­mente con un quattro chili di marijuana e 750 grammi di cocaina.

L’inchiesta, coordinata dal procurator­e aggiunto Stefano Ancilotto, è un vero e proprio tsunami per una città come Chioggia, e così è stata chiamata dalla compagnia clodiense dei carabinier­i, guidata dal capitano Francesco Barone. L’indagine, cominciata a settembre 2017, ha riguardato i fornitori dei piccoli spacciator­i del «cartello» della droga chioggiott­o. Tutto è iniziato grazie a un foglietto con appuntati alcuni nomi perso da una persona vicina agli indagati all’interno di un bar. I carabinier­i hanno cominciato a ricostruir­e il quadro.

Al vertice del gruppo c’erano il 62enne Marco Di Bella e il 44enne Raffaele D’Ambrosio che si occupavano di rifornirsi delle sostanze e di venderle ai vari spacciator­i. Droga di alta qualità (purezza fino

Uall’80%), tanto che se qualche partita non era buona si rivolgevan­o ad altri fornitori. Ne hanno cambiati alcuni nel corso dei 18 mesi, tra cui una donna straniera che nelle intercetta­zioni rivela di fare questo lavoro «perché sono madre di un figlio, ne ho bisogno». Di Bella e D’Ambrosio, una volta comprata la droga, la depositava­no all’interno di un magazzino a Chioggia nel quale andavano a prenderla poco prima di incontrare gli ndici persone ogni 10mila consumano droga a Chioggia. Un numero che può sembrare poco rilevante, ma che se rapportato al dato relativo al Comune di Venezia, in cui si contano cinque consumator­i ogni 10mila abitanti, risulta del tutto sproporzio­nato e allarmante. A rivelarlo, ieri al termine dell’operazione Tsunami, è stato il comandante provincial­e dei carabinier­i di Venezia, Mosè De Luchi, spiegando che in fase di indagine (e anche prima) gli investigat­ori si sono accorti che «i servizi sanitari avevano verificato un consumo di droga, a Chioggia, sproporzio­nato rispetto ad altre zone della provincia». È stato anche questo a spingerli in questa inchiesta, che ha sicurament­e messo in difficoltà il mercato nella città clodiense. E che i consumator­i chioggiott­i spacciator­i. Tra le persone che si rifornivan­o dai due c’era anche Floriano Stifani, 44enne originario di Piove di Sacco e residente a Treviso, sottouffic­iale dell’esercito. Soprannomi­nato «il rosso» e «il carabinier­e» (perché aveva presentato domanda per entrare nell’Arma, richiesta rigettata), è finito ai domiciliar­i ed è accusato di aver acquistato dalla coppia circa tre etti di cocaina, che secondo le intercetta­zioni poi rivendeva. In siano molto attenti anche alla qualità delle sostanze è emerso anche nel corso delle indagini e delle intercetta­zioni. Ci sono conversazi­oni nei quali, in riferiment­o alla nuova partita, alcuni indagati dicono «Che buona, questa è uno spettacolo», oppure «questa è più perlata», e i fornitori sono attenti allo stato di conservazi­one. Se la qualità non raggiungev­a un certo livello, i fornitori cambiavano il loro canale di approvvigi­onamento, per non deludere i loro clienti ed evitare di fare «figure di m…», come si legge nelle intercetta­zioni. Gli scambi tra fornitori e pusher a volte avvenivano vicino a parrocchie e anche in presenza di figli minorenni. La cocaina veniva venduta a 80 euro al grammo, a 10 la marijuana e a 14 l’hashish. (e.bir.) una conversazi­one, infatti, il militare dice a Di Bella, che non ha cocaina da vendergli: «E adesso cosa do ai miei colleghi?». In un’altra occasione Stifani si sarebbe reso conto di essere pedinato dai carabinier­i e, pur avendo incontrato i fornitori, non avrebbe acquistato nulla. Fornitori e spacciator­i tra loro usavano spesso un linguaggio in codice. Un punto di domanda equivaleva a 50 grammi di cocaina, un punto esclamativ­o a 10 grammi. Altre volte anziché di etti parlavano di «ragazze», di moto e di macchine. E se qualcuno non pagava, Di Bella e D’Ambrosio erano pronti a farsi valere. In una conversazi­one Di Bella fa capire che vuole mandare alcuni suoi amici da un cliente: «Loro gli dicono 12.500 entro 15 giorni, altrimenti ospedale. Quelli non hanno mica paura se c’è la polizia, lo ammazzano».

Ed effettivam­ente questo debitore qualche giorno dopo è stato raggiunto nel ristorante in cui lavorava e picchiato. Gli incontri avvenivano in luoghi diversi: dalla darsena ai parcheggi dei supermerca­ti, addirittur­a vicino a una parrocchia. Tutti erano attenti agli spostament­i anche delle forze dell’ordine e si scambiavan­o informazio­ni sui posti di blocco, dicendo «Qui c’è temporale». I guadagni erano altissimi. Uno degli indagati ha detto: «Questo mese ho fatto 90mila». Adesso, tutti quei soldi li dovranno restituire. I conti sono all’inizio. «Abbiamo svolto indagini patrimonia­li su 100 persone, tra indagati e familiari», spiega Gennaro Avitabile, comandante provincial­e della guardia di finanza.

Militare Tra i clienti un sottouffic­iale dell’Eserci to: «E ora cosa do ai colleghi?»

Traffico In due anni 250 chili di stupefacen­te. Le parole in codice

 ??  ?? Colti sul fatto Una delle riprese finite nel fascicolo delle indagini. Ieri c’è stato il blitz delle forze dell’ordine con gli arresti
Colti sul fatto Una delle riprese finite nel fascicolo delle indagini. Ieri c’è stato il blitz delle forze dell’ordine con gli arresti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy