Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Maty, copertina e polemiche «Neanche me ne accorgo»
La modella italiana di pelle nera non ha perso il sorriso e il papà chiede di non punire «quel signore»
CHIAMPO (VICENZA) Tutti belli in casa: babbo, mamma, le tre sorelline più piccole, il fratellino. Lei poi, è su Vogue e abbiamo detto tutto. Belli e felici così che la loro bellezza splende di più, con in aggiunta un tocco di riserbo, la piega di un pudore e l’ombra di una ritrosia che li rende tutti ancora più seducenti. In una parola: Monna Lisa. E infatti eccola lì, appesa in corridoio da papà Diba Hadjimalik, senegalese di 55 anni, operaio conciario, italiano che l’ha comprata in un mercatino e che ora sembra l’insegna araldica di famiglia, «il ritratto di una donna che ride ma che non vuole farsi vedere che ride e così è ancora più bella», dice. La casa è piena di foto, sui muri, in alto sopra le porte c’è tutta la galleria di una famiglia innamorata, la mamma Fatou su tutte nei vestiti tradizionali del Senegal: bellissima.
Maty Fall Diba non c’è, è a lezione di scuola guida. È da ieri pomeriggio che mezzo mondo la sta inseguendo per avere un suo parere circa il pandemomio che ha suscitato e di cui non è responsabile. Vittima e beneficiata. Come lo vediamo subito. Succede che l’altro giorno il volto della bellissima diciannovenne di origine senegalese appare su Vogue (la Bibbia del bello in carta patinata) e il sindaco di Chiampo, Matteo Macillotti (leghista) se ne rallegra, anzi si felicita e rende pubblici complimenti all’affermazione «di una bellezza veneta cittadina di Chiampo». Apriti cielo, Daniele Beschin, consigliere della sua maggioranza, non è d’accordo, su Facebook rende noto che «Maty, bella è bella, ma non può essere considerata una bellezza veneta». Accade che in 24 ore il consigliere ha perso il posto che aveva nella Lega, espulso con decreto immediato dalla segretaria provinciale, con disonore e disdoro per atteggiamenti e posizioni razziste. L’uomo era in ritardo con la dottrina salviniana, impreparato ne paga il conto e il caso diventa nazionale, il colore si fa di nuovo politica e la bellezza viene strattonata secondo presunte categorie razziali.
Maty Fall Diba arriva finalmente, un maglioncino, i jeans struciti, i capelli acconciati alla dread loks - un marchio di famiglia questo, le treccine ce l’ha anche la sorellina più piccola Diba Zisatu – è bella, magrissima incredibilmente giudiziosa, anche questo un tratto di famiglia. «Che posso dire? È bello rappresentare così la mia seconda casa». Il Veneto intende. Lei parla francese come prima lingua, poi l’italiano, quindi l’inglese, conosce il «wolof», la lingua del Senegal, non sa esprimersi in dialetto veneto. Sorride riconoscendo la mancanza e lasciando intendere che forse c’è rimedio - ammesso che il consigliere Beschin si accontenti – che si può fare ma di politica non vuol parlare: «Non ne so niente, a scuola, tra noi ragazzi, non ne parliamo proprio, so che è successo per quella copertina ma io proprio non me ne sono accorta, nessuno mi ha fatto osservazione in quel senso e poi, anche se fosse..».
Anche se fosse, appunto. Papà la risposta al «se fosse», ce l’aveva prima che arrivasse la figlia: e faceva più o meno così: «Non è un problema e non è la fine del mondo quel che è accaduto, ciascuno è libero di dire quel che vuole, dispiace per quel che ha detto il consigliere comunale, è che ognuno ha la sua mentalità, anzi non bisognerebbe fargliene una colpa, credo anzi che quel signore dovrebbe tornare al suo lavoro». E mentre dice sorride di quel sorriso terzo che emana dal quadro in corridoio, che è di tutta la famiglia, che ci fa sentire piccini, che accoglie e compatisce senza rancore la miseria e l’ignoranza dei nostri bisticci razziali, compresi quelli di chi colpevolmente si è affrettato a castigare il reprobo e quelli di chi ancora adesso, a mezza bocca, insiste e dice che il nero è bello ma non rappresenta il Veneto. A Chiampo ce ne sono. Danno un giudizio categoriale, non razziale precisano, sentono il pericolo dell’equivoco e ne sono intimiditi. «Con Diba il sindaco voleva dire che era felice per Chiampo, quell’altro l’ha capita a modo suo e ha detto una castroneria. Ne hanno fatto una questione di stato».
La figlia è come papà, superiore, e poi parla la lingua della bellezza che zittisce tutti i soloni. «Sono felice per la tanta gente che mi supporta, ma non è compito mio criticare chi la pensa diversamente». Si è trovata anche lei su Vogue a sua insaputa, «ha fatto tutto l’agenzia per cui lavoro», e ha fatto in fretta, Diba è stata ingaggiata solo nel settembre scorso, in pochi mesi si è fatta notare, in un giorno è diventata una star per quei cortocircuiti mass-mediologici che a volte premiano e volte castigano.
E quindi è felice, «non sono l’unica bella, in classe mia sono tutte belle, e c’è anche una nera, una mauriziana che merita di andarci in copertina».
Papà ascolta, non dice né incoraggia e nemmeno annuisce. A parte quel sorriso di Gioconda che l’enigma non scioglie e che fa di questa famiglia la terza parte nobile e incantevole di questa nostra misera polemica.
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Maty Fall Diba
Che posso dire? È bello rappresentare così la mia seconda casa, il Veneto Sono felice per la gente che mi supporta, ma non è compito mio criticare chi la pensa diversamente
Maty Fall Diba/2 Ma non sono l’unica bella, in classe mia sono tutte belle, e c’è anche una nera, una mauriziana, che meriterebbe di andarci in copertina
Il papà/1
Non è un problema quel che è accaduto, ciascuno è libero di dire quel che vuole, dispiace per quel che ha detto il consigliere comunale, è che ognuno ha la sua mentalità
I residenti di Chiampo Con Maty il sindaco voleva dire che era felice per Chiampo, Beschin l’ha capita male e ha detto una castroneria. È diventata una questione di stato