Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La piazza delle Sardine risponde a distanza «Padova non si Lega»

In 2.500 al Portello, il Poiana carica: «Sbrighiamo­ci» Sotto il palco c’è Lorenzoni: «Questa energia va colta»

- Di Davide D’Attino

PADOVA Diciamolo subito. La città del Santo si è già «slegata» più di due anni e mezzo fa, bocciando la rielezione a sindaco di Massimo Bitonci, sfiduciato sette mesi prima dalla sua stessa maggioranz­a, e mettendo a capo del Comune il tandem civico (di centrosini­stra) composto dall’imprendito­re Sergio Giordani e dal professore universita­rio Arturo Lorenzoni. Ma ieri sera, le oltre duemila Sardine radunate in via del Portello, quartiere ad alto tasso di popolazion­e studentesc­a, hanno voluto ribadire il messaggio al grido «Padova non si lega», rispondend­o così alla convention del Carroccio in atto, nelle stesse ore, a circa tre chilometri di distanza, al Gran Teatro Geox di corso Australia.

D’altra parte, anche nel capoluogo euganeo, alle europee di maggio 2019, la Lega si è rivelata il primo partito con il

presidente. D’altronde, perché bruciarsi a 30 anni andando a sbattere contro Zaia, quando quest’ultimo nel 2025 non si potrà più ripresenta­re? A questo punto, per far digerire ai più riottosi la candidatur­a di Lorenzoni a leader della coalizione (senza renziani, calendiani, socialisti e +Europa che, se così fosse, consideran­do il professore del Bo «troppo di sinistra» farebbero corsa a sé), l’ala Zingaretti sta meditando di proporre un ticket: Lorenzoni presidente, Possamai vice. Si tratta di un’architettu­ra più di forma che di sostanza, visto che la legge elettorale non ammette «ticket» e le probabilit­à di farcela contro Zaia sono al lumicino, dunque «vice» in che senso? Il che ci fa tornare 32,2% dei consensi. E quindi, pure in vista delle regionali della prossima primavera, il movimento nato tre mesi fa a Bologna ha deciso di scendere nuovamente in campo, dopo l’esordio con più di seimila persone del primo dicembre scorso in piazza delle Erbe e le ripetute autoconvoc­azioni che l’anno seguito, l’ultima domenica a Vicenza con un flash mob di 150 persone che aveva come obiettivo proprio quello di «avvisare» Salvini alla vigilia del suo tour veneto. «Noi non scegliamo un partito. Ma - hanno scandito alcune giovani Sardine padovane, come Beatrice Urso, Antonio Alaia ed Enrico Mascioli - chiediamo ai partiti di scegliere noi, perché siamo antifascis­ti, antirazzis­ti,

alla casella di partenza, al nome del frontman, il candidato presidente. E Fracasso non molla la presa, deciso a dare battaglia in nome dell’orgoglio Pd.

A Venezia, che aspetta le elezioni comunali e deve eleggere il sindaco, lo stallo della sinistra è arrivato ad un punto tale che non si sa neanche se il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi abbia ritirato la propria disponibil­ità a correre come sindaco o meno. È da oltre un anno che è il candidato in pectore ma le cose sono andate per le lunghe e al tavolo della coalizione di centro, sinistra, centrosini­stra e civiche il Pd ha calato il suo nome solo due settimane fa come candidato civico. Piace ai moderati che vanno da Più Europa a socialisti, Italia Viva e Azione, al decano dei centristi Ugo Bergamo; piace alla corrente Martina del Pd. La sinistra di Articolo Uno, Possibile, Rifondazio­ne, Verdi, Sinistra Italiana invece non lo considera un civico perché il nome lo ha fatto il Pd e non c’è un movimento della società civile che, in questo anno di lievitazio­ne della sua candidatur­a, si sia formato intorno al rettore. Il sostegno della storica associazio­ne civica Gruppo 25 Aprile è arrivato il 2 gennaio. E Un’Altra Città Possibile (che si ispira a Coalizione Civica di Lorenzoni) ha proposto un tris di donne sulle quali svetta l’urbanista Maria Rosa Vittadini. Visto il marasma, sabato Bugliesi ha fatto sapere che «Quelle attuali non sono le condizioni per attuare un progetto civico». Poco ci manca che sull’interpreta­zione della lettera del rettore non si apra un congresso: per i centristi e i dem moderati, lascia uno spiraglio (cioè: mi candido se tutti convergono), per zingaretti­ani e sinistra non è arrivederc­i ma un addio. C’è un piano di riserva, una candidatur­a sulla quale tutti stanno copertissi­mi. Che non è quella di Paolo Baratta, che ha declinato l’offerta. E neanche quella di chi è finito nel frullatore dei «ci vorrebbe una donna, ci vorrebbe un giovane»: Monica Sambo, Monica Coin, Chiara Sabbadini, Alessandra Taverna. (Ma.Bo. - Mo. Zi.) accoglient­i, solidali, democratic­i e, soprattutt­o, rispettosi dei valori e dei dettami della nostra Costituzio­ne. E Salvini, nella nostra città, non è il benvenuto».

Al Portello, in mezzo a ragazzi, famiglie e anziani volti del movimentis­mo cittadino, c’era anche il vicesindac­o Lorenzoni, docente di Economia Applicata al Bo e, Pd permettend­o, candidato in pectore alla presidenza della Regione per l’intero centrosini­stra. «Commettere­mmo un errore imperdonab­ile - ha scandito il professore - se non cogliessim­o la straordina­ria voglia di partecipaz­ione e di cambiament­o che si leva da questa piazza. Una prima sfida a distanza tra me e Zaia? No, non è ancora il momento».

E così, a scaldare (in tutti i sensi) i presenti, c’ha pensato l’attore padovano Andrea Pennacchi, l’ormai famoso «Poiana» di «Propaganda Live», su La7: «Perché sono qui? Per smuovere un po’ le cose all’interno del centrosini­stra. Altrimenti - ha sorriso prima del monologo - alle prossime regionali Zaia rivince con il 90% dei voti. E se non si sbrigano a trovargli uno sfidante, eccomi qua: Poiana 2020». Sul palco, intanto, sventolava­no un paio di striscioni: «Salvini, hai sbagliato citofono» e «Il Ven(e)to sta cambiando».

Adagiata a fianco di Porta Portello, una «sardona» colorata giunta direttamen­te da Roma, che gli organizzat­ori hanno dedicato a Tina Costa, partigiana e sindacalis­ta scomparsa poco meno di un anno fa. «Vogliamo un Veneto diverso – hanno ammonito Urso, Alaia e Mascioli, sulle note di “Bella ciao” – Ci importa la politica che sa includere e allargare, sperimenta­ndo nuove forme di ascolto e condivisio­ne, quella insomma che non guarda al proprio ombelico replicando schemi vecchi, che non hanno saputo essere all’altezza della situazione. Siamo tanti, vogliamo esserci e guardare al futuro con responsabi­lità. Non deludeteci e fate presto – hanno chiuso le Sardine padovane – non c’è tempo da perdere».

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Tante le persone che, ieri, hanno sfidato il freddo umido della serata per partecipar­e alla manifestaz­ione convocata dalle Sardine per «rispondere» a Matteo Salvini: almeno duemila, ieri, al Portello. Sopra cartelli con alcuni slogan: «Padova non si Lega» e «Padova non abbocca»
( Bergamasch­i)
Al Portello Tante le persone che, ieri, hanno sfidato il freddo umido della serata per partecipar­e alla manifestaz­ione convocata dalle Sardine per «rispondere» a Matteo Salvini: almeno duemila, ieri, al Portello. Sopra cartelli con alcuni slogan: «Padova non si Lega» e «Padova non abbocca» ( Bergamasch­i)
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 ??  ?? «Poiana» c’è Andrea Pennacchi, l’ormai famoso «Poiana» del programma tivù di La 7, «Propaganda Live», originario del Portello, sul palco ( Bergamasch­i)
«Poiana» c’è Andrea Pennacchi, l’ormai famoso «Poiana» del programma tivù di La 7, «Propaganda Live», originario del Portello, sul palco ( Bergamasch­i)

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