Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sextape sui cellulari di tutto il paese Giovane sotto accusa

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VENEZIA Lei aveva 17 anni, lui un paio di più. E quel giorno, durante un rapporto orale, avevano deciso di riprenders­i con il cellulare. Solo che poi il video è finito da uno smartphone all’altro, girato da lui agli amici e da lì finito poi sui telefoni di tanti abitanti della cittadina della terraferma in cui vivevano. Ora però per questa «leggerezza» il ragazzino è finito nei guai: il pm Alessia Tavarnesi ne ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per produzione e detenzione di materiale pedopornog­rafico, proprio perché all’epoca dei fatti, avvenuti nel 2014, la ragazzina era minorenne, e a breve si dovrebbe tenere l’udienza preliminar­e. Proprio per fatti come questi lo scorso luglio il Parlamento ha approvato la legge sul cosiddetto « revenge porn », che punisce chi diffonde video dal contenuto sessuale, destinati a rimanere privati, «senza il consenso delle persone rappresent­ate», con tanto di aggravante se a farlo è il coniuge o l’ex fidanzato. In questo caso, essendo il fatto precedente alla nuova legge, il reato non può essere contestato.

Ieri però si è concluso un processo parallelo a questo episodio. La diffusione del video aveva infatti creato uno scandalo enorme in paese e molti avevano commentato in maniera pesante nelle varie chat e sui social. A quel punto la madre aveva iniziato ad affrontare tutti coloro che avevano insultato la figlia, tra cui anche la nuova fidanzata del giovane. Quest’ultimo però non aveva gradito e ne era nata una feroce telefonata, in cui lui aveva usato l’espression­e «taglio le gambe a tutti quanti». Subito era partita una denuncia per minacce, anche perché c’era l’audio, essendo stata registrata dal vivavoce. Il ragazzo era stato condannato a una multa dal giudice di pace per minacce, ma aveva impugnato la decisione e ieri il giudice Alessia Capriuoli lo ha assolto. La difesa, conl’ av vocato And re aN i ero, aveva infatti sostenuto che quell’ espression­e fosse un modo di dire e non una minaccia. Tesi che l’avvocato di parte civile Simone Zancani ha contestato, senza convincere il giudice: «Faremo sicurament­e ricorso in Cassazione», assicura il legale. (a. zo.)

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Social e chat Il video era circolato su vari social e chat

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