Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Meccanica, la frenata si fa più brusca «Ordini in calo anche del 30%»
VENEZIA E intanto si rafforzano i segnali di crisi nella meccanica veneta. Cassa integrazione ordinaria in aumento, in particolare tra i piccoli subfornitori, ma anche all’inizio della filiera, nelle acciaierie e fonderie. Per la frenata del comparto automobilistico, l’esaurirsi della corsa all’investimento sollecitata dagli iperammortamenti di Industria 4,0 e, alla fine, anche per il Coronavirus con i dubbi sulle forniture dalla Cina. Con i sindacati che stimano cali di ordini tra il 20-30%.
Un quadro generalizzato in Veneto, in cui si moltiplicano i segnali di difficoltà nelle aziende. Nel Padovano alle Acciaierie Venete, 400 dipendenti, la Cigo è in atto da uno a due giorni la settimana, alle Fonderie Zen, 120 addetti, per circa una settimana al mese. Alla Vdc, 80 dipendenti, è già firmato da novembre un accordo di Cigs per 12 mesi.
Stessa musica a Treviso, dove all’ottima salute di colossi come Electrolux e De’ Longhi fanno da contraltare le perplessità di Prima Sole Components, in cui è in corso un confronto per evitare una quarantina di esuberi (su 500 addetti) e quelle di Berco, 230 addetti a Castelfranco, dove il confronto si è avvitato sulla scelta fra solidarietà e cassa ordinaria.
Fin qui l’industria. Nel mondo artigiano a parlare è Federico Boin presidente regionale della Federazione metalmeccanica e titolare della Cometec, di Limena, nel Padovano: «Gli investimenti nel comparto auto, bloccati per i motori termici, dovranno riprendere in chiave ‘elettrica; ma ci vorrà tempo. In generale, a differenza di alcuni anni fa – prosegue – per lavorare tranquilli occorre un portafoglio clienti decuplicato, gli ordini sono più piccoli e si spostano in continuazione nel mondo. Coronavirus? Forse le possibili scelte di realizzare in Europa impianti ora bloccati in Cina alla fine potrebbe anche aiutare il nostro settore».
E a Vicenza, altro polo di riferimento in Veneto, si registrano ordini in calo «a macchia di leopardo» nelle industrie meccaniche, anche del 20-30%. La preoccupazione sul 2020 è altissima, anche se una crisi conclamata al momento non c’è: timori vengono espressi sia dalla sezione Meccanica di Confindustria che da Fiom Cgil.
«Quello che è certo, per ora, è il rallentamento degli ordini in Acciaierie Valbruna e Fonderie Montorso – osserva Morgan Prebianca, segretario della Fiom vicentina – due delle più grandi realtà di questo comparto in provincia, che con la ripresa hanno chiesto 13 settimane di cassa integrazione ordinaria. Non sappiamo ancora quante ore verranno usate; resta che l’anno scorso non erano state chieste. Inoltre, altre richieste di Cig arrivano da piccolissime aziende e artigiani: altro segnale non positivo». Il sindacato non sta affrontando crisi di grandi industrie: ieri sciopero alla Comas di Torrebelvicino, azienda del gruppo Gea, con alcuni licenziamenti «non comunicati ai sindacati», dice Lorenzo Bedin di Fiom; ma per il sindacato è vicenda slegata dalla congiuntura.
Per Laura Dalla Vecchia, presidente della sezione Meccanica di Confindustria Vicenza, «è bene che chi ha ordini se li tenga stretti. Il quadro è particolarmente critico, in provincia abbiamo moltissime realtà che lavorano nell’auto, e, complice la crisi del diesel, c’è un calo del 25%. C’è anche chi pensa di spostare produzioni e ridurre il personale: la nostra è un’area con costi del lavoro alti, se non si mantengono i volumi potrebbero esserci riorganizzazioni importanti». Dalla Vecchia sottolinea poi il rischio, aggiuntivo, legato al Coronavirus: «Da 15 giorni gli stabilimenti, là, sono chiusi. E i componenti elettronici arrivano tutti dalla Cina: come minimo ci sarà un forte rallentamento».